Rifiuti, è già un’emergenza europea
Già nel Giugno scorso il Commissario all’Ambiente dell’Unione Europea, Stavros Dimas, nell’avviare contro l’Italia la procedura di infrazione per la disastrosa gestione del ciclo dei rifiuti in Campania, aveva avvertito: «Alle autorità italiane chiedo di agire prontamente per rimettere in efficienza gli impianti di gestione dei rifiuti in Campania e fare in modo che i rifiuti siano raccolti senza pericolo per la salute umana e per l’ambiente come prescrive la normativa europea».
A sei mesi da quella denuncia, senza aver ricevuto risposte dal governo italiano, ieri, la portavoce del Commissario Dimas, ha confermato che l’organo di governo dell’Unione valuterà nei prossimi giorni «se prendere nuove decisioni e adottare nuove misure» contro l’Italia. L’incartamento sui rifiuti campani potrebbe finire sul tavolo della Commissione già lunedì prossimo. Il rischio è che Bruxelles decida di andare avanti con la procedura inviando un «parere motivato» a Palazzo Chigi, ultimo passo prima di sollevare la questione davanti alla Corte di giustizia europea.
In questo scenario, sarà proprio quest’ultima, infatti, a dover decidere le eventuali sanzioni nei confronti del nostro Paese. Il rischio, alla fine del percorso, è che l’Europa sospenda i fondi che eroga alla Regione Campania per i progetti inerenti lo smaltimento dei rifiuti. Il ministro dell’Innovazione Luigi Nicolais, già assessore alla Regione Campania, ritiene che il monito dell’Ue vada «preso seriamente». Dopo aver incontrato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in visita a Capri per un breve soggiorno di riposo, Nicolais è tornato sulle parole pronunciate dal Capo dello Stato nel discorso di fine anno, ribadendo: «Cerchiamo di lavorare insieme per superare il momento di difficoltà.
Bisogna lavorare sia per l’emergenza che per una soluzione definitiva del problema. Il governo sta facendo la sua parte, e abbiamo evitato di imporre una tassa aggiuntiva per i cittadini campani». Nicolais si dice favorevole alla riapertura della discarica di Pianura: «A questo punto bisogna anche prevedere qualche misura impopolare per cercare di risolvere la situazione. Dobbiamo renderci conto che il sacrificio di qualcuno serve a tutti gli altri».
A Pianura non la pensano allo stesso modo. Ieri all’alba una trentina di persone ha provato a chiudere via della Montagna Spaccata, la strada che porta alla discarica ma sono state sgomberate dall’intervento della polizia. Subito dopo circa 400 persone hanno marciato pacificamente per dire no alla riapertura della discarica di contrada Pisani. Il presidente della Municipalità Pianura-Soccavo Fabio Tirelli, esponente di Rifondazione, si è rivolto a Napolitano con una lettera di supplica: «Oggi, contrada Pisani è un pezzo di territorio abbandonato senza infrastrutture, senza fogne, strade e pubblica illuminazione; vive nuovamente l’incubo di tornare a essere uno sversatoio a cielo aperto. Per questo, signor Presidente della Repubblica non le chiediamo un incontro, ma abbiamo deciso di scriverLe questa lettera perché abbiamo bisogno di sentire forte la presenza dello Stato, perché si metta fine al nostro incubo».
La situazione resta critica, con gli impianti di cdr che lavorano a mezzo servizio, gli incendi dolosi dei rifiuti, e l’immondizia che resta per le strade dell’hinterland di Caserta e Napoli.
Proprio l’incendio dei cassonetti dei rifiuti rischia di portare sulle città campane il pericolo della diossina che viene prodotta proprio dalla combustione di questi materiali indifferenziati. L’assessore regionale alla Sanità Angelo Montemarano tranquillizza: «La Regione Campania ha già in atto un importante intervento di prevenzione volto ad accertare la presenza di alcuni importanti inquinanti, tra cui la diossina, nell’ambiente, negli animali e nell’uomo. Gli studi sono stati condotti dall’Agenzia nazionale ambiente (Apat), dall’Agenzia regionale per l’ambiente (Arpac), dall’Istituto zooprofilattico di Portici e dai Servizi veterinari delle Asl.
Allo stato da questi studi e dall’incrocio con i dati epidemiologici non è emerso un incremento di patologie direttamente riconducibili a fenomeno di inquinamento così come testimoniato, peraltro, dallo studio condotto in sinergia con Oms, Istituto superiore di sanità, Cnr e Regione». Se ne deduce che i campani sono decisamente resistenti.
Si e' costituita presso la Presidenza della Regione Campania una unita' di coordinamento per il monitoraggio e la prevenzione di eventuali rischi e problematiche per la salute dei cittadini derivanti dall'incendio dei cumuli di rifiuti presenti sul territorio.
Al tavolo, da subito operativo, prendono parte funzionari e tecnici degli assessorati alla Sanita' e all'Ambiente, dell'Osservatorio Epidemiologico, dell'Istituto Zooprofilattico e dell'Agenzia regionale per la protezione ambientale (Arpac). Lo rende noto un comunicato diffuso da Palazzo Santa Lucia. ''Il gruppo di lavoro - che rientra tra le iniziative approvate alcune settimane fa dalla giunta regionale per potenziare le azioni di monitoraggio sugli effetti della diossina - coordinera' tutte le iniziative di controllo e profilassi per la tutela della salute pubblica, sia quelle ordinarie attualmente in corso, sia quelle straordinarie rese necessarie dall'attuale situazione'' si legge nella nota.
''In questi giorni di particolare crisi - ha dichiarato il Presidente della Regione Campania Antonio Bassolino - abbiamo deciso di rafforzare il coordinamento di tutte le strutture regionali che si occupano di tutelare l'ambiente e la salute dei cittadini. In questo modo potenziamo l'azione di monitoraggio e la capacita' di intervento''. Il governatore sottolinea come sia assolutamente necessario ''evitare di bruciare i rifiuti'' e aggiunge ''bisogna poi fare ogni sforzo per rimuovere i cumuli dalle strade. La strada per risolvere l'emergenza e' tracciata. I siti per le discariche necessarie sono ormai individuati ed e' giusto utilizzarli nell'interesse di tutti i cittadini''.
Napoli come Seveso, ma qui chi paga?
IL 10 LUGLIO 1976 dalle ciminiere della Icmesa a Seveso si sprigionarono quantità di fumi di diossina, e bambini malformati e aborti selettivi vennero alla luce nei mesi successivi. Il Governo di allora venne messo sotto processo e intervenne senza sosta, in collaborazione con la Regione Lombardia, per attenuare i problemi di quella calamità impressionante. Fu tale lo sconcerto che al nome di Seveso, proprio per questo caso, è legata la direttiva europea 96/82/CE che impone il censimento di tutti i siti industriali ad alto rischio. L’Icmesa pagò enormi cifre ai singoli, al Comune e alle famiglie degli abitanti per i danni umani e ambientali dell’incidente.
Oggi, 32 anni dopo, a Napoli e in gran parte della Campania, sotto il regno ininterrotto della Jervolino e di Bassolino, altra diossina c’è per le strade, frutto di incendi della immondizia che arriva sino alle finestre dei primi e a volte secondi piani delle case. Sì, montagne di immondizia che sono come i rapitori, impediscono la libera circolazione delle persone e ammazzano il valore delle abitazioni.
Immondizia alla quale si risponde con commissari che nulla possono per le oggettive complicità o inadeguatezze delle pubbliche amministrazioni. Immondizia bruciata che è l’ultima arma dei cittadini per rientrare in casa, per riaprire le finestre, insomma per vivere un po’ diversamente da una immondizia. Vergogna! Sì, ma l’allucinazione totale dello Stato è quella di trattare in maniera diversa casi uguali. Icmesa sotto processo e invece Jervolino e Bassolino liberi di pavoneggiarsi a ogni discesa del presidente della Repubblica.
Le norme ambientali nel resto del Paese impediscono anche di fare pipì nei fiumi o lasciare la cacca nei boschi: in Campania e sotto il regno della puzza di Bassolino e Jervolino, invece, il loro compagno di cordata, Pecoraro Scanio, non muove un dito. Il ‘sole ride’ solo nel resto d’Italia, ma a casa propria — Pecoraro è di Napoli — non c’è sole che tenga, anzi meglio le nuvole maleodoranti e pericolosissime della diossina.
ORA, SENZA polemiche di sorta, la giustizia in Italia finisce a Napoli, il liberi-tutti sull’ambiente è già morto da tempo sotto gli occhi di Pecoraro, Kyoto e Bali sono fantasie per Napoli e non solo. Ipocrisia? Doppiopesismo? Faccia tosta? A Napoli il Governo dimostra ben peggio. Uccide l’uguaglianza verso la legge, uccide l’ambiente e la libertà delle persone e, ancor più grave, la Turco ministro della Salute asseconda per ragioni politiche l’asfissia e l’inquinamento grave delle persone. Leucemia, tumori e malattie varie sono da addebitarsi a molti ministri e responsabili delle amministrazioni pubbliche italiane. L’Icmesa pagò. E la Regione Campania, il Comune di Napoli, i ministri della Salute e dell’Ambiente? Giustizia, semplicemente ci vuole giustizia per tutti, anche per i napoletani.
Luca Volontè
Presidente gruppo Udc della Camera
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