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Fissata l'udienza preliminare: il 13 marzo dal giudice i 15 accusati

Rigassificatore, è l'ora del processo

Lo scandalo Politici, imprenditori e manager in aula dopo gli arresti per il progetto della British Gas. Ci sarà anche l'ex sindaco Giovanni Antonino, le richieste di rinvio a giudizio dei pm Nastasia e De Nozza.
10 gennaio 2008
Fonte: Corriere del Mezzogiorno

NO al Rigassificatore ne a Brindisi ne a Taranto BRINDISI — Comincerà il 13 marzo prossimo l'udienza preliminare per l'indagine sul rigassificatore di Capo Bianco. Quindici gli indagati che compariranno davanti al gup di Brindisi, più British Gas Italia come soggetto giuridico. Le richieste di rinvio a giudizio in partenza dalla procura portano la firma dei due pm che hanno condotto l'inchiesta, Silvia Nastasia e Giuseppe De Nozza, ma probabilmente anche quella del procuratore aggiunto Cosimo Bottazzi (come è già avvenuto a giugno, con l'emissione degli avvisi di chiusura indagini).

I reati ipotizzati vanno dalla corruzione aggravata e al falso ideologico in concorso, all'occupazione abusiva di terreno demaniale marittimo. Nell'elenco delle persone per le quali la procura chiede il processo ci sarebbero tra gli altri l'ex sindaco Giovanni Antonino, l'operatore marittimo Luca Scagliarini, l'ex presidente dell'Autorità portuale Mario Ravedati assieme all'ex responsabile dei servizi tecnici Donato Caiulo, il funzionario del ministero dell'Ambiente responsabile del procedimento, Gilberto Dialuce, l'avvocato Gianluca Rabitti, l'imprenditore campano Alfonso Gallo.

Poi, per la società britannica, Franco Fassio (presidente protempore BG Italia), Yvonne Barton, Fabio Fontana, Armando Henriques de Azevedo (BG Group), John Stephen Ricketts (Bg Group), David James Robotom (Bg Group). Antonino, Scagliarini (che hanno reso, soprattutto quest'ultimo, ampie ammissioni), Fassio, Fontana e la Barton furono colpiti da ordinanze di custodia cautelare del gip Simona Panzera il 6 febbraio scorso, quando Digos e Guardia di finanza diedero il via all'operazione High Confidential, dopo due anni di indagini sull'iter autorizzativo del progetto del rigassificatore, che aveva ricevuto l'ok dal governo Berlusconi il 21 gennaio del 2003 senza Valutazione di impatto ambientale, né informazione delle popolazioni interessate sul rischio industriale. Mentre il Nucleo provinciale di polizia tributaria si è dedicato al filone delle tangenti pagate da British Gas ad Antonino e Scagliarini attraverso la società Iss, la Digos ha seguito la pista delle collusioni negli enti brindisini e a livello ministeriale.

L'operazione High Confidential, soprattutto, portò al sequestro penale preventivo del cantiere di Capo Bianco, dove Brindisi Lng, controllata di British Gas, aveva già realizzato una gigantesca colmata. Sequestro che sin qui gli avvocati della società britannica non sono riusciti a rimuovere, ma che anzi trova supporti indiretti in alcune sentenze del Tar di Lecce.

Successivamente, in seguito ad un ricorso del 2005 della Provincia di Brindisi, la Commissione europea ha obbligato il governo italiano ad ottemperare a due infrazioni delle direttive comunitarie: una relativa all'evasione dell'obbligo della Valutazione di impatto ambientale, l'altra relativa all'omessa informazione delle popolazioni. Per questo il 20 settembre 2007, dopo tre sessioni di conferenza dei servizi, i ministri dello Sviluppo e dell'Ambiente hanno sospeso con decreto l'autorizzazione per il rigassificatore, assegnando a Brindisi Lng termini per presentare una domanda di Via.

Marcello Orlandini Franco Fassio, ex presidente della British Gas Italia, coinvolto nell'inchiesta giudiziaria e arrestato il 6 febbraio del 2007. Con lui finì in carcere anche Giovanni Antonino (a destra), ex sindaco di Brindisi accusato di avere intascato tangenti

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