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L’amministratore delegato Conti: per la produzione ci bastano 7-8 anni, una volta rimossi tutti i vincoli legislativi

«L’Enel è pronta a far ripartire il nucleare in Italia»

L’Enel sta investendo, usando proprie risorse. Dal 2005 ha assunto 43 ingegneri specializzati nella tecnologia nucleare; tale squadra crescerà fino a 80 persone entro il 2008.
4 dicembre 2007
Fonte: L'Unità

Centrali Nucleari Nel giro di 7-8 anni l’Italia potrà tornare a disporre di energia nucleare, una volta rimossi tutti i vincoli legislativi. Lo ha dichiarato l’amministratore delegato dell’Enel, Fulvio Conti, ascoltato ieri alla commissione Attività produttive della Camera. «Se il Parlamento desse l’autorizzazione - ha spiegato- tecnicamente ci vogliono 7-8 anni; tre per l’ingegneria di base e la scelta dei fornitori; 4-5 per la costruzione della centrale». Conti non si nasconde il problema dei costi, che è uno - comunque non il solo - degli ostacoli che si oppongono alla scelta di questa strada.

Ritiene che siano «verificabili». L’Enel sta investendo, usando proprie risorse. Dal 2005 ha assunto 43 ingegneri specializzati nella tecnologia nucleare; tale squadra crescerà fino a 80 persone entro il 2008. «Il nucleare - precisa - è sicuramente conveniente dal punto di vista economico: il costo al MW/h dell’energia prodotta con il nucleare (compresi tutti gli oneri legati al decomissioning, cioè le tecniche di decontaminazione, e alle scorie) può variare da 41 a 52 euro rispetto ai poco più di 50 euro del carbone, ai 70 del gas e ai circa 90 dell’energia prodotta con il petrolio (In Francia dove il 78% dell’energia è nucleare, il prezzo pagato da una piccola impresa è la metà di quello italiano. 61 euro per megawattore contro 128).

Conti ha anche annunciate che l’Enel ha riacquistato le necessarie competenze. «Ci sentiamo pronti - precisa - perché l’Italia possa riprendere questo filone di attività, sempre in una logica di equilibrio e diversificazione delle fonti, anche perché siamo già dipendenti dal nucleare, per il 20% del fabbisogno, che viene da Francia, Svizzera e Slovenia». Le altre fonti sono il termoelettrico per il 59%, di cui 27% carbone, 13,4% ciclo combinato, 18,6% olio; le fonti rinnovabili, per il 30,5%. In polemica con chi taccia l’Enel di nemica dell’ambiente, Conti sostiene che sul fronte delle fonti rinnovabili, l’Ente è «in prima linea».

Resta il fatto che l’Italia è il Paese che importa più energia al mondo. Diverse opzioni, dalle fonti rinnovabili al nucleare, sono sempre più necessarie, considerando che - secondo Conti - difficilmente il prezzo del petrolio potrà diminuire. In conclusione, l’obiettivo di maggior sicurezza energetica, può raggiungersi con approvvigionamenti sufficienti, sicuri e compatibili con l’ambiente, con un approccio integrato, mediante lo sviluppo delle rinnovabili, l’efficienza energetica e, appunto, il nucleare.

Non potendo però contare sul nucleare, per l’Enel, è necessario puntare sul carbone pulito. Conti ha annunciato che l’Ente sta lavorando allo sviluppo della tecnologia per la cattura e il sequestro della CO2 (anidride carbonica) e che dal 1992 sta cercando, senza riuscirci, di fare un rigassificatore («per favore - ha esclamato- facciamone almeno uno».

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