Scontri Val di Susa, poliziotti assolti dalla Procura invece per la Corte dei Conti devono pagare
Nel dicembre 2005, durante lo sgombero di strade e cantieri dell'alta velocità a Venaus, nella Val di Susa, migliaia di manifestanti vennero brutalmente caricati dalle forze dell'ordine. A due anni e mezzo di distanza dagli scontri, la Procura di Torino chiederà al gip l'archiviazione del caso, perché incapace di trovare i colpevoli degli scontri tra le forze dell'ordine. Il 17 luglio quindi saranno tutti assolti dunque. Ma non per il procuratore generale della Corte dei Conti del Piemonte , Ermete Bogetti, che ha quasi concluso l'indagine sui danni «d'immagine nei confronti dello Stato» provocati dalle cariche della polizia. Le forze dell'ordine, secondo Bogetti, rischierebbero di pagare un risarcimento alle autorità. «È un precedente importante, una diga contro gli eccessi delle forze dell'ordine. Quindi ben venga il risarcimento» ha detto Francesco Caruso, deputato del Prc, soddisfatto per risultato dell'indagine, che ha poi aggiunto: «Questo principio servirà da monito per l'autodisciplina della Polizia».
Le indagini sono state portate a termine dalla sezione di polizia giudiziaria della Guardia di finanza della Corte dei Conti, con l'aiuto dello stesso sindaco di Venaus, il battagliero Linio Durbiato, incaricato dallo stesso procuratore di produrre materiale fotografico, film e testimonianze. In un'intervista a La Stampa di ieri, lo stesso Bogetti dichiara che furono proprio le immagini a sollecitarlo ad aprire l'inchiesta. Ne ricorda una in particolare: la foto di una donna seduta per terra, sovrastata da un "robocop" anti-sommossa.
L'avvocato Emanuele D'Amico, militante del movimento No tav, racconta che in quel maledetto dicembre «i feriti furono circa una ventina, tanti invece quelli che riportarono delle lievi lesioni». In riferimento all'indagine di Bogetti dichiara: «Una risposta all'indignazione popolare. È paradossale che a farlo sia la Corte dei Conti, magistratura non penale. Mentre chi dovrebbe realmente trovare i responsabili sembra si sia rassegnato all'archiviazione del caso». Un segnale importante, sì. Ma sono ancora tanti i nodi da sciogliere, perché l'inchiesta di Bogetti conferma una sentenza inopinabile: la "macelleria Diaz" non fu un caso isolato. E allora, nelle menti di tutti, ricorrono le immagini di Genova, la paura e la rabbia di quei giorni, indimenticabili. Perchè Genova 2001 non si dimentica. E a ricordarcela penseranno i No global che, 6 anni dopo la morte di Giuliani, ritorneranno nella città ligure per rivivere quei giorni e riprenderseli. Due i cortei in programma, proprio come nei giorni più caldi del G8: giovedì 19 sarà la volta del «corteo dei migranti» e il giorno dopo, il 20 luglio, nuova manifestazione in partenza dallo stadio Carlini per arrivare in Piazza Alimonda («PIAZZA CARLO GIULIANI -ragazzo-). E sabato notte, fiaccolata fino alla scuola Diaz, dove 6 anni fa centinaia di macellai affilarono i loro coltelli. Haidi Giuliani, senatrice del Prc, guarda all'inchiesta della Corte dei Conti sotto un'altra prospettiva: «È un freno contro gli eccessi della polizia. Ma non ci sono solo i poliziotti. Non dimentichiamoci che a Genova tutte le divise dello stato si macchiarono di aggressioni, nella stragrande maggioranza, contro pacifici manifestanti».
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