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L’ok del Quirinale gela il presidio alla vigilia della tre-giorni internazionale contro la base: «È andato negli Usa a fare la first lady»

I No Dal Molin contestano Napolitano per il sì a Bush

«Se ad aprile verrà a Vicenza contesteremo anche lui». I Comitati: «La partita non è chiusa, la popolazione non si è arresa agli ordini dall’alto»
14 dicembre 2007
Fonte: Il Gazzettino

- «Non esistono padreterni: fischieremo Napolitano, che invece di venire a Vicenza è andato in Usa a fare la first lady». Ironici ma pesanti i commenti del Presidio permanente di Vicenza sul nullaosta del Presidente della Repubblica alla realizzazione della base militare americana al Dal Molin. Il terzo "sì" a Bush, dopo quelli di Prodi e D'Alema, è per il fronte del no una doccia fredda arrivata proprio alla vigilia della tre-giorni internazionale contro la base (da oggi a domenica). I piani del movimento, che da tempo aveva organizzato l'evento, però non cambiano: «Contesteremo ministri e sottosegretari che verranno alla manifestazione di sabato, ma pensiamo di fischiare anche il presidente Napolitano se ad aprile verrà a Vicenza» assicura Olol Jackson, del Presidio permanente.

«La vicenda Dal Molin non è affatto chiusa - fanno sapere dal tendone di Rettorgole, proprio alle spalle dell'aeroporto Dal Molin - Tanto è vero che sabato un nuovo grande corteo attraverserà le strade di Vicenza. La popolazione non si è affatto arresa alle imposizioni calate dall'alto. D'Alema sa bene che la comunità locale impedirà in modo pacifico, ma determinato, l'inizio dei lavori di costruzione della nuova base Usa. A lui l'onere di spiegare cosa intende quando parla di "questione risolta": ha forse deciso di passare sopra ai vicentini con le ruspe?».

Domani è atteso dagli organizzatori della manifestazione un corteo «di almeno ventimila persone», che partirà dal piazzale della stazione ferroviaria alle 14. Tra coloro che hanno aderito ci sono anche i "No Mose", che con i vicentini del No Dal Molin hanno dato vita ad una sorta di gemellaggio contro Paolo Costa, ex sindaco di Venezia e oggi commissario straordinario per la realizzazione della nuova base americana. Secondo i veneziani che si oppongono al sistema di dighe mobili, «molte sono le analogie con il caso Dal Molin. A partire dal fatto che il precedente Governo Berlusconi aveva iniziato l'iter ed il governo Prodi, nonostante le promesse elettorali, lo stia proseguendo».

«Molti attori sono gli stessi - proseguono i No Mose - cominciando da Costa il quale, da sindaco di Venezia, nel 2003, aveva dato il proprio voto positivo al progetto Mose nel Comitatone interministeriale per la salvaguardia di Venezia, nonostante avesse tutt'altro mandato da parte del consiglio comunale della città lagunare. Per il Mose proseguono lavori che non hanno nemmeno la Valutazione d'impatto ambientale, lavori funzionali ad un'opera di cui non esiste neppure un progetto esecutivo complessivo e che sono stati dati in concessione unica e senza gara d'appalto ad un unico pool di imprese, il Consorzio Venezia Nuova, in spregio a tutta la normativa nazionale ed europea sui lavori pubblici».

Alla manifestazione di domani hanno aderito, tra gli altri, Vittorio Agnoletto, Giorgio Cremaschi della Fiom, Emergency, i No Tav, Arci, le suore Orsoline di Caserta, il Leoncavallo e il Social Forum Greco. Contro il Dal Molin americano c'è anche Azione Sociale con Alessandra Mussolini, ma il coordinatore regionale Alex Cioni non si riconosce assolutamente in un fronte del "no" che definisce come una «accozzaglia confusionaria e allegorica monopolizzata dalla sinistra catto-comunista». Cioni parla invece di «una piccola vittoria politica di As, visto che abbiamo garantito l'inviolabilità almeno del centro storico di Vicenza e di corso Palladio. Inviolabilità che, con la nostra presenza, garantiremo anche sabato».

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