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Dighe pubbliche per acque private

Con l'approvazione del piano di tutela delle acque è stato approvato un emendamento che dà spazio, con ogni probabilità, alla costruzione di invasi, dighe e bacini idrici in Piemonte.
16 marzo 2007
Enrico Miceli
Fonte: Consiglio regionale di martedì 13/3/2007

“L’acqua è un diritto e un patrimonio comune appartenente all’umanità e a tutte le specie viventi, bene pubblico essenziale per l’ambiente e per il progresso economico e sociale, da proteggere, condividere e utilizzare in quanto tale”. Questo è quanto si può leggere nell’articolo 1 del Piano di Tutela delle Acqua (PTA), approvato oggi a Palazzo Lascaris dalla giunta Regionale piemontese. La discussione è di grande attualità non solo per la nostra regione, ma soprattutto per ciò che riguarda lo stato di salute dell’intero pianeta, per il quale i dati forniti dall’Onu dipingono un quadro a dir poco apocalittico: nel 2050, con ogni probabilità, nella pianura padana non sarà presente più alcun ghiacciaio, aumenterà in maniera massiccia la desertificazione e, quando la siccità allenterà la presa, ci saranno forti rischi di inondazione.

“Le scelte comprese nel Piano - dice Nicola de Ruggiero, assessore all’Ambiente e alle Risorse idriche della Regione - danno un maggiore valore alla concertazione e alla programmazione locale. La direttiva invita a favorire una maggiore partecipazione dei destinatari delle misure adottate, promuovendo una visione comune con i soggetti portatori di interessi economici, sociali e culturali e puntando ad un loro più diretto coinvolgimento nell’attuazione dello stesso. Per questa ragione sono state fondamentali le riunioni della Conferenza regionale delle Risorse Idriche, di cui fanno parte le Province e gli ATO, che ha espresso parere favorevole sull’intero piano regionale”.

La discussione a Palazzo Lascaris ha visto i consiglieri dei vari gruppi, sia di maggioranza che di minoranza, scontrarsi su prese di posizioni che sembravano avere più l’aria di essere dettate da interessi economici o politi, piuttosto che dalle preoccupazioni sullo stato di salute del nostro ecosistema. La voluminosa delibera, comunque, prende provvedimenti seri su diversi punti di oggettivo interesse, come ad esempio: migliorare la qualità ambientale dei “corpi idrici”; garantire la tutela quantitativa, qualitativa e della gestione ambientalmente sostenibile delle acque sotterranee e superficiali; o ancora garantire il deflusso minimo vitale per i fiumi, al fine di prevenire disastri naturali. Il terreno di scontro vero e proprio però, è stato senz’altro il passaggio relativo alla possibilità di costruire o meno dighe o bacini o invasi in alcune province del Piemonte, al fine di garantire le scorte d’acqua per affrontare le crisi di siccità. L’operazione, decisamente probabile ma non ancora certa, potrebbe sì attenuare per un po’ i disagi idrici a cui la Regione è soggetta, ma porterebbe con sé, dall’altro lato, un forte impatto ambientale sul territorio.

Relativamente alla possibilità di costruzione di nuovi invasi, il consigliere di minoranza Franco Guida (UDC) si è espresso in questi termini “In giunta si è parlato di richiedere il consenso dei cittadini. Io non sono d’accordo. Penso che bisogna essere decisi, anche a costo di essere impopolari, poiché queste strutture sono necessarie”. Anche la maggioranza, sia pur in maniera più cauta, si è espressa favorevolmente verso la costruzione di queste strutture, malgrado i gruppi di Rifondazione e Verdi abbiano fatto presente, in un’ottica più ampia, l’inutilità di tali iniziative al fine di risollevare le sorti di un ormai tartassato ecosistema.

In chiusura, il consigliere Travaglini (DS) ha dichiarato “La gestione dell’acqua migliora se la struttura che la gestisce è una s.p.a.” confermando quel trend di privatizzazione del servizio idrico che oramai sta coinvolgendo tutto il Paese.

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