Inceneritori: lettera aperta dei Medici per l’ambiente a Tomat
Gentile ex presidente Andrea Tomat, quale rappresentante di Unindustria, se le sta a cuore come scrive «la convivenza civile, la vita democratica e, non certo da ultimo, la capacità di riconoscere il valore dell’interesse generale, senza perdersi tra i tanti e legittimi interessi particolari e senza accettare alcuna mediazione sui beni inalienabili come la salute di ogni cittadino e la tutela dell’ambiente», riveda il progetto sui «termovalorizzatori» (inceneritori) da lei stesso ritenuti «impianti indispensabili per garantire alla comunità trevigiana il più elevato equilibrio tra sviluppo produttivo, benessere e maggiore qualità della vita» (ne è veramente certo?).
Accetti l’impegno ad un confronto «lontano da logiche meramente corporative”; lasci per un momento da parte «le autorevoli ed esaustive informazioni tecniche riguardanti i termovalorizzatori (inceneritori) che sono nella disponibilità di Unindustria e declini l’impegno morale (di cui parla nell’incipit del suo intervento) sul piano etico e di responsabilità nei confronti dell’Ambiente e della Salute. A questo livello la ricerca scientifica insieme all’onestà intellettuale ci sono di aiuto e ci consentono di distinguere il certo dall’opinabile così come individuare la disinformazione dall’informazione. Alcuni esempi: non è forse una disinformazione strumentale o di comodo affermare che i rifiuti sono fonti rinnovabili a basso impianto ambientale da cui ricavare energia elettrica?
il «rischio percepito» dai cittadini nei confronti dei «termovalorizzatori» (inceneritori) non nasce dall’ignoranza o da «pregiudiziali emotive» (come da Lei scritto) ma da fonti scientifiche che hanno studiato e continuano a monitorare tali impianti perché non sono ad «impatto ambientale zero», e non rappresentano «una soluzione pulita» perché anch’essi generano rifiuti marcatamente più tossici di quelli che sono stati introdotti. La scelta dell’incenerimento dei rifiuti rappresenta una facile scappatoia dalle responsabilità individuali e collettive nei confronti di un impegno per una cultura più attenta al riuso e al riciclo che è l’unica a garantire l’ecosistema anche per chi verrà dopo di noi. Signor presidente, tutti siamo chiamati ad agire (che è diverso dal fare). Lei è un uomo d’azione. Tutti però dovremo agire secondo l’etica della responsabilità secondo la quale «le conseguenze di questa o quella decisione devono essere imputate all’operato di chi le compie» e non scaricate sulle spalle degli altri.
Con l’etica di responsabilità ci si mette in discussione giorno dopo giorno, non solo ma si mette in discussione anche il mezzo che si è preventivamente scelto per raggiungere quel fine perché non esiste alcuna certezza tra la congruità dei mezzi e i fini. Non esistono Inceneritori innocui! «Mettersi al servizio degli altri, preoccupandosi di far maturare nella popolazione la consapevolezza che,per quanto riguarda i rifiuti, ci sono altre vie possibili - e praticabili - da percorrere per uno sviluppo sostenibile, nel rispetto dell’ambiente e della salute «(come scritto da Don Mario Marostica) è rendersi «disponibili, concretamente e fattivamente, al dialogo e al confronto come da Lei auspicato.
Il confronto è possibile; è sempre possibile perché,in democrazia, la decisione sul fare o non fare opere di interesse comune, richiede un’assunzione di responsabilità da parte di tutti. Oggi «nell’Italia dell’antipolitica, della crisi di credibilità delle Istituzioni e della disgregazione di valori sui quali si fonda la coesione sociale», come da Lei ricordato, abdicare al dialogo e al confronto può essere estremamente pericoloso. Bisogna avere il coraggio di crederci, per il bene, ripeto, di tutti.
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