Voli: permessi solo se si rispetta l'ambiente
La Commissione Europea prevede di inserire l'aviazione civile nello Schema europeo di scambio delle quote di emissione (Ue-Ets), ponendo fine a uno dei tanti privilegi del settore, quello il cui contributo al riscaldamento climatico cresce più velocemente rispetto a ogni altro singolo comparto. Quest'autunno sarà cruciale: Parlamento europeo e Consiglio dei Ministri europei lavoreranno sulla proposta di direttiva avanzata dalla Commissione. L'Ets europeo fu varato nel 2005 e copre attualmente il 45 per cento delle emissioni europee di anidride carbonica. Nel suo ambito, le centrali di produzione di energia, le raffinerie, l'industria pesante in Europa si vedono assegnare una quota limite di diritti di emissione. Chi eccede deve acquistare permessi da chi è riuscito a ridurre; oppure deve pagare multe.
Lue-'Ets applicato agli aerei provocherà o no un impatto positivo rispetto al nefasto peso climatico del settore? Secondo il centro di ricerca olandese Deft, come riportato dalla federazione ambientalista Transport & Environment, le modalità prospettate dalla Commissione addirittura contribuiranno ad aumentare nei prossimi tre anni il numero di persone in volo! Ugualmente critiche diverse organizzazioni ecologiste internazionali, da tempo impegnate su questo versante, che invece in Italia è stato a lungo ignorato.
L'organizzazione ambientalista internazionale Friends of the Earth (FoE) ha commissionato uno studio al Tyndall Centre for Climate Change Research, dell'Università di Manchester. Ecco le (inquietanti) conclusioni degli scienziati. I prezzi attuali ma anche quelli previsti per i permessi di emissione - meno di 50 euro a tonnellata - avranno un impatto praticamente irrilevante sulla domanda di voli e quindi non intaccheranno la rapida crescita delle emissioni da parte del settore. Perfino 300 euro a tonnellata produrrebbero solo un modesto aumento dei prezzi dei biglietti e dunque un insufficiente rallentamento nella crescita della domanda e delle emissioni.
Il Tyndall raccomanda dunque di rafforzare l'applicazione dell'Ue-Ets al settore dell'aviazione civile. Occorrerebbe anzitutto anticiparne la data di entrata in vigore; al massimo entro il 2010. Inoltre l'Ue dovrebbe usare come anno di riferimento per misurare il plafond di emissioni l'anno 1990, come è per gli altri settori, e non - come suggerito dalla Commissione - la conveniente media 2000-2004 (anni in cui le emissioni imputabili agli aerei erano il doppio di quelle del 1990). I permessi di emissione dovrebbero essere messi all'asta e non dati gratuitamente alle compagnie aeree. Infine occorrerebbe nello schema una clausola che conceda al settore di acquistare da altri settori dei permessi solo dopo che avrà rispettato l'obiettivo che l'industria dichiara, cioè un miglioramento del 3,5 per cento annuo dell'efficienza tecnologica e operativa combinate. Sarebbe indolore per questo business, infatti, la possibilità di comprarsi a prezzo modico il diritto a inquinare contando sul fatto che altri settori economici stanno diventando più efficienti.
FoE lancia un appello perentorio: «I parlamentari europei e i ministri del Consiglio dei Ministri devono mostrare lungimiranza e responsabilità, con un serio schema Ets per l'aviazione. Ma non basta. Occorrono altre misure politiche fra le quali la tassazione sul kerosene degli aerei (adesso non tassato, salvo in pochissimi paesi e assai poco, ndr), l'Iva sui biglietti, uno stop deciso a nuove infrastrutture, le quali chiamano più voli». Da qui l'importanza dei comitati di cittadini e ambientalisti che - in Gran Bretagna come in Italia - protestano contro l'apertura di nuovi aeroporti o piste, nocivi per il clima nonché per la salute dei residenti. Quanto all'Ets, alcuni membri dell'Europarlamento chiedono anche di tener conto delle emissioni diverse dalla CO2 e di includere nello schema tutti i voli in partenza e in arrivo da aeroporti europei, non solo quelli intra-Ue.
Ma chissà come andrà a finire.
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