Il Comitato di Trieste scrive a Bersani
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Per poter convenientemente sviluppare il tema proposto, dobbiamo una volta ancora spiegare ai cittadini che l’idea dei rigassificatori nasce da un furbo “input” : quello d’aver preso al volo l’occasione che si è presentata con la nota diatriba sul gas insorta tra il colosso energetico russo e la piccola ma energica Ucraina, che non essendo riuscita a spuntare un prezzo di superfavore dalla Gazprom russa, tra il dicembre 2005 ed il gennaio 2006 si è interposta, con azione ardita nel tratto del metanodotto russo, ne ha bloccato il flusso e si è impossessata di tanto gas metano quanto riteneva d’averne bisogno per quell’inverno.
Per onore di verità dobbiamo precisare che l’Ucraina, rispetto alle altre ex repubbliche sovietiche, beneficiava già di un prezzo vantaggioso, ma la sua azione imperiosa e politicamente pericolosa, era mirata a mantenere un prezzo di fornitura che riteneva adeguato all’interscambio preesistente che faceva passare il metanodotto sui propri territori per raggiungere anche gli acquirenti occidentali. E’ d’obbligo informare che la contesa è finita dopo pochi giorni con un nuovo accordo che sembra aver messo pace tra i due Stati.
Tuttavia, per un paio di giorni, l’Italia si è trovata improvvisamente in un momento di criticità energetica, in ciò sostenuta nel peggiorare la situazione dalla sottrazione indebita delle scorte energetiche che ENI, ENEL e GAS NATURAL trovarono conveniente convogliare verso Francia, Germania ed altri paesi europei, ricavando un prezzo di vendita molto conveniente.
Il fatto esposto, in sé è stato gravissimo per levità inaccettabile di chi ha operato a disporre delle scorte che erano parte del fabbisogno nazionale ma, nella sostanza, le trombe hanno squillato con indebito ed esagerato tono d’allarme, tanto da aprire la mente al sospetto che tutto fosse stato organizzato ad arte per iniziare il discorso sulla “necessità nazionale indifferibile” dei rigassificatori; e dover aumentare in modo diversificato le fonti di approvvigionamento per non rischiare più di “morire di fame e freddo”.
Diciamo questo perché è stata straordinaria la rapidità con la quale, data la situazione ancora allo stato fluido e tutta da capire, la Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia, aveva già emanato un decreto della Giunta regionale con il quale autorizzava la società spagnola ENDESA e la SpA Regionale Friulia ( a capitale pubblico ), a costituire una società mista, di cooperazione, per costruire un rigassificatore off shore nel centro del Golfo di Trieste.
Contemporaneamente è sorta, come per incanto un’altra proposta per un impianto di rigassificazione on shore, da parte della spagnola Gas Natural, in zona Zaule a Trieste; questa, sostenuta cocciutamente dalla giunta comunale coartata dal suo sindaco, che non ha tralasciato di dare dimostrazione della sua sensibilità etica e morale mettendosi a parlare subito di royalty, trascurando la compatibilità ambientale e le caratteristiche di sicurezza pubblica.
Poiché notammo che le proposte di costruire rigassificatori spuntavano in gran numero in vari siti costieri italiani, il fatto, prettamente nostrano, ci portò ad eseguire delle approfondite ricerche per sapere perché ci fosse tanto interessamento per le nostre coste e scoprimmo, in primis, che c’era stato un lavorio sotterraneo portato avanti con destrezza plagiando l’opinione pubblica tramite le istituzioni nazionali e locali che, stavano intrallazzando con imprenditori nazionali e stranieri ; il tutto accompagnato da una eclatante esplosione mediatica per mezzo della quale si annunciava agli italiani che, nel loro primario interesse, lo Stato era impegnato a delineare una politica energetica che ci mettesse al riparo da ulteriori possibili shock energetici che avrebbero messo l’Italia industriale in ginocchio e procurato non poche “sofferenze climatiche” al popolo italiano.
Dobbiamo subito dire che, questa, è stata una colossale bugia imbastita senza pudore dai poteri economici forti sostenuti in ciò dal governo di centro-destra prima e da quello di centro-sinistra oggi ; il che dimostra che le prese di distanza tra le opposte posizioni politiche, quando si tratta di soldi si assottigliano al punto di dare vita ad una silenziosa, ma condivisa comune politica economica.
Poiché la materia dei rigassificatori e di tutte le infrastrutture ad essi connesse ( navi metaniere, depositi, pipeline fino alle reti di distribuzione ), è considerata un’attività a rischio d’incidente rilevante, e come tale regolata da una precisa normativa di leggi e protocolli sia nazionali che internazionali, non è assolutamente accettabile che l’intero “establishment”, dal quale lo sviluppo regolamentato e compatibile sul piano dell’ecosistema, non segua gli indirizzi di legge con la responsabilità e lo scrupolo che sono la norma primaria di un paese civile.
L’Italia delle scelte riguardo lo sviluppo economico è sempre stato un totale disastro : la ricostruzione del dopoguerra l’ha mascherato ed ha consentito che prendesse anima e corpo la più grande utopia nazionale, laddove si è voluto dare corso ad uno sviluppo industriale senza che dell’indispensabile qualità oggettiva per poterlo raggiungere il Paese ne avesse il dono. Ecco perché, tolte le industrie del lusso, quella di nicchia ed il turismo, in cui eccellono le grandi doti della fantasia ( unica materia prima di cui l’Italia dispone), tutto il resto è stato trascinato avanti con un indecente sistema di assistenza che, nel lungo periodo ( insieme a tutti i grandi furti scoperti e non ), ha portato il nostro paese ad essere mal tollerato dall’occidente più ricco e virtuoso e in continuo regresso anche su molti paesi da pochissimo emersi dal terzomondismo.
Ma, questo, è un discorso assai doloroso che avrebbe bisogno di molto spazio, e che a colui che questa relazione stende non sono consentiti. Restiamo perciò sui rigassificatori e sul parlarne con motivazioni equidistanti se essi siano stati giustamente, necessariamente e onestamente chiamati in causa per effettive esigenze di necessità nazionale o non siano invece un ulteriore “bidone”da inferire ( senza debiti di responsabilità ), al popolo italiano. Sappiamo che ci sono molti progetti al vaglio della commissione VIA nazionale che deciderà i destini di molte località italiane.
Interveniamo ulteriormente dicendo : si blocchi tutto e si proceda, seriamente, alla stesura di un corretto, scientifico Piano Energetico Nazionale, da cui poter poi ricavare delle decisioni sicure e scientificamente certe e oneste, che affossino il diffuso concetto dell’autoritarismo che viaggia speditamente verso la disumanizzazione dell’essere pensante, avvilito dallo strapotere umiliante dei forti. Non è assolutamente vero che i rigassificatori sono necessari e, soprattutto, convenienti.
Se lo fossero gli altri paesi europei non investirebbero enormi capitali nella ricerca e nello sviluppo delle fonti energetiche pulite e rinnovabili diversificando non sulle fonti di approvvigionamento di uno solo dei combustibili fossili ( metano ), come vuole fare il nostro paese, che dimentica quanto inquinante ( ai fini dell’effetto serra ) sia il metano : ventuno volte più del CO².
Eviteremmo anche di rimanere a secco di metano ai rigassificatori che rientra, secondo i ritmi umorali degli addetti ai lavori, tra le “scelte audaci” operate dall’Italia ( all’improvviso è stata scoperta l’acqua calda ). Un particolare importante è emerso ( anche se già lo si sapeva ) : proviene dall’esperta voce dell’ing. Scaroni a.d. di ENI, persona alla quale il Ministro per lo Sviluppo Economico, non potrà negare né la capacità né vorrà considerarlo un “nimbista”.
Dice, l’ing. Scaroni, che è un non senso costruire impianti di rigassificazione se, a monte, mancano o non sono funzionanti gli impianti di estrazione e di trasformazione del metano da gassoso a liquefatto, al punto che la domanda mondiale di GNL, allo stato, è di gran lunga superiore alla capacità di produzione. Questa è un’altra freccia di cartone all’arco degli adoratori dei rigassificatori. Non sarà che metano o non metano, i proponenti guadagnerebbero sempre in virtù della Delibera 178/2005 art. 13 comma II° ?
Bene. Fin qui riteniamo d’aver ben nutrito la causa del “no” ai rigassificatori. Inoltre, i metanodotti esistenti, quelli approvati e quelli che entreranno in Italia da tutte le parti, determineranno perfino importazioni superiori alle esigenze interne tant’è che molti operatori hanno pensato di trasformare l’eventuale GNL in forza elettrica da vendere all’estero. Tanto per non smentirsi ! Il Signor Ministro Bersani, faccia dunque una verifica : tappi la bocca ai troppi pifferai del profitto, compia un’adeguata verifica con il supporto tecnico-scientifico di valori adeguati, conferenti e imparziali ; allora , solo allora potrà sentirsi appagato e consapevole d’aver agito con obiettività e negli interessi diffusi della collettività sociale.
I rigassificatori non sono una necessità nazionale indispensabile, come da due anni circa viene detto in modo martellante dal sistema mediatico nazionale e locale.
La necessità nazionale deve trovare giustificazioni intelligenti, ma soprattutto reali, quando vengono invocate e poste in agenda per la programmazione ed il loro relativo sviluppo.
Chi scrive l’ha già detto pubblicamente e qui lo ripete : guerre, rivoluzioni, pestilenze, calamità naturali catastrofiche per l’ambiente e le popolazioni ; cioè tutto ciò che mette in forse l’ordine pubblico, la sicurezza dei confini e dei territori nazionali, le pandemie calamitose con scarsità di mezzi di difesa ; le catastrofi ambientali naturali o procurate che rendano estreme le difficoltà di salvaguardia dell’incolumità delle cose e della salute pubblica.
Questi sono motivi seri onesti e meritori d’essere presi in considerazione che posso far scattare nelle coscienze uno spontaneo senso del dovere, di attività comportamentali collettive nel nome di sentimenti sentiti, univoci, coesi e pregni di umanità.
Accostare la sacralità di queste ragioni e dei relativi comportamenti umani, al fetore fisico e tecnologico del meccanicismo industriale, forcaiolo e dolosamente preconcetto e utilitaristico, porta inevitabilmente ad una deriva morale drammatica : la degenerazione antropologica del cosiddetto Homo Sapiens.
Ringraziamo per l’attenzione.
L’addetto stampa
Arnaldo Scrocco
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