Val di Noto, Sì alle trivelle texane. Uno dei pozzi potrà essere aperto
No, non ci piace neanche un po' aver scritto, due mesi fa, che le trivellazioni in Val di Noto sarebbero continuate, contro gli ottimismi di chi aveva firmato la petizione di Andrea Camilleri, convinto che in terra di Sicilia, in terra di Cuffaro, le perorazioni di un intellettuale avrebbero avuto il sopravvento sugli interessi combinati dei petrolieri e delle amministrazioni locali che, pur dopo aver inscenato le loro brave recitazioni ambientaliste, intascheranno fior di royalty a fronte delle perforazioni e delle concessioni di sfruttamento sui loro territori.
E ieri, puntualmente, la sceneggiata è stata svelata, con l'accoglimento da parte del Tar di Palermo del ricorso della texana Panther Oil, che ha ottenuto così il via libera per la realizzazione del pozzo di esplorazione, alla ricerca di idrocarburi, denominato "Eureka Est", dislocato nel bel mezzo del Val di Noto. Respinto invece dal tribunale amministrativo di Catania il ricorso per un altro pozzo denominato "Gallo Sud" in territorio tra Ragusa e Siracusa.
Si vuole dunque trivellare. Certo, non sotto la cattedrale, né nelle immediate pertinenze barocche definite dall'Unesco "patrimonio dell'umanità", e neppure nell'Oasi di Vendicari, come contestavano gli ambientalisti. Ma il via libera è un segnale preciso e grave, tanto da far gridare allo scandalo Fabio Granata che fu assessore ai Beni culturali nel precedente governo Cuffaro e adesso è vicesindaco a Siracusa. «La sentenza del Tar riapre una maglia pericolosa - ha detto l'esponente di An - che solo un atto politico finalmente chiaro e definitivo può rimarginare. Da Cuffaro serve un segnale inequivocabile».
Veramente i segnali inequivocabili sono altri. Sono, ad esempio, l'approvazione di una legge regionale del 2000 - quando presidente della giunta siciliana era il diessino Angelo Capodicasa, oggi viceministro alle Infrastrutture, e Salvatore Cuffaro era l'assessore all'Agricoltura del governo di centrosinistra - che ha aperto la stura alle trivellazioni in cambio di fior di diritti di sfruttamento, altrimenti detti royalty, appunto, paritariamente ripartiti tra entrate destinate alla regione e proventi a favore dei comuni. Comuni che, pertanto, dimostrano volubili sensibilità in merito.
Il sindaco di Noto, Corrado Valvo, che in un primo tempo aveva fatto l'occhiolino ai petrolieri, adesso, dopo il cancan mediatico suscitato da Camilleri, dice: «Continueremo la nostra battaglia giudiziaria e politica, ma soprattutto mediatica, perché Noto, dichiarata dall'Unesco patrimonio mondiale dell'umanità, merita attenzione e non può essere colonizzata. Le dichiarazioni della Panther, che diceva di voler andare via dal Val di Noto, erano una colossale bufala. La Panther ha dimostrato di non aver interesse a spostarsi da Noto. E allora vorrà dire che continueremo la nostra "battaglia degli intelletti", per dire che le scelte del territorio vanno fatte nel territorio e che non abbiamo bisogno del "turismo petrolifero"». Boh!
Per il deputato della Margherita Franco Piro, attorno alla vicenda «si è realizzato un inquietante intreccio tra sottili interpretazioni e defaillance burocratiche che finirà per dare il via libera alle trivellazioni in Val di Noto. Su tutto prevale la mancanza di volontà della Regione siciliana che può sfociare in aperta complicità».
La sentenza del Tar, aggiunge il deputato siciliano, «conduce a un'evidente distorsione della legge, rendendo nei fatti inapplicabile l'obbligo della valutazione di impatto ambientale per interventi devastanti nei più importanti siti di rilevanza ambientale. E' quanto mai deplorabile il comportamento della Regione - accusa Piro, che prima di venir eletto alla Camera dei deputati è stato parlamentare a Palazzo dei Normanni nelle file della Rete orlandiana - che ha lasciato maturare i tempi per il silenzio-assenso per le autorizzazioni connesse al pozzo di epslorazione "Eureka Est". A questo punto la Regione deve apertamente dichiarare se vuole le trivellazioni oppure no».
Legambiente è in subbuglio: «Avevamo ragione noi. Già qualche mese fa avevamo denunciato la maldestra e finta rinuncia della Panther Oil alle trivellazioni petrolifere in Val di Noto, considerato ch è risaputo che si può trivellare in prossimità dei siti archeologici. Quello che è accaduto oggi dimostra che si è trattato di un'ulteriore presa in giro, ma noi non abbasseremo la guardia - ha detto Gianfranco Zanna, già segretario Pds di Palermo, già capogruppo Ds all'Assemblea regionale siciliana, oggi responsabile di Legambiente Sicilia per i Beni culturali - e ribadiamo la nostra richiesta all'Assessorato regionale ai Beni culturali affinché ponga un vincolo paesaggistico su tutto il territorio interessato».
Gli fanno eco Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente, che avverte: «Quelle trivellazioni sono uno scempio. Daremo battaglia in tutte le sedi possibili per fermare questo saccheggio della Sicilia», e il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli, che accusa: «La giunta Cuffaro ha richiesto la valutazione di impatto ambientale fuori tempo massimo, dimostrando scarsissimo interesse per quel che succede in Val di Noto. Cuffaro ha gettato la maschera, ma noi difenderemo questo patrimonio dell'umanità anche a costo di metterci davanti alle ruspe».
Totò Cuffaro non fa una grinza. Laconicamente ha fatto sapere che se ne occuperà: «Invito la Panther Oil a non dare avvio ai lavori. In ogni caso in settembre, alla ripresa dei lavori, il governo presenterà all'Ars un provvedimento con procedura d'urgenza che chiuda definitivamente la questione». Amen.
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