Energia: La risposta soffia nel vento
Immaginate degli aquiloni ruotare colorati in cielo, ad un chilometro d’altezza; immaginateli in grado di catturare il vento d’alta quota rimuovendosi a velocità vicine trecento chilometri orari; immaginate che l’energia cinetica catturata dagli aquiloni si trasformi in elettricità e che tale forza superi la capacità di produzione di una centrale nucleare. Immaginate che questi aquiloni non temano le intemperie e che questo progetto sia riconosciuto dalla comunità scientifica mondiale; che abbia vinto premi; che abbia attirato intorno a sé l’interesse di grandi strutture internazionali. Se siete riusciti ad immaginare tutto questo, avete appena immaginato il KiteGen (ossia Kite Wind Generator). Un innovativo progetto realizzato dall’ingegner Massimo Ippolito con la sua equipe della Sequoia Automation srl (Chieri - Torino), in collaborazione con altre PMI e il Politecnico di Torino. Il progetto si basa su un’idea tanto semplice quanto geniale: catturare il vento d’alta quota (sempre presente) che è in grado di produrre, senza nessun tipo d’inquinamento, un quantitativo di energia cinetica straordinario. Una centrale KiteGen dalle dimensioni di una centrale nucleare risulta in grado, rispetto a quest’ultima, di generare lo stesso quantitativo di energia, ovviamente pulita e senza scorie radioattive, a costi decisamente volte più bassi (10 euro a MW/ora prodotto contro i 39 euro di una centrale nucleare). “Il KiteGen – ha dichiarato l’ingegner Ippolito – necessita semplicemente dei normali costi di manutenzione, a differenza delle centrali nucleari (o di altro genere) che devono affrontare costi per i combustibili nucleari (o fossili). Inoltre, ne basterebbero sei di grandi dimensioni per risolvere il problema della crisi elettrica del nostro Paese, e una ventina in tutto per risolvere anche le problematiche energetiche legate al riscaldamento e ai trasporti (se si scegliesse la strada delle automobili elettriche)”. Ciò renderebbe di fatto il Paese non più dipendente dal metano, dal petrolio e dalle altre fonti energetiche che siamo attualmente costretti ad acquistare all’estero.
E’ chiaro che stiamo parlando di un tipo di tecnologia totalmente innovativa, capace di aiutare fortemente non soltanto la crisi energetica italiana ma anche l’emergenza, ancor più grave, del surriscaldamento globale.
La comunità scientifica internazionale ha premiato nell’agosto 2006 il progetto dell’ingegner Ippolito con il prestigioso Fiorino d’oro, assegnato durante il corso del IX Congresso Mondiale per le Energie Rinnovabili (WREC) patrocinato dalla Commissione Europea. Il premio, consegnato all’interno di una sala gremita di scienziati di fama mondiale, è stato assegnato “per aver dato contributi di eccellenza nel settore delle energie alternative”. Come se non bastasse, un altrettanto prestigioso riconoscimento è arrivato grazie all’autorevole pubblicazione ottenuta presso l’IEEE (Institute of Electrical and Electronics Engineers, cioè la principale associazione professionale al mondo, senza scopo di lucro, finalizzata allo sviluppo della tecnologia). La relazione scritta da Massimo Ippolito, Lorenzo Fagiano, Massimo Canale e Mario Milanese dimostra, senza ombra di dubbio, che il principio su cui si basa il KiteGen è completamente funzionante. L’IEEE ha motivato la scelta della pubblicazione con la seguente dichiarazione “Quando il progetto sarà realizzato fornirà energia eolica in maniera molto più economica di quanto oggi non sia possibile fare”.
Un primo modello del KiteGen in realtà è già esistente. Si tratta del MobileGen, un piccolo prototipo installato su di un camion, in grado di produrre 40 kW di energia. Ovviamente il MobileGen è perfettamente funzionante, ma per dichiarare il progetto “operativo” occorre costruire un prototipo di una centrale che sia in grado di produrre almeno 10 MW.
“Angela Merkel – dichiara l’ing. Ippolito – ha annunciato, qualche tempo fa, l’accordo sul taglio delle emissioni e il ricorso vincolante alle fonti alternative, approvato dal Consiglio Europeo. Tale decisione è vincolante per i paesi come l’Italia, quindi se non ci sarà un calo drastico delle emissioni e una forte spinta verso le rinnovabili, il nostro paese sarà sanzionato dall’Unione europea. Come si vede ora il gioco si sta facendo serio. Vorrei lanciare a questo proposito un appello al ministro Pecoraio Scanio e chiedere maggiore aiuto. La presa di posizione del ministro sembra essere quella che vede il solare termodinamico di Rubbia e l’idrogeno, come uniche fonti rinnovabili possibili. La realtà dell’energia è molto più complessa. L’idrogeno secondo molti esperti non avrà in futuro un ruolo particolarmente significativo in campo energetico, mentre il solare termodinamico, almeno in Italia, non sembra incontrare le migliori condizioni per investire in maniera esclusiva sul suo sviluppo. Per la maggiore, nel nostro Paese, si incontrano radiazioni solari indirette, mentre questa tecnologia chiede radiazioni dirette. Sia chiaro, l’innovazione portata da Rubbia è incredibile, ma l’istallazione ottimale sarebbe in zone desertiche, come ad esempio in Africa”. L’ingegner Ippolito conclude questa parentesi auspicando, quindi, un’interazione tra le due tecnologie: quella del solare termodinamico e quella dell’eolico d’alta quota.
“Per quanto riguarda la Sequoia Automation srl – continua l’ingegnere – noi abbiamo investito nel KiteGen una cifra, per le nostre possibilità, estremamente importante. Parliamo di qualche milione di euro, tutti distribuiti nel corso di diversi anni e, chiaramente, tutti a nostro carico. E’ vero che il Politecnico (di Torino - ndr) è stato in piccola parte cofinanziato dalla Regione per accompagnarci, ma il programma regionale ha per noi comportato anche ulteriori costi. Per rendere effettivamente funzionante il progetto, a questo punto, basterebbe un deciso investimento da parte pubblica o privata. Se non arrivasse, il rischio è che molti collaboratori preparino le valigie per lavorare sul KiteGen, ma per conto di altri paesi. Io stesso ho ricevuto offerte da varie zone del mondo. In Italia ultimamente il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e l’Università di Bari hanno mostrato molto interesse verso questa nuova fonte energetica, discutendone a lungo in un incontro tenutosi proprio presso l’ateneo barese. Oltre al presidente Vendola era presente all’incontro anche la sottosegretaria all’Ambiente Laura Marchetti. Non resta che sperare, ora, che tale interessamento possa trasformarsi in qualcosa di più concreto”.
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