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Il presidente della Val Susa querela il quotidiano torinese e si prepara a sfilare con i vicentini: «Una lotta comune»

Ferrentino: «Dalla Stampa un attacco ignobile»

15 febbraio 2007
Matteo Bartocci
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

«Br: un modello la lotta No Tav». La prima pagina de La stampa di ieri, con questo titolo a tutta pagina, fa sobbalzare e indignare la Val Susa. Un accostamento (come rileva Gigi Sullo nella sua rubrica a pagina 2) tra il grottesco e il «malandrino». «E' un titolo vergognoso e squallido che offende tutta la comunità - dice senza mezzi termini Antonio Ferrentino, presidente della bassa Valle - abbiamo affidato la questione a un legale e abbiamo subito scritto una lettera ufficiale di protesta al giornale piemontese perché ha fatto una scelta giornalistica assolutamente fuorviante. Quel titolo si può leggere in due modi, perfino come se noi fossimo un modello per le Br. Un episodio squallidissimo e inqualificabile».
Proprio l'esperienza «No Tav» forse può insegnare qualcosa alle istituzioni vicentine. In tanti hanno detto: se ci fosse stato «un Ferrentino»e non Enrico Hullweck la situazione oggi sarebbe diversa.In Val Susa i sindaci hanno sempre garantito le manifestazioni di un movimento pacifico e democratico che contesta il progetto di una linea ferroviaria. Mi auguro che sabato a Vicenza i vari comitati, i parlamentari, gli esponenti locali della Margherita e dei Ds, siano in grado di indirizzare la manifestazione su canali assolutamente pacifici. Noi siamo riusciti a garantirlo proprio in virtù di una enorme partecipazione popolare e istituzionale. Questo ha scoraggiato chiunque nel corso degli anni ha pensato di infiltrarsi in un movimento che è spesso e non sempre correttamente sulle prime pagine.
Lei sarà a Vicenza?Io ci sarò ovviamente a titolo personale insieme a migliaia di valsusini. Da qui sabato partiranno una trentina di pullman oltre ai treni e alle auto private. Ci vado come cittadino per ribadire ancora una volta che quando scelte così importanti interessano il territorio bisogna sentire e coinvolgere anche le persone interessate. Soprattutto perché la decisione sulla nuova base americana è stata presa dal governo precedente insieme all'amministrazione di Vicenza.
Il contenzioso Roma-resto del paese si arricchisce di un nuovo capitolo. Perché, negli ultimi anni, questo accade così spesso, penso a Scanzano o al ponte sullo Stretto?Accade e accadrà sempre di più. Non c'è più spazio in Italia perché scelte cosi importanti per un territorio siano prese solo dagli enti locali o solo da Roma. Tutte le istituzioni devono coinvolgere assolutamente i cittadini perché stiamo parlando di opere che in vario modo impegneranno il territorio per i prossimi cento anni e ne condizioneranno pesantemente lo sviluppo e il futuro livello di vita. In Val Susa come a Vicenza.
E' questo dunque l'unico, vero, legame tra la Val Susa e Vicenza?Certo. Ovviamente abbiamo sempre fatto molta attenzione che non ci fossero tra noi frange terroristiche ma certamente non abbiamo mai limitato la libera circolazione di nessuno. In entrambi i casi, aggiungo, non c'è un approccio pregiudiziale contro il governo. C'è la semplice convinzione - che ormai sta passando per tutti i territori - che bisogna prevedere dei forti modelli partecipativi dei cittadini alle scelte che si fanno
E' il referendum dunque la strada giusta per chi lotta contro la base?Il referendum è il minimo. La città di Vicenza deve dire innanzitutto se quello proposto dagli americani è il modello di sviluppo a cui pensa. Deve scegliere cioè se impegnare una grandissima parte del proprio territorio per una base militare non di un organismo internazionale ma di un altro paese. E non lo dico per l'America, non importa, facciamo finta che si tratti dell'India o della Cina. Penso che nel mondo non ci sia più spazio per interventi militari di un unico stato. Qualsiasi politica di pace non può passare per interventi unilaterali.

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