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I costi del riprocessamento del combustibile nucleare all'estero

Bersani e il deposito unico di scorie radiottive

15 marzo 2007
NOSCORIE TRISAIA

Durante il governo D’Alema fu proprio Bersani a proporre il sito unico delle scorie nucleari italiane. Tra le regioni più “gettonate” c’era proprio la Basilicata che “sperimentò” nel mondo nel 2003 la non perseguibilità del sito geologico. Si avvicendano gli uomini di governo, ma non cambia la politica: accantonato il “sito geologico”viene oggi proposto il “sito unico ingegneristico”, ovvero un deposito di superficie che dovrebbe contenere tutte le scorie radioattive italiane di II e III categoria a cui Scanzano ha già detto no.
Ciò accade mentre il combustibile nucleare italiano continua ad essere inviato all’estero per essere riprocessato, aumentando fino a venti volte la sua quantità e pericolosità. Non bastavano le quantità di rifiuti radioattivi italiani ancora da sistemare in sicurezza?
Mentre Enel gestisce il nucleare all’estero, come in Slovacchia, il riprocessamento del combustibile riperpetua la logica dell’emergenza nucleare, distogliendo altrove i soldi che gli italiani pagano attraverso la bolletta Enel per la messa in sicurezza delle scorie italiane.
Considerati i risultati prodotti dalla società delegata al decommissioning, gli incidenti accaduti in Trisaia , Saluggia e Casaccia, il clientelismo denunciato da alcuni parlamentari della Repubblica, la partecipazione dell’Enel nelle centrali nucleari slovacche, la creazione di altri rifiuti con il riprocessamento, ci chiediamo se sia lecito continuare a mantenere sulla bolletta Enel la percentuale che dovrebbe servire invece alla messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi italiani. Non era forse più ragionevole sistemare subito le scorie in sicurezza ed evitare di creare altri rifiuti pericolosi con il riprocessamento? Non era più logico e meno costoso liquidare la Sogin S.p.A., delegando ad un organismo pubblico i compiti della messa in sicurezza?
Mentre la Sogin continua a propagandare improbabili “prati verdi” al posto dei siti radioattivi, il ministro Bersani ha forse trovato in Emilia Romagna, magari a Caorso, il consenso per realizzare il deposito ingegneristico per le scorie italiane? Il sindaco di Caorso assieme ad altri sindaci candiderà forse la cittadina emiliana quale sito di superficie ingegneristico? Lo farà sapendo che così potrà ricevere le royalties previste per compensare le comunità per la realizzazione del deposito unico?
In considerazione del ritrovato “feeling” con il governo statunitense sulla ricerca dei reattori di quarta generazione, perché Bersani e il sottosegretario Bubbico non chiedono finalmente di riprendersi, quali legittimi proprietari, le barre di Elk River ancora presso la Trisaia di Rotondella?
Perché il sottosegretario Bubbico dopo aver affermato nei numerosi convegni dopo Scanzano che avrebbe fatto nel nuovo governo una politica antinuclearista resta in silenzio?
Aspettiamo che il nuovo C.d.A. della Sogin, prenda finalmente atto della situazione critica in cui versa il centro nucleare della Trisaia e si rimbocchi le maniche per realizzare l’annunciata sicurezza, sperando che non si verifichino altri incidenti come quello verificatosi presso la cosiddetta fossa irreversibile, a tre mesi dall’ultimo tavolo della trasparenza. Chi oggi propone i siti “ideali” per realizzare il deposito unico “ingegneristico” delle scorie nucleari, farebbe meglio a vaccinarsi dalla sindrome “Nimby” di cui gli stessi accusano le comunità che invece chiedono trasparenza, partecipazione e democrazia affinché i “mausolei radioattivi”, simboli della stupidità umana, siano finalmente messi in sicurezza. IL 17 marzo intanto tutta la Francia(una delle nazioni più nuclearizzate del mondo) si mobilita contro il nucleare ,contro l’EPR ,i reattori di quarta generazione e il rilancio del nucleare nazionale (www.stop-epr.org)

NOSCORIE TRISAIA
Movimento Antinucleare Pacifista
email nonucleare@email.it

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