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Per la Salute, contro le Nocività, verso i Rifiuti Zero

Manifestazione nazionale "Difendiamo i nostri Territori"

Napoli, 19 Maggio 2007, ore 15 p.zza Garibaldi
1 maggio 2007

Sabato, 19 maggio 2007, i Comitati campani per la tutela della salute e dell’ambiente e la Rete Nazionale Rifiuti Zero, promuovono a Napoli una manifestazione nazionale per denunciare la crisi ambientale e sanitaria che sta investendo le regioni italiane a causa del prevalere delle politiche neoliberiste dell'amministrazione campana e del governo Prodi, in chiara continuità con quelle precedentemente adottate dal governo Berlusconi, riguardanti il ciclo dei rifiuti, la produzione di energia e la realizzazione di grandi opere pubbliche, poco rispettosi dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana e salvaguardati dalla Comunità Europea.

Il caso della Campania e del Mezzogiorno è emblematico di quanto sta accadendo al nostro Paese: lo sversamento illegale degli scarti industriali e tossici, gestito dalle ecomafie, e la mancata bonifica del territorio, piani regionali per il ciclo integrato dei rifiuti fondati sullo scellerato binomio delle megadiscariche e degli inceneritori, la costruzione di centrali termoelettriche, a carbone o a turbogas ed il persistere di insediamenti industriali in aree altamente urbanizzate e a ridosso di zone agricole, l'estensione, infine, delle servitù militari. Un modello di sviluppo che ha portato alla realizzazione, negli ultimi trent’anni, di grandi opere inutili e devastanti nonostante la contrarietà delle comunità locali, come i depuratori chimici, le dighe e oggi la TAV, i rigassificatori e il ponte sullo stretto di Messina.
L’Istituto della concessione col criterio dell’intermediazione finanziaria per le grandi opere e l’affidamento al privato della gestione delle risorse idriche e dei beni comuni hanno determinato, e provocano tutt’oggi, lo spreco di ingenti somme di capitale pubblico, favorendo l’accrescimento del capitale finanziario e il proliferare di potenti comitati d’affare, e hanno causato un progressivo deterioramento della convivenza civile e compromesso in modo irreversibile l’ambiente e la salute fisica e morale delle popolazioni.

Ma il dato più impressionante riguarda l’emergenza sanitaria campana, aggravata da una gestione dei rifiuti fallimentare, che ha favorito il predominio e gli affari delle ecomafie a discapito della salute dei cittadini: mentre in passato l’incidenza dei tumori e delle malformazioni genetiche era più bassa rispetto al Nord, oggi questo divario si sta rapidamente colmando, con l’aggravante che non si tratta di una regione ad alto sviluppo industriale e che la popolazione campana è mediamente più giovane rispetto a quella delle regioni settentrionali. L’incidenza generale di malattie tumorali, infatti, ha quasi raggiunto la media nazionale, mentre per particolari tipologie di cancro, come quello del polmone, del fegato, della vescica e del pancreas – un tempo rarissimo – si può vantare il triste primato di averla superata.
La gestione commissariale, che dura da più di tredici anni con uno spreco di oltre 1000 miliardi di euro, ha completamente ignorato questa reale emergenza e ancora oggi prevede, come unica soluzione, lo sversamento di rifiuto tal quale, dannosissimo per l’ambiente e la salute, in enormi discariche in un territorio ormai sopraffatto da decenni di abusi. A quanti, uomini di governo e della giunta regionale campana, e allo stesso presidente della repubblica, tendono ad eludere le proprie responsabilità, i propri errori, ritardi ed inefficienze, per scaricarli su altri, i comitati campani per la tutela dell'ambiente e della salute e la rete rifiuti zero respingono ogni addebito e rivendicano per le comunità in lotta il diritto a resistere per la tutela della salute ambientale e territoriale, nonchè a costituirsi parte civile nei processi di risarcimento danno ambientale. A tal fine ritengono un vero e proprio scippo l'esautoramento da tali funzioni di associazioni nazionali e locali per la tutela dell'ambiente e della salute (si veda parte 6° codice ambientale).

A prevalere in Campania, infatti, sono state le logiche delle lobbies economiche e finanziarie, supportate, nel migliore dei casi, dall'incompetenza della classe politica, da Rastrelli a Bassolino, che hanno dettato tempi e modi di fatto rivelatisi fallimentari.
Ad oggi la Campania è priva di un piano regionale ed a decidere è ancora il Commissario straordinario che, con il pieno sostegno dei poteri locali e nazionali, continua volutamente ad ignorare le legittime ragioni delle comunità, imponendo le sue scelte con la forza della prevaricazione e senza prospettare soluzioni future ed eco-sostenibili del problema.
Tra l'altro parte dei protagonisti della gestione rifiuti sono sotto inchiesta, da Bassolino ai vertici Fibe, fino agli alti dirigenti del commissariato. Fibe, affidataria degli impianti, continua a lavorare sul cantiere dell'inceneritore di Acerra, nonostante le 27 prescrizioni e la rescissione formale del contratto, e nonostante 5 milioni di tonnellate di rifiuti tal quale siano stoccati in discariche a cielo aperto e siano state poste sotto sequestro dalla magistratura che le ritiene non a norma ed altamente pericolose per essere incenerite.

La gestione del ciclo integrato dei rifiuti adottato in Campania, così come in altre regioni italiane, viola palesemente la normativa europea e nazionale che è incentrata sul riciclo dei rifiuti, con particolare riferimento al reimpiego delle materie prime di prodotti ottenuti dalla raccolta differenziata, in ottemperanza dell’obbligo di tutela dell’ambiente mediante la riduzione netta della quantità residua di rifiuti da smaltire in discarica. In Campania, invece, da una parte la raccolta differenziata è ferma a percentuali irrisorie, dall’altra, sono stati progettati tre grandi inceneritori, che per funzionare ad un regime economicamente vantaggioso avrebbero bisogno di un quantitativo di rifiuti superiore a quello che già oggi invade il nostro territorio (questi impianti sono stati progettati per incenerire una quantità di combustibile da rifiuto che in futuro non sarà disponibile con una raccolta differenziata a pieno regime). Da ciò emerge la palese contraddizione tra il principio della raccolta differenziata con il riciclo dei materiali imposto dalla legge e quello dell’incenerimento previsto dalla pianificazione commissariale. A tal fine riteniamo non più rinviabile l'approvazione delle norme tese all’eliminazione degli incentivi all'incenerimento dei rifiuti (CIP 6 e certificati verdi) e per il commissariamento di comuni non a norma con la raccolta differenziata.
Inoltre la ricerca scientifica ha documentato negli ultimi anni che le sostanze tossiche e inquinanti (diossine, PCB, metalli pesanti, particolato fine ed ultrafine, ecc.), prodotte dall’incenerimento dei rifiuti, possono arrecare danni irreparabili non solo alla salute delle popolazioni residenti nelle vicinanze di tali impianti inutili, antieconomici e insalubri, ma, attraverso l’inquinamento della catena alimentare, all’intera popolazione umana e agli ecosistemi.

Alla luce di ciò, e preoccupati per l’appello lanciato dalla UE a proposito della drammatica ed irreversibile crisi ambientale-climatica e sanitaria, sentiamo il dovere di richiamare l’attenzione del Governo e della popolazione tutta sull’inevitabile ricaduta degli effetti dannosi dell’inquinamento prodotto dal nostro paese non solo sulla popolazione italiana ma anche sulle altre nazioni e sull’intero pianeta. Pertanto riteniamo necessario che i governi, e in particolare l’Italia, si facciano promotori di politiche di riduzione dei consumi energetici e di efficienza degli impianti di produzione ed incentivino lo sviluppo di fonti di energia rinnovabili anziché moltiplicare sul territorio nazionale la costruzione di nuove centrali per la produzione di energia; concertino con le popolazioni locali la possibilità di investimento delle grandi opere pubbliche, nel rispetto dei vincoli paesistici e ambientali, restituendo loro potere di partecipazione e di controllo mediante l'applicazione della convenzione di Aarhus che prevede la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali con contraddittorio; puntino ad una gestione dei rifiuti fondata, come previsto dalle normative italiane ed europee, su riduzione a monte, riuso e riciclo, con trattamento “a freddo” della frazione residua che risulta essere la tecnologia più avanzata per lo smaltimento dei rifiuti; promuovano sistemi di progettazione dei beni di consumo che riducano al minimo i materiali di scarto, puntando all’obiettivo Rifiuti Zero, in grado di favorire nuova occupazione

Dalla Val di Susa a Messina, da Civitavecchia a Catanzaro, da Livorno a Taranto i movimenti, i comitati e le associazioni si uniscono in un patto di mutuo soccorso, con il quale si impegnano a sostenere le mobilitazioni delle popolazioni in lotta per la tutela dell’ambiente e della salute.

Pertanto facciamo appello a tutte le forze sociali, alle associazioni e ai movimenti, alle forze sindacali, al comparto agricolo, al mondo del lavoro, dei disoccupati e dei precari, al mondo della Scuola e dell’Università e alle comunità religiose, per rafforzare la battaglia comune sul territorio nazionale in sintonia con tutte le popolazioni in lotta per un modello di sviluppo rispettoso della vita e della dignità umana.

PeaceLink Campania - http://campania.peacelink.net

Note: Per adesioni e informazioni:
noinc@yahoogroups.com , innaroclaudia@hotmail.com
e per il centro nord
faber.b@libero.it , ambientefuturo@interfree.it

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