Allarme inquinamento per il Mediterraneo
Cosa fare per evitare il rapido degrado delle coste del Mediterraneo, l'inquinamento delle acque e come combattere gli effetti dei cambiamenti climatici nella sponda nord e sud?
Queste le domande a cui le Nazioni Unite e il loro programma di protezione dell'ambiente (Unep), e i 21 Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, daranno una risposta durante la riunione convocata per la prossima settimana ad Almeria, Spagna delle parti che hanno aderito alla convenzione per la protezione dell'ambiente marino e delle regioni costiere del Mediterraneo, conosciuta come Convenzione di Barcellona. A loro spetta il compito di far applicare il piano d'azione per il Mediterraneo (Mediterranean action plan, o Map) messo a punto dalle Nazioni Unite negli anni '70 con lo scopo di sostenere la salvaguardia delle acque.
Il Map prevede due fasi: nella prima, che si è conclusa nel 1995, i Paesi si sono preparati e coordinati dal punto di vista tecnico e politico per combattere l'inquinamento nel Mar Mediterraneo. Dal 1995 in poi, l'attenzione si è spostata sulle zone costiere e sul loro sviluppo in armonia con il rispetto dell'ambiente, considerato che le attività fino ad allora svolte avevano dimostrato come le maggiori cause di inquinamento siano i piani di sviluppo inadeguati, che assecondano esclusivamente la crescita socio-economica senza curarsi degli obiettivi ambientali.
Secondo le stime dell'Onu, circa l'80% dell'inquinamento marittimo è causato dalle attività che si svolgono sulle coste. La quattro giorni di incontri tra esperti e rappresentanti delle istuzioni e dei Governi servirà a tirare le somme sul lavoro svolto fino ad oggi e a programmare le nuove tappe per il periodo 2008-2010. Saranno dunque aprovate le decisioni sulla conservazione di specie animali in pericolo (tartarughe, uccelli), e sarà ampliata la lista delle zone marittime da proteggere che comprenderà diverse aree italiane tra cui Tavolara, Torre Guaceto e Miramare
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