Kazakhstan, l'Ue si schiera con l'Eni:«Ha grande rispetto dell'ambiente»
L'amministratore delegato dell'Eni può partire tranquillo: la prossima settimana, quando andrà a discutere con il governo kazako la sorte del giacimento di Kashagan, i cui lavori sono stati bloccati per problemi ambientali e violazioni fiscali, potrà mettere sul tavolo l'appoggio indiscusso del Commissario europeo all'Energia Andris Piebalgs, recapitato ieri sotto forma d'intervista al Sole 24 ore. Il Commissario si dice sorpreso, avendo visitato di persona i giacimenti di Kashagan dove ha potuto «constatare di persona con quanta attenzione l'Eni considerava l'ambiente». Piebalgs si dice certo che si tratti di un equivoco, forse di «una violazione minore» ma non crede che ci possa essere stata «un'infrazione seria delle regole ambientali».
La sorpresa del Commissario sorprende. Possibile che non abbia mai sentito parlare di Karachaganak, giacimento poco distante da Kashagan e oggetto di una campagna internazionale proprio per le devastazioni ambientali e sociali connesse allo sfruttamento dei pozzi? A Karachaganak l'Eni fa parte di un consorzio, il Karachaganak Petroleum Operating, già chiamato in causa dalle autorità kazake, per la precisione dall'Environmental Regional Authority che, nel 2004, ritirò temporaneamente la licenza dopo la dispersione nell'ambiente di almeno 56 mila tonnellate di sostanze tossiche. A multa pagata i lavori sono potuti riprendere alla faccia degli abitanti di Berezovka e di altri villaggi limitrofi che da anni cercavano di attirare l'interesse delle autorità. Nel 2003, dopo la segnalazione di alcuni comitati locali, una ong internazionale, Crude Accountability, ha condotto uno studio sulle condizioni sanitarie della popolazione: è risultato che il 45 per cento degli abitanti della zona intorno al giacimento di Karachaganak soffrono di malattie croniche causate dalle sostanze tossiche. Nel corso di monitoraggi condotti nel 2004 e nel 2005 sono state riscontrate nell'aria e nell'acqua 25 sostanze notoriamente pericolose, fra cui l'acido solfidrico, cloruro di metilene e solfuro di carbonio. Una situazione talmente deteriorata da spingere gli abitanti a chiedere non una bonifica ma il trasferimento in altri luoghi.
Che l'attività petrolifera sia un'attività inquinante è noto, così com'è noto che le aziende - tutte, non solo quella italiana - tendono a comportarsi in modo disinvolto dove le norme ambientali sono più leggere e i funzionari preposti al controllo facilmente corruttibili. Del resto i promotori della campagna contestano il progetto Karachaganak anche dal punto di vista delle mazzette. In una lettera indirizzata all'organismo di controllo della Banca Mondiale - il Department of Istitutional Integrity - invitano l'istituzione a sospendere i prestiti considerata la recente decisione presa dalla Sec, l'organismo di controllo della borsa statunitense. Il 26 aprile scorso una della consociate di Karachaganak, la texana Baker Hughes, è stata riconosciuta colpevole di avere violato la legge statunitense anti-corruzione e ha patteggiato il pagamento di una sanzione di ben 44 milioni di dollari. Sicuramente altre consociate come British Gas, Eni, Chevron e Lukoil avranno avuto modo di evitare i ricatti delle autorità kazake, ma di qui a stupirsi per avere trovato irregolarità in questo ginepraio ce ne vuole…
Che il governo del Kazakistan strumentalizzi la questione ambientale per i propri interessi è lapalissiano. E' lo stesso governo che ha chiuso gli ambulatori e trasferito i medici alle prime segnalazioni, quando cioè si trattava di non disturbare il manovratore, e anche oggi continua a intimidire le associazioni locali con arresti arbitrari, minacce e continue perquisizioni. Del resto ridiscutere i termini di un contratto che sta danneggiando il Kazakistan, visti i continui ritardi dell'inizio della produzione, è un diritto e forse anche un dovere per un paese privo di altre risorse. Ma che di fronte a una campagna internazionale, a eventi reiterati - come la moria delle foche per il secondo anno di seguito - e alla ben nota fragilità di un ecosistema unico al mondo, Piebalgs si dica sorpreso è davvero spiazzante…
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