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Serre

Discarica a Protezione militare

Inviato l'esercito a sgomberare il presidio. Situazione tesa, ma i cittadini non mollano
12 maggio 2007
Romina Rosolia
Fonte: Il Manifesto (http://www.ilmanifesto.it)

Una vera e propria occupazione militare. Per sgomberare un presidio che dura da mesi e permettere la costruzione di una discarica. A Serre, nel salernitano, a un passo da un'oasi protetta del Wwf. I militari, con le loro ruspe, i camion, le auto, gli enormi fari notturni e gli escavatori sono arrivati in carovana sotto il sole cocente. Manca qualche minuto alle 15, quando arrivano all'assalto di Valle della Masseria centinaia di militari della vicina caserma di Persano, piccola frazione di Serre. Con loro polizia in assetto anti-sommossa, carabinieri, guardia di finanza, e più tardi anche i vigili del fuoco e decine di carro attrezzi. Mentre arrivano, la serpentina si vede dall'alto del presidio.
Scatta l'allarme, il sindaco di Serre Palmiro Cornetta va incontro al blocco disarmato, in pugno solo l'immancabile cellulare. Cammina con lui a passo svelto il collega sindaco Alfonso Amato, seguono cittadini, fotografi e giornalisti.
Dalla strada sterrata gli occhi di tutti sono fissi sulla Statale 18, il sindaco Cornetta cerca al telefono il prefetto di Salerno ma non lo trova. C'è poco da fare, la linea richiesta dal commissario straordinario all'emergenza rifiuti nonché capo della Protezione civile, Gudio Bertolaso, è quella dura: la discarica si farà, il presidio va sgomberato. Lo spiegamento di mezzi e forze è imponente, dall'alto sorveglia le operazioni un elicottero.In breve parte l'ordine alle forze dell'ordine di schierarsi e tentare il colpo di forza. Mano nella mano, protetti da caschi e scudi, i carabinieri fanno forza sul gruppo di manifestanti e sindaci scesi nell'area industriale ad incontrarli.
E' passato appena un quarto d'ora, mancano duecento metri ai celerini per arrivare al presidio. Ma lo scontro non avverrà, e nemmeno lo sgombero. Lo schieramento di forze dell'ordine devia per un campo sterrato e va a posizionarsi davanti all'ingresso della cava che dovrà essere trasformata in una discarica. Il clima è teso, c'è chi urla e chi piange. Qualcuno tra la folla viene fermato perché ha intenzione di lanciare sassi.
Il sindaco del paese chiede e ottiene che i militari rimangano all'esterno della cava, senza occuparla prima che il decreto venga firmato dal presidente della Repubblica. Ma intanto il tam tam della mobilitazione è partito. Comincia ad arrivare altra gente, e tra questi padre Alex Zanotelli, considerato come il padre spirituale del presidio. Sabato prossimo a Napoli è prevista una manifestazione promossa dalla rete Rifiuti zero, e il braccio di ferro per l'autorizzazione non è ancora finito.
E il clima nel frattempo rischia di surriscaldarsi. Lo sgombero potrebbe avvenire da un momento all'altro, e non farebbe che esasperare gli animi. Se sono centinaia i militari e le forze dell'ordine schierate, infatti, sono migliaia le persone che da cinque mesi hanno allestito sul campo una vera e propria cittadella. Qui ci trovi di tutto: acqua, cucine, tv, biliardini per i bambini, baracche di tutti i tipi, impianti audio, megafoni, bombole a gas, legna, letti, e cibo per rifocillarsi. Le mozzarelle del caseificio costruito ai limiti della cava-discarica sono garantite a tutti, militari compresi. Il punto centrale d'incontro l'hanno chiamato «Piazza della Libertà». È la piazza dalla quale tutti i rappresentanti politici fanno comunicazioni ufficiali.
E' proprio lì che si crea l'ultimo momento di tensione della giornata, quando arriva Tommaso Sodano, presidente della commissione Ambiente del Senato. L'esponente del Prc scende sulla cava per uno sguardo veloce ma in massa gli chiedono di risalire perché nel frattempo altri celerini stanno avanzando. Per la paura e per il caldo sviene anche un manifestante, soccorso dalla Croce Rossa. Arrivata la sera, quando tutti sperano in un attimo di tregua arriva l'ultimo annuncio: altri mezzi militari stanno raggiungendo Valle della Masseria. E si rimane a presidiare in attesa dell'azione di forza.

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