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Sul Rigassificatore di Brindisi

British Gas, la Provincia contro l'archiviazione Ue

Procedura di infrazione, nuovo scontro sulla Via. Il presidente Errico vuole che il caso Brindisi resti aperto sulla valutazione di impatto ambientale. Il governo, per l'ente, è ancora inadempiente
3 gennaio 2008
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NO al Rigassificatore ne a Brindisi ne a Taranto BRINDISI — I servizi della Commissione europea propongono di archiviare la procedura di infrazione contro l'Italia per la vicenda del rigassificatore di Brindisi, ma la Provincia dice no e si oppone formalmente con una nota inviata a Bruxelles, a firma del presidente Michele Errico. Il nocciolo della questione sono le procedure di informazione delle popolazioni interessate sui rischi rilevanti legati all'insediamento in progetto.

Secondo l'amministrazione provinciale brindisina, infatti, la legislazione italiana in materia era, e rimane carente. Se da un lato sono indicate le circostanze in cui l'informazione delle popolazioni è obbligatoria, non sono indicati gli strumenti e le modalità idonee attraverso cui tale obiettivo fondamentale deve essere raggiunto e concretizzato.

Quindi, non sono venute meno le ragioni che tengono aperto il caso Brindisi, e quelle per considerare non adempiuti gli obblighi in capo al governo. La proposta di archiviazione si fonda invece sul fatto che il decreto 506 del 20 settembre 2007, a firma dei ministri Pierluigi Bersani e Alfonso Pecoraro Scanio, che stabilisce l'obbligo di una procedura di Valutazione di impatto ambientale per il progetto di Brindisi Lng (e la contestuale sospensione dell'autorizzazione a realizzare l'impianto del 21 gennaio 2003) comporta automaticamente l'obbligo di informativa pubblica sulla Via stessa, con la possibilità di intervento da parte dei cittadini, degli enti e delle associazioni.

Ciò, sostiene invece la Provincia di Brindisi, è del tutto insufficiente, e lo stesso decreto 506 - si rammenta - è stato impugnato dinnanzi al Tar del Lazio dal Comune di Brindisi, e di conseguenza è attualmente sub judice. Dal canto loro, le 13 associazioni ambientaliste locali il 30 novembre avevano fatto presente al governo -con l'ennesima nota- che nessuna procedura di Via, sul piano dei pareri, avrebbe potuto superare il pronunciamento, e quindi il «no» all'impianto, già espresso a suo tempo dai consigli comunali e provinciale di Brindisi, e dal consiglio regionale della Puglia, in quanto assemblee deputate ad esprimere la volontà popolare.

Ciò sarebbe stato possibile solo attraverso un referendum, che le norme non prevedono ma neppure escludono, avevano osservato le associazioni ambientaliste del fronte del «no». Le quali, tuttavia, insistono sempre perché il governo proceda all'annullamento definitivo dell'autorizzazione del 21 gennaio 2003. Una scelta in autotutela, che terrebbe conto finalmente conto del fatto che l'inter fu inficiato in maniera determinante da azioni penalmente rilevanti

Marcello Orlandini

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