Regione Sicilia: Aria inquinata, quattro anni di ritardi
Gli inquietanti segnali provenienti dall´incremento dei tumori e dalla crescita delle patologie a carico dell´apparato respiratorio e cardiovascolare e dalle pesanti conseguenti ricadute sul piano economico del già disastrato bilancio sanitario, alle continue procedure di infrazione per ritardi e inadempienze contestate dall´Unione europea, non sembrano disturbare minimamente il lungo letargo del nostro governo cittadino e regionale che pare non percepisca alcuna responsabilità.
Un fiasco terribile della politica che vede sul banco degli imputati venti anni di governo di centrodestra e centrosinistra cittadino e regionale che non ha saputo né voluto trovare soluzioni adeguate al grave problema dell´inquinamento rinviando la realizzazione di quelle opere che da tempo avrebbero dovuto essere compiute come la creazione di un efficiente sistema di trasporti di superficie e sotterranei, di adeguati parcheggi, di forme alternative di trasporto sostenibile e l´ampliamento di spazi verdi attrezzati.
Che la questione ambientale non possa essere più rimandata è ormai cosa arcinota, ma nessun segnale di fatto si avverte per contrastare tale inerzia. Negli ultimi mesi infatti, in più occasioni, la Regione siciliana è entrata nel mirino dell´esecutivo dell´Unione europea per non avere adottato i piani e i programmi che avrebbero dovuto garantire ai cittadini antro il 2003, così come previsto dalla direttiva Ce 96/62, la conformità della qualità dell´aria agli obiettivi e agli standard di sicurezza fissati a livello europeo. Altro motivo di grave preoccupazione per l´Ue è dato dal superamento dei limiti di emissione delle polveri sottili e dell´anidride solforosa, come confermano i dati provenienti dalle centraline di rilevamento.
Già a partire dal gennaio 2005 sono infatti entrati in vigore, in base a due direttive europee, nuovi e più stringenti limiti per alcune sostanze per le quali è dimostrato dagli studi condotti dall´Organizzazione mondiale della sanità un sensibile incremento della mortalità e delle malattie a carico dell´apparato respiratorio.
Eppure ancora oggi a tre anni dall´entrata in vigore della nuova normativa, nelle aree urbanizzate come Palermo e nelle aree industriali della Sicilia non si riescono a rispettare neppure i vecchi limiti e a trovare adeguati rimedi alla soluzione dei problemi. Ad aggravare e rendere ancora più fosco e inquietante lo scenario caratterizzato dai ritardi e dall´assenza di iniziative e di azioni politiche incisive e risolutive si inserisce un´altra scadenza normativa, nota come direttiva Ippc (prevenzione e riduzione integrata dell´inquinamento) alla quale tutti gli impianti industriali avrebbero dovuto essere assoggettati già a partire dal 30 ottobre.
Ma anche se tale termine è stato prorogato per decreto al 31 marzo 2008, risulta abbastanza difficile comprendere come possa la Regione siciliana ora procedere al rilascio delle autorizzazioni integrate ambientali (Aia) contemplate dalla norma che prevede l´uso delle migliori tecnologie, senza avere acquisito e completato tutte le fasi conoscitive preliminari per l´elaborazione dei piani di azione e di risanamento e attivato le misure per contenere i fenomeni.
La legge prescrive infatti che, qualora risultasse necessario applicare misure più rigorose di quelle ottenibili con le migliori tecniche disponibili a seguito delle analisi e delle valutazioni di tutte le sorgenti di emissione, delle condizioni meteo-climatiche o della presenza di zone di particolare pregio naturalistico, la Regione potrà prescrivere misure più rigorose per assicurare in tali aree il rispetto delle norme di qualità ambientale. In questo scenario di drammatica lentezza e inefficienza, di ritardi e inadempienze non potrà che aumentare il clima di rassegnazione e di diffidenza che allontana sempre di più i cittadini dalla politica e le istituzioni dai problemi veri della collettività.
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