Enel beffata due volte. Una reazione patetica e arrogante
Greenpeace beffa per la seconda volta l'Enel "dipingendo" la carboniera "Seaflower" con due messaggi: "No carbone" e "Stop coal, save the climate". È certo ben poca cosa di fronte a decenni di offese perpetrate dalla società elettrica ai danni della comunità brindisina, ma auspichiamo che sia il chiaro segno di una irreversibile inversione di tendenza.
L'Enel nel suo comunicato ha pateticamente e con la solita arroganza stigmatizzato il comportamento dell'associazione ambientalista internazionale pretendendo di indirizzarne le proteste verso il cosiddetto terzo mondo citando città come Pechino, Shangai, Bombay, Singapore dove i diritti basilari delle popolazioni come la tutela dell'ambiente e la sicurezza sul lavoro vengono costantemente violati perché grande è il loro bisogno di occupazione.
L'Enel, sottace che il comportamento tenuto sin ora a Brindisi (come a Tarquinia, Porto Tolle) non è differente da quello delle aziende di Pechino, Shangai, Bombay, Singapore. Lo dimostrano i sequestri giudiziari del 2005 ancora in essere, le convenzioni con gli enti locali stracciate, il ricatto occupazionale e la strumentalizzazione dei lavoratori di nuovo riproposte.
Certo qui siamo in italia, e possiamo contare sulle normative europee, su una magistratura indipendente, su enti locali oggi vigili.
Non è ammissibile continuare in questo modo, è necessario diminuire drasticamente il consumo di carbone: Brindisi non può più sopportare sulle sue deboli spalle buona parte delle esigenze energetiche nazionali avendo in cambio disoccupazione, inquinamento e vessazione. È stato inquinato l'ambiente checchè ne dicano "gli scienziati" interpellati dall'Enel. L'immagine dell'agricoltura brindisina, i cui prodotti una volta erano famosi e ricercati su tutto il territorio nazionale, è non da oggi gravemente danneggiata.
L'occupazione, per di più, ha seguito un andamento inversamente proporzionale al carbone consumato. A nulla varranno sui brindisini i disperati tentativi dell'azienda di accreditare una propria immagine rispettosa dell'ambiente. Con una campagna mediatica buona per gli allocchi si tenta di diffondere, senza alcun contraddittorio, versioni di parte strumentalizzando scolaresche, eventi culturali e religiosi. Ma i brindisini, oggi, respingono al mittente.
I cittadini di Brindisi sono ormai definitivamente consapevoli delle gravi colpe che hanno consentito all'Enel immensi guadagni e prodotto alla citta' di Brindisi disastri ambientali ed economici.
Ci attendiamo che i sindacati - a maggior ragione in questa difficile fase - tornino a denunciare gli organici ridotti della centrale Enel ponendo un muro al ricatto occupazionale. Pretendiamo che l'Enel faccia conoscere alla citta' i giganteschi margini di profitto della centrale di Cerano. Pretendiamo che gli enti locali - in assenza di questi dati economici - arrivino a chiedere all'Enel l'impossibile a tutela dell'ambiente e della salute. Pretendiamo che la regione non abbassi la guardia nella speranza di canalizzare sulla centrale di Cerano il CDR della Puglia, cosa che mai sara' accettata dalla popolazione brindisina.
E l'Enel eviti il ridicolo della minaccia di andare via: non ci crede nessuno.
NO COKE BRINDISI
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