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C’era una volta un «Biutiful cauntri»

Tumori, veleni e camorra nel «cimitero delle ecoballe»

Il paesaggio devastato dalle discariche. Una ogni mille abitanti. Monnezza per tutti i 40mila residenti di Giugliano, Qualiano, Villaricca e paesi attaccati. E di tutti i tipi. Legale e illegale. Imballata scaricata così come viene raccolta dai cassonetti. In un chilometro 40 discariche.
5 gennaio 2008
Enrico Fierro
Fonte: L'Unità

Emergenza Rifiuti in Campania Benvenuti a Taverna del Re. Del sovrano non c’è traccia ma del suo regno sì: la mondezza. Montagne di mondezza che si stagliano alte e nere nel cielo di questa parte del napoletano maestose e più minacciose d’o Vesuvio. Benvenuti qui nel regno delle eco-balle, la più grande truffa perpetrata ai danni degli abitanti di partenope, il più grande attacco alla salute loro e dei loro figli. Ce ne sono 4 milioni e occupano un’area di 3 milioni e mezzo di metri cubi. Una città. Le hanno messe una sopra l’altra e le hanno ricoperte con i teloni neri. È materiale pericolosissimo, tanto è vero che il visitatore - regolarmente tenuto fuori dai cancelli se si qualifica come giornalista - è invitato perentoriamente a non fumare. «Se no si appiccia tutto», mi avverte uno svogliato vigilantes. È mezzogiorno e gli chiedo di farmi parlare con un responsabile. «Dottò è ora di pranzo, stanno facendo marenna».

Vado via, alzo gli occhi al lembo di cielo che la monnezza lascia libero alla visuale e raggelo. Una teoria di fili dell’alta tensione pende a pochi metri dalla cime del castello di ecoballe, attorno tralicci e ancora tralicci. Basta poco un corto circuito, una scintilla, un fulmine e qui prende fuoco tutto. Una catastrofe, una montagna di schifo che brucia annerendo il cielo di fumi scuri e diossina. Meglio non pensarci e affidarsi alla scaramanzia che da queste parti abbonda ed è l’unica cosa che aiuta a sopravvivere.

Siamo nell’area nord di Napoli, al confine con il basso casertano, a un tiro di schioppo da Villaricca e Lago Patria. Per arrivarci abbiamo attraversato da Napoli l’Asse Mediano, una strada diventata famosa nel dopoterremoto dell’80 per i suoi costi da centinaia di miliardi a chilometro. Ai lati e nelle piazzole cumuli di rifiuti, carcasse di tv, residui di copertoni bruciati e inquietanti bidoni neri. Davanti una lunga teoria di mega centri commerciali. Dai viottoli di campagna fanno capolino puttane nigeriane e slave. Sono giovanissime, fa un freddo cane e portano vertiginose minigonne.

È il paesaggio dell’enorme periferia che brulica attorno al grande ventre della città di Napoli. Un orrendo mix di modernità sguaiata e americana e sottosviluppo da Terzo Mondo. Per arrivare alla grande discarica di Taverna del Re devi immetterti su una strada non asfaltata. Hanno sperperato miliardi al Commissariato ma quattro lire per gettare una mano d’asfalto su un viottolo che viene attraversato da centinaia di camion proprio no. Al bivio di ingresso ci accoglie la tenda verde del presidio dei comitati popolari e ambientalisti che a Giugliano e nei comuni attorno protestano contro la devastazione del territorio. C’è anche un albero di Natale. Brutto e schifoso, fatto con bottiglie di plastica, pannolini zozzi, buste di supermarket: tutto quello che c’è in un cassonetto.

Questa una volta era Campania Felix, terra pianeggiante e fertilissima. Un «Biutiful cauntri», hanno titolato così il loro film sulla tragedia dei rifiuti in Campania i registi Esmeralda Calabria e Andrea D’Ambrosio e il giornalista Peppe Ruggiero. Qui si facevano fino a tre raccolti l’anno: verdure pregiate, primizie, frutta, allevamenti di bestiame. L’acqua era buona e la terra generosa. Ora è tutto cambiato. Il paesaggio devastato dalle discariche. Una ogni mille abitanti. Monnezza per tutti i 40mila residenti di Giugliano, Qualiano, Villaricca e paesi attaccati. E di tutti i tipi. Legale e illegale. Imballata scaricata così come viene raccolta dai cassonetti. In un chilometro 40 discariche.

Sul territorio di Giugliano c’è il Cdr (l’impianto per separare e imballare i rifiuti), la grande discarica di Taverna del Re, 14 piattaforme di stoccaggio che hanno accatastato 900mila eco-balle, più 3 discariche dei Consorzi Napoli 1,2 e 3; 2 discariche della Fibe di Romiti e figlio e altro ancora. L’elenco potrebbe continuare ma ci fermiamo solo per dire che accanto alle discariche timbrate dalla legge, ci sono quelle marchiate dalla camorra. Pochi anni fa i carabinieri ne individuarono 4, piene zeppe di rifiuti tossici a Giugliano. Perché «a munnezza è oro», diceva già nel ’94 un mammasantissima in una intercettazione. E aveva ragione, perché per la camorra il giro d’affari dei rifiuti è un business da 600 milioni di euro l’anno. «Sono loro i padroni del territorio - si legge in un rapporto di Legambiente -, solo in Campania negli ultimi anni hanno versato qualcosa come 10 milioni di tonnellate di veleni».

Taverna del Re e la sua montagna di eco-inganni. «Un monumento alla imbecillità, un luogo dove portare la gente in gita per fargli vedere e capire come non si fa in tema di rifiuti». Raffaele Del Giudice ha quarant’anni, vive a Giugliano («con gli stracci bagnati a coprire le fessure dei balconi per evitare che entri il fumo nero dei rifiuti bruciati») e per mestiere si occupa del recupero dei minori a rischio. Sa tutto su come e chi ha devastato la sua bella terra. «Gli impianti della Fibe non sono adatti, abbiamo fatto un dura lotta perché fossero messi a norma. Il materiale che producono non può essere incenerito.

Altro che rifiuti separati, in quelle balle c’è di tutto: la mondezza viene solo tritata e imballata. Ecco perché la magistratura le ha sequestrate e ha aperto una inchiesta». Le balle, non più eco, sono di fronte a noi, a 700 metri da qui c’è il mercato ortofrutticolo di Giugliano, il più grande di tutto il Sud. Sfoglio una ricerca del 2004 dell’Istituto superiore di sanità dal titolo impegnativo e raggelante: «Mortalità per causa in un’area della Campania con numerose discariche». Parla di «aumenti significativi di neoplasie polmonari, encefaliche ed epatiche nell’area di Qualiano, Giugliano e Villaricca, di malattie della circolazione e di diabete». È stata una ricerca difficile perché la Asl del posto, almeno fino a qualche anno fa, non aveva il registro dei tumori. Qui, tra cumuli di monnezza e ecoballe, si moriva tutti per arresto cardiaco.

Lasciamo Giugliano, Taverna del Re e le quaranta discariche che appestano l’aria e la salute della gente. C’era una volta un «Biutiful cauntri».

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