I cementifici della Bassa bruceranno rifiuti
Il «futuro» è stato svelato ieri mattina dal direttore dell’Arpav Andrea Drago: «In Germania copertoni usati, oli esausti e plastiche vengono utilizzati nel processo di combustione. Non possiamo pensare di rimanere a guardare a lungo. Con le dovute precauzioni, anche noi andremo in quella direzione». Il dirigente ha ghiacciato la platea, facendo rimanere sbigottiti tutti i relatori. Ma nessuno ha smentito. Anzi.
«Inspectem». E’ il nome del progetto presentato ieri mattina nella Cementeria di Monselice. Lo scopo è quello di formulare, entro un anno, indicazioni innovative per la normativa europea sul monitoraggio dell’impatto ambientale del ciclo del cemento. Propone inoltre di creare una rete europea per il confronto delle informazioni sul processo produttivo, analizzando le tecnologie, l’impatto ambientale e i rapporti con il territorio. Arpav sarà il coordinatore. I Paesi coinvolti sono Italia, Francia, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia, Regno Unito, Belgio, Croazia, Danimarca, Grecia, Germania e Lettonia.
Colpo di scena. «E’ emerso che nei cementifici di Germania, Spagna e Olanda, paesi che utilizzano le tecniche più avanzate per quanto concerne le ricadute sull’ambiente, il combustibile viene ricavato per l’80 per cento dai rifiuti, una risorsa con alto potere energetico». E’ stata la premessa fatta da Andrea Drago prima di paventare, anche per la Bassa, l’utilizzo dei medesimi rifiuti nel processo di combustione. E non è una rivelazione da poco, perché è l’ammissione di quanto gli ambientalisti sospettavano da anni. Ma la circostanza è sempre stata allontanata con forza, sia dai cementieri che dagli enti controllori.
«Siamo già attrezzati per bruciare questo tipo di rifiuti - conferma Clemente Bellin, direttore della Cementeria di Monselice - i colleghi degli altri paese europei ci chiedono come mai non usiamo questi combustibili alternativi. Anche perché l’alternativa è la discarica, dove si decompongono inquinando forse anche di più». L’assessore provinciale Roberto Marcato, preso in contropiede, ha sottolineato la necessità di conoscere l’impatto ambientale dell’ operazione: «Non accetteremo - ha detto - i rifiuti da tutt’Italia». Il particolare più allarmante è che in dieci chilometri quadri, tra Este e Monselice, ci sono ben tre impianti.
Italcementi bacchettata. Dopo aver decantato la certificazione ambientale «Emas» ottenuta da Cementeria di Monselice, Drago ha tirato in ballo l’altro cementificio monselicense: «Auspichiamo che anche Italcementi faccia uno sforzo così grande. Perché si tratta di un impianto con emissioni in atmosfera superiori a quella che è la somma data da Cementeria di Monselice e Cementizillo.
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