Armi e ambiente,il disastro della Valle del Sacco
Un fiume, il Sacco, lentamente avvelenato dalle acque reflue di trent'anni di produzioni chimiche. Nove comuni (6 nella provincia di Roma e 3 in quella di Frosinone) e 30 aziende agricole e zootecniche colpite dalla contaminazione delle acque, perlopiù tra Gavignano e Segni. Per arrivare al disastro di oggi ci sono voluti decenni di crimini industriali e di amministrazioni troppo compiacenti o troppo spaventate dal ricatto occupazionale per agire.
Nell'aprile del 2005 l'emergenza della Val di Sacco scoppiò in mano al neo-eletto presidente della Regione Piero Marrazzo quando venne scoperta una partita di latte contaminato diretta alla Centrale del Latte di Roma. Immediatamente vennero sigillate 18 stalle e la colpa ricadde sugli agricoltori accusati di usare troppi pesticidi. Poi, quando i nuclei specializzati del corpo forestale dello Stato cominciarono a monitorare il territorio insieme a quelli del Noe, si scoprì che nella zona di proprietà del gruppo Fiat, a sud di Colleferro, erano stati interrati 50.000 metri cubi di scorie di cloroorganici. Fino a quel momento - e peraltro anche dopo - nessuno aveva prestato molta attenzione a quanto stava succedendo alle porte di Roma, salvo gli ambientalisti e il Coordinamento contro la guerra Valle del Sacco-Monti Lepini (Centro Lazio) che ha cominciato a monitorare le attività industriali presenti nel territorio, in particolare quelle della Simmel Difesa, azienda entrata nel tessuto industriale di Colleferro in seguito alla cessione della Snia Bpd alla Fiat Avio. La Snia Bpd, anch'essa produttrice d'armamenti e di sostanze chimiche, è considerata responsabile dell'inquinamento del fiume Sacco e, probabilmente, dell'interramento dei fusti tossici. Così, quando entra in scena la Simmel, il Coordinamento insorge, sia per la possibilità che vengano fabbricate armi proibite dalle convenzioni internazionali, sia per il rischio inquinamento. «In seguito alle nostre attività d'informazione sulla possibilità che la Simmel Difesa Spa producesse Cluster Bombs o similari» scrivono i pacifisti il 16 febbraio scorso «l'azienda ha risposto con l'oscuramento del sito e con comunicati stampa che affermavano l'inattendibilità delle nostre affermazioni. Con una paziente opera di "restauro" abbiamo ricostruito alcune pagine del sito riguardanti alcuni degli armamenti in catalogo».
Si tratta di una gran quantità di armi tutt'altro che leggere (Bomba da mortaio 81mm; Razzo Medusa 81, Razzo Firos 25-30 contenente 77 submunizioni, Bcr (bomblets cargo round) da 155m contenente 63 submunizioni) più spolette e munizioni di tutti i tipi che l'azienda esporta in Gran Bretagna, Kuwait, Venezuela, Messico, Corea del Sud, Turchia, Oman e Bahrain. Ma la Simmel rifornisce anche il ministero della Difesa italiano con le munizioni per i Vcc Dardo, il Veicolo Corazzato da Combattimento utilizzato in Iraq. Va tenuto conto, come giustamente ricorda il Coordinamento contro la guerra, che dopo la modifica alla legge 185/90 del 2003 non c'è più l'obbligo di chiarire la destinazione finale delle armi che quindi potrebbero finire nelle mani di paesi belligeranti o regimi autoritari.
Resta il fatto che, oltre a incrementare i conflitti, l'industria degli armamenti ha anche un notevole impatto ambientale, soprattutto in un territorio già devastato come la Valle del Sacco. Anche in questo caso è molto utile il lavoro di ricostruzione dei documenti interni della Simmel Difesa dai quali risulta che nel 2005 è stata acquistata una macchina per la macinazione del perclorato di ammonio con relativo quantitativo di materiale. Il perclorato è un componente chimico utilizzato come combustibile solido per razzi e missili, ed è ben noto ai militari tanto che, scrive il Coordinamento, «la scoperta di una fabbrica di perclorato di ammonio da parte degli ispettori Onu, indicata come fabbrica per armi di distruzione di massa, ha contribuito all'invasione dell'Iraq».
Secondo alcune ricerche condotte negli Stati Uniti per valutare la contaminazione da perclorato di ammonio delle falde acquifere intorno ai siti militari, ai poligoni di tiro e alle industrie di armamenti, si tratta di un problema serio perché i sali solidi di ammonio, di potassio e del perclorato di sodio sono altamente solubili e raggiungono facilmente le falde acquifere. Il perclorato è una tossina potente che inibisce la capacità della tiroide di acquisire lo ioduro nutriente essenziale per la creazione di ormoni tiroidei. Se la contaminazione avviene durante la gravidanza possono esserci conseguenze molto gravi per il feto.
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