I semi clandestini
I semi costituiscono i fondamenta dei sistemi agrari e della sovranità alimentare e sono oggetto di una crescente attenzione volta a determinare ed acquisire un mercato enorme. Determinare, perché i semi sfuggono a una logica commerciale ordinaria, essendoci nel mondo dinamiche di approvvigionamento informale (risemina, scambio o vendita fra agricoltori). Acquisire, per concentrare sempre più il controllo sui semi, sia in termini di mercato che di varietà su cui avanzare diritti di proprietà: nel 2006, il mercato mondiale valeva 23 miliardi di dollari, con Monsanto, Dupont/Pioneer e Syngenta titolari del 44% del business. Gli Ogm si rivelano strumentali alla doppia strategia di determinazione e acquisizione. Offerti con l’appeal dell’innovazione, sono accompagnati da privativa brevettale e da un marketing aggressivo, e laddove non si riesce ad acquisire il mercato, lo si insidia: contaminazione delle sementi, lobby per ottenere soglie di tolleranza, deregulation dei controlli e della commercializzazione dei semi. L’Italia ha finora fronteggiato il pressing: una legge del 2001 prescrive la verifica degli impatti sui sistemi agrari per l’iscrizione al registro di sementi Ogm rendendola più rigorosa; tre enti (Dogane, Repressione Frodi, Ente Nazionale Sementi Elette) svolgono controlli su eventuali contaminazioni registrando una limitata penetrazione di semi gm; le organizzazioni hanno sottoscritto accordi per sementi esenti da inquinamenti. Il tutto sotto attenta vigilanza della società civile, che esige il consolidamento di questa traiettoria.
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