Scorie nucleari, i fatti senza la politica
MILANO – Non tutti lo sanno. Ma il sottosuolo terrestre è “naturalmente” radioattivo. Sotterrare le scorie nucleari diventa quindi il metodo meno rischioso per risolvere il problema dello staccaggio. Un problema tornato prepotentemente alla ribalta con le proteste degli abitanti del comune di Scanzano Jonico, in Basilicata, luogo designato a ospitare il primo grande sito di stoccaggio di scorie nucleari in Italia. I pareri degli esperti però disegnano nuovi scenari e ridimensionano il problema delle scorie, già affrontato negli altri paesi membri della Comunità Europea che in maggioranza hanno optato per una gestione centralizzata delle scorie.
La terra, un pianeta dal sottosuolo radioattivo
“Buona parte del calore terrestre viene proprio dalle grandi quantità di nuclei radioattivi presenti nella parte più interna del pianeta – spiega Alberto Rotondi, professor di fisica nucleare fondamentale presso l’Università di Pavia - Un rischio ben noto a tutti i minatori è quello del gas Radon che è quasi sempre presente in quantità notevoli negli scavi sotterranei e provoca seri danni biologici. Paradossalmente, il mettere sotto terra le scorie è il metodo piu "naturale" che si conosca per risolvere il problema, dato che le "scorie" ci sono già, e in grandi quantità”. Che il modo migliore per gestire le scorie sia sepellirle lo conferma anche Franco Pacati, ordinario di fisica nucleare presso l’ateneo di Pavia : “Occorre tenere conto che producono una gran quantità di calore a causa dei decadimenti radioattivi presenti. E ciò per migliaia e milioni di anni. Il sito in Basilicata sembra un buon candidato, ma si capisce che la gente non gradisca avere un vulcano sotto i piedi”.
La gestione centralizzata delle scorie, una necessità
Putroppo non esistono alternative allo stoccaggio nel sottosuolo. La radioattività non può essere annullato in alcun modo. “Qualcuno – ricorda Pacati – in passato ha proposto di lanciare le scorie nel sole, dove il calore è prodotto da reazioni nucleari, o nel vuoto stellare, da cui si suppone che non possano tornare indietro. Ma la fattibilità e il costo di tali operazioni le fanno apparire fantascientifiche. L'eventuale fallimento di un lancio missilistico con le scorie a bordo avrebbe poi conseguenze catastrofiche. Attualmente il modo migliore è quello di seppellirle in miniere profonde di salgemma e argilla, in zone non sismiche, lontano da falde freatiche e sotto sorveglianza”. Ma – sottolinea il professore - in Italia manca un sito prescelto che goda del massimo delle sicurezze attualmente disponibile per la raccolta centralizzata. Una disseminazione in molti siti non assicura certo la miglior sicurezza”.
La sicurezza dei reattori
Obiettivo centrale della Comunità Europea è garantire la sicurezza dei reattori e gestire in sicurezza lo stoccaggio a lungo termine dei residui. Altrettanto centrale è il controllo delle materie derivanti dal processo di disarmo. Sicurezza e controllo delle radioazioni ionizzanti sono necessariamente due settori chiave se si considera che un terzo circa dell’elettricità nella Comunità è fornito dalle centrali nucleari. Ma quanto sono sicure? “La sicurezza assoluta di una macchina – risponde Pacati - anche di anche di un nastro trasportatore non esiste. Le attuali centrali, se gestite con i corretti protocolli sono molto sicure. Ma certamente l’errore e la stupidità umani riescono spesso a sorprendere ogni previsione. Sono allo studio centrali con sicurezza ancora maggior, ma ovviamente ciò ha un prezzo”. Stessa opinione per Alberto Rotondi: “Nessuna attività umana è sicura. Qui, evidentemente, le decisioni non possono essere solo scientifiche, ma devono essere demandate ai cittadini, cioè alla politica. Sul nucleare va detto questo: in caso di normale funzionamento l'impatto ambientale è nullo a parte lo scarico delle acque calde in fiumi, laghi o mari. L'attuale tecnologia ogni anno abbassa sempre più il rischio di incidente. Attualmente, stando ai calcoli i rischi sono minimi. Resta comunque il problema dello stoccaggio delle scorie prodotte e quello degli atti di sabotaggio terroristici, che potrebbero portare a contaminazioni radioattive. Quindi, il rischio esiste, ma va confronato coi rischi attuali che stiamo pagando in termini di "Vajont", inquinamento da fumi, effetto serra e quant'altro. E' interessane anche l'aspetto dei costi: noi stiamo importando energia nucleare; il costo medio dell'energia in Italia è tre volte quello francese. La Francia produce l'80% dell'energia dal nucleare”.
Il futuro del nucleare
Di fronte all’inevitabile esaurimento delle scorte di petrolio e delle altre fonti di energia esauribile, il nucleare potrebbe giocare un ruolo ancora più delicato e cruciale. “Tutto dipenderà dalle scelte dei governi – spiega Rotondi - Le uniche fonti prive di rischi sono il solare e l'eolico. Con l'attuale tecnologia queste fonti non sono sufficienti a soddisfare il fabbisogno, a meno di un drastico ridimensionamento degli stili di vita dei cittadini. Se continueremo a consumare e sprecare sempre di più, come è probabile, quando finirà il petrolio (alcune decine di anni secondo le previsioni), saremo costretti ad usare il nucleare, a meno di salti tecnologici attualmente sconosciuti”. Dello stesso inevitabile parere il suo collega, Franco Pacati: “La previsione – sottolinea - ha più carattere politico che scientifico. Non si prevedono al momento scoperte sensazionali in questo campo. Probabilmente prima o poi sarà necessario sfruttare anche queste riserve. Ma chi lo può dire? Il mondo potrebbe finire anche prima”.
(21 NOVEMBRE 2003, ORE 9, ultimo aggiornamento alle ORE 19:25)
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