Bisogna riaprire subito il confronto con l'Europa
Come se fosse in missione per conto di qualcuno molto in alto,più potente della maggioranza dei governi europei che tentano invano di rispedire al mittente gli organismi geneticamente modificati (è accaduto anche con la patata della Basf), l’Unione europea continua ad ignorare la volontà dei cittadini.
Il colpo mortale per scardinare i sistemi agricoli e imporre gli Ogm anche in Europa prende il nome di «coesistenza»: essendo impossibile rifiutarsi di accogliere gli Ogm nel rispetto del libero mercato (a tutto vantaggio delle multinazionali del biotech), i paesi membri sono stati chiamati a scrivere delle regole per garantire la possibilità di scegliere ai contadini che decidessero di coltivarli.
Le «nostre» linee guida sono pronte ma verranno rese pubbliche in autunno, anche se le prime indiscrezioni fanno pensare a una serie di vincoli e restrizioni piuttosto rigide per chi si voglia lanciare nell’avventura gm. Pericolo scampato?
Ne parliamo con Susanna Cenni, assessore all’Agricoltura della Toscana, la Regione più battagliera tra le 42 che in Europa si sono dichiarate Ogm-free (ovvero coesistenza zero).
Una Regione libera dagli Ogm che legifera per permettere la coltivazione di Ogm. Non è una contraddizione?
La risposta è semplice. Non potevamo fare diversamente. Ogni normativa che non parlava di coesistenza è stata impugnata dall’Unione europea. La coesistenza ci è stata imposta. Certo che è una contraddizione in termini, anche perché non esistono strumenti per tutelare chi non produce Ogm.Maun’altra cosa è lavorare nelle regole. In Toscana, per esempio, per regolare la coesistenza dovrei fare un’analisi su cosa è oggi l’agricoltura in questa regione: e scoprirei che la gran parte delle produzioni sono orientate al biologico, che i produttori puntano sui prodotti Dop, che ci sono piccole realtà collinari da tutelare, insomma tutto esclude gli Ogm.
Le linee guida hanno paletti piuttosto rigidi?
Innanzitutto la coesistenza non può essere gestita a livello aziendale, cioé ogni produttore non può fare ciò che vuole. I criteri di valutazione devono tener presente la distanza tra terreni, gli studi sul clima, e altre condizioni molto vincolanti, insomma devono esserci regole stabilite a livello di area geografica. La difficoltà più grande sarà garantire quei coltivatori che lavorano nelle aree di confine con le Regioni che sono orientate a favorire gli Ogm, sono poche ma ci sono.
Sono previste sanzioni per chi inquina?
Sono fondamentali, è un principio sacrosanto: chi inquina deve pagare. E’ evidente che devono essere stabiliti oneri precisi per quei coltivatori che decidono di rischiare utilizzando gli Ogm. Ma purtroppo la questione non si esaurisce con la coesistenza.
In che senso?
Nel senso che resta ancora insoluta la grande questione della filiera nella zootecnia. Diverse aziende si stanno orientando verso l’Ogm-free nella mangimistica, ma dobbiamo sapere che quando si acquista mangime all’estero - prendiamo il caso della soia - al 90% è geneticamente modificato. E, comunque, non siamo ancora in grado di organizzare una filiera completa. Stiamo cercando di convincere altri paesi, come il Brasile, a produrre soia non Ogm. Inoltre, credo che l’azione più realistica da portare avanti sia quella di organizzare un fronte comune compatto di alleanze per riaprire un confronto con l’Europa. Le linee guida sulla coesistenza sono un piano di riferimento che servirà alle diverse regioni per varare piani specifici.
Le ritiene abbastanza rigide da impedire a regioni come Veneto e Lombardia di allargare lemaglie per favorire gli Ogm?
Ogni Regione, direi purtroppo, è libera di stabilire proprie regole. Possiamo solo dare garanzie alle Regioni confinanti affinché abbiano tutti gli strumenti legislativi per aprire contenziosi in caso di inquinamento. L’ho appena detto al Ministero dell’Agricoltura: questa è una partita importantissima che non si può giocare solo tra regioni, bisogna ricostruire un tavolo Regioni-Governo. A proposito, non è un mistero che ilministro De Castro sia uomo più vicino all’agroindustria che agli ambientalisti che si battono per un’agricoltura di qualità.
Qual è il suo giudizio sull'operato di questo governo?
Può anche darsi che il ministro De Castro non sia culturalmente contrario agli Ogm, ma non mi sento di dire che grazie a lui il governo abbia lavorato per produrre atti in favore dell’agricoltura geneticamente modificata. Il ministro, di fronte alla volontà della Ue di introdurre la soglia di tolleranza dello 0,9% per l’agricoltura biologica, ha ribadito la sua posizione contraria. Del resto, quando la Ue ha imposto la coesistenza c’era il ministro Alemanno al governo, e nessuno si è scagliato contro di lui.
Lei ritiene che sia ancora possibile modificare l'incredibile orientamento della Commissione europea che, come accade proprio in questi giorni, sembra sempre più una dépendance delle multinazioni del biotech?
Francamente non lo so. Ma io sono dell’idea che questo fronte anti-Ogm vada ricostruito. Penso che le Regioni siano in grado di formare un’alleanza a livello europeo, più regioni legifereranno in questo senso e più sarà possibile bloccare gli Ogm. Questo mi sentirei di chiedere a De Castro: un impegno straordinario per costruire questo fronte. In Italia, la Coalizione contro gli Ogm è una realtà, lamaggioranza degli agricoltori non vuole coltivare Ogm e nessuna politica agricola mi sembra orientata a priviliegiare la quantità sulla qualità.
Di fronte alla nuova controffensiva delle multinazionali, e delle lobby pro-ogm capitanate da famosi uomini di scienza come Veronesi, sembra che non ci sia più voglia di mobilitarsi come in passato. Cosa è successo agli ambientalisti nostrani?
Due cose. Da un lato non possiamo far finta di non sapere che la soglia di tolleranza nel biologico è passata anche a causa della spaccatura del movimento verde tedesco.Quanto alla controffensiva delle lobby, direi che non è mai finita: è solo che stiamo entrando nella fase delicata in cui finalmente si definiscono le regole. Per questo sono convinta che le Regioni faranno di tutto per garantire il principio di un’agricoltura di qualità priva di Ogm.
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