Il caso-Brindisi: fondi pubblici per le bonifiche
Il Governo e la Regione interverranno con 135 milioni per sbloccare le bonifiche nella zona industriale di Brindisi. Arrivano dunque risorse pubbliche per portare avanti procedure e regole stabilite nell'accordo di programma quadro (Apq) siglato il 18 dicembre al ministero dell'Ambiente: lo Stato si accollerà tutti gli oneri per i terreni industriali di proprietà pubblica, anche con effetto retroattivo, ma il governatore Nichi Vendola ha ottenuto dal ministro Alfonso Pecoraro Scanio anche la disponibilità futura a riequilibri a favore dei soggetti obbligati privati. Una richiesta sollecitata alla vigilia da Confindustria Brindisi.
L'Apq,che stima in 200 milioni il danno ambientale fatto a Brindisi dalle vecchie industrie inquinanti sui terreni già riutilizzati daaltre imprese o in procinto di esserlo (che per questo sono stati dichiarati sito d'interesse nazionale), è stato sottoscritto anche da commissario di Governo per l'emergenza ambientale in Puglia, Regione, Provincia, Comune e Autorità portuale di Brindisi. Gli stessi soggetti formano il «Comitato di indirizzo e controllo per la gestione dell'accordo».
I soggetti attuatori saranno Apat, Icram, Iss e Arpa Puglia. Il fabbisogno, ad oggi, è di 140.890.000 euro, quello per gli interventi prioritari è calcolato in 135.150.000 euro, così finanziato: 50 milioni dalle Risorse programmatiche del ministero dell'Ambiente (fondi Fas della programmazione 2007-2013), 65 dalla Regione (fondi Cipe-Fas), 5 milioni dal Programma nazionale di bonifica e ripristino ambientale (Dm 468/01) e infine 15.150.000 euro dalle prime transazioni coi privati obbligati agli interventi.
Principali beneficiarie dell'operazione, l'Autorità portualee le pmi già titolari od aspiranti a lotti nella zona industriale di Brindisi, gestiti dal Consorzio Sisri. Situazione radicalmente migliorata (con la caduta dell'effetto dissuasore dei costi di bonifica) anche per i nuovi investimenti sempre su terreni pubblici, come quello da 85 milioni della Sfir per una raffineria di zucchero di canna da 300mila tonnellate annue e 91 nuovi posti di lavoro, mentre si parla anche dell'arrivo di un gruppo aeronautico giapponese interessato al nascente Distretto aerospaziale pugliese, pronto a spendere 40 milioni.
Secondo l'Apq, resta «impregiudicato il diritto al risarcimento del danno ambientale» e nelle aree private «gli interventi di messa in sicurezza e bonifica dei suoli e delle acque di falda sono realizzati dai soggetti obbligati in quanto responsabili della contaminazione delle stesse o cui sia, comunque, imputabile il danno ambientale, anche ai sensi dell'articolo 2051 del Codice civile con riferimento al danno ambientale cagionato dalle aree di cui hanno la custodia». Un caso che riguarda le società del Petrolchimico consortile: Avio, Sanofi Aventis e imprese locali.
Aq uesti soggetti obbligati, tuttavia,l'accordo offre la possibilità di una transazione: da un lato devono impegnarsi a partecipare finanziariamente pro quota a progettazione e gestione degli interventi ed a corrispondere le quote dovute per il danno ambientale, il cui costo virtuale è di 200 milioni, «ripartito a carico dei singoli soggetti in ragione della superficie delle aree a terra e a mare, dell'inquinamento, presente nei suoli e nelle acque di falda dell'area medesima e delle opere a mare che possono aver concorso alla contaminazione dei sedimenti; in caso di transazione, le somme dovute per danno ambientale sono corrisposte in 10 anni senza interessi».
Saranno conguagliabili le somme previste per eventuali investimenti. E, sempre in caso di transazione, lo Stato riconoscerà ai soggetti obbligati il 50% di sconto sugli oneri dovuti per gli interventi, ed in conto rimborso gli oneri sostenuti per gli interventi di messa in sicurezza già attuati. La parte privata dovrà anche rinunciare alle rivalse legali. La parte pubblica provvederà alle caratterizzazioni ed alle bonifiche, ed a liberare successivamente i terreni.
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