Inquinamento: i big dell'auto contro la Ue
I costruttori d'auto europei hanno deciso di alzare il livello dello scontro con la Commissione europea di Bruxelles che sta decidendo i nuovi limiti alle emissioni di anidride carbonica delle macchine. Il presidente di turno dell'Acea (l'associazione che comprende 13 produttori del continente) e amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne ha detto al Salone di Francoforte che l'industria dell'auto potrebbe lasciare l'Europa e andare a costruire macchine altrove se la Ue imporrà il limite di 120 grammi per chilometro di emissioni sulle nuove auto dal 2012. «Senza dubbio lo faremo», ha minacciato Marchionne, perché «è impossibile» tecnicamente raggiungere quel limite per quella data.
Se Bruxelles approverà definitivamente le nuove regole entro il 2009, da allora «l'industria avrà bisogno di sei anni per mettersi in regola». Dunque appuntamento al 2015, se va bene. Tutto questo benché la Commissione abbia chiesto dal 1998 all'industria di abbassare «volontariamente» il livello di emissioni, cosa che nove anni dopo è successa solo in minima parte o comunque in modo non adeguato all'emergenza ambientale che viviamo quotidianamente.
La minaccia del mondo delle quattro ruote fa parte di una trattativa che punta a prendere tempo e magari, in tempi di rivoluzione climatica, a trovare soluzioni di compromesso meno costose per l'industria. Secondo l'Acea, che per altro è divisa al suo interno con i marchi tedeschi del lusso più in difficoltà ad abbassare consumi ed emissioni di potenti Suv e granturismo, oggi adeguare la nuova produzione ai limiti di 120 grammi costerebbe 3600 euro a macchina. Un prezzo che nessuno, venditori e consumatori, vuole pagare.
Marchionne sostiene che la Ue »comprende» la posizione dell'Acea, basata soltanto su problemi tecnici e di investimenti, perché l'inquinamento sta a cuore a chiunque costruisca vetture. L'esempio giapponese della Toyota, che dieci anni fa attraverso megainvestimenti ha cominciato a mettere in listino auto con tecnologia ibrida, cioè con due motori uno elettrico e un altro tradizionale, non è un esempio di business per Marchionne, «sappiamo quanto costa e sappiamo che non ci si guadagna» se non in tempi lunghissimi. Piuttosto in Europa, dice ancora l'ad del gruppo torinese, bisogna puntare sul metano, gas esistente in natura e molto più «pulito» di qualsiasi altra energia per l'auto. Naturalmente, la Fiat già lo fa con diversi modelli in listino. Sul braccio di ferro con la Ue, Marchionne ritiene che comunque bisogna trovare un «metro» comune che vada bene a tutti, non «una singola soluzione». E se ci saranno sanzioni contro chi sgarra una volta raggiunta un'intesa - oggi lontana tra minacce di delocalizzazione e produzione di auto con centinaia di cavali appena presentate qui a Francoforte - ben vengano.
Le sue parole chiudono una raffica di presentazioni alla stampa da parte dei costruttori in cui tutti hanno premuto l'acceleratore su auto «verdi». Volkswagen e Ford hanno esposto addirittura un'intera gamma di macchine con motori più efficienti per ridurre le emissioni, la Toyota ha svelato i prototipo di una piccola di tre metri dai consumi ridottissimi e via di questo passo, dove l'auto più eco-compatibile è tuttavia spesso in forma di concept a venire che non di serie. Meglio, fra tante proposte, la teutonica faccia da poker della Porsche che ha messo sotto i riflettori il suo Suv che è poi quello più alla moda che c'è, la Cayenne, ora acquistabile anche con motorizzazione ibrida.
Quel che è evidente è che la partita è tutta da giocare, e promette male. L'industria dell'auto è conservatrice per sua natura, i margini tendono ad assottigliarsi, la borsa non premia, la riduzione delle emissioni viene vissuta come una pistola puntata agli utili che si fanno proprio con le auto più grandi e più inquinanti. Negli ultimi dieci anni, le macchine sono anche aumentate molto di peso e la ricerca di nuovi materiali più leggeri per bilanciare l'aumento a bordo di tecnologia per la sicurezza si vede, ma costa. Ci vogliono investimenti e ricerca, insomma, i fondamentali. Ma che la conferenza stampa dell'Acea si sia svolta nella sala di nome Illusion fra i tanti spazi della fiera di Francoforte, è certo un altro segno di come va questo mondo.
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