Brindisi, sul termovalorizzatore scelte affrettate
I partecipanti all’incontro convenivano: «di dare la massima disponibilità nei confronti di qualsiasi soluzione che tenga conto della rapidità dell’intervento e nel contempo della sostenibilità migliore». Ed aggiungevano: «l’ipotesi più plausibile formulata dal tavolo riunitosi in Provincia è quella orientata verso la costruzione di un impianto di termovalorizzazione di ultima generazione».
Le nostre Associazioni da tempo denunciano i rischi connessi ad una mancata inversione di tendenza nella gestione dei rifiuti riferendosi, in particolare, ai rischi per la salute delle popolazioni che risiedono intono alle discariche (vedi l’articolo sul n. 3 di Salute Pubblica, autori Mitis ed altri, dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sulle popolazioni campane) ed al sicuro vantaggio economico ed energetico del riutilizzo dei materiali rispetto al loro smaltimento in discarica e nei termovalorizzatori.
La costruzione di un «termovalorizzatore di ultima generazione» non ci sembra pertanto l’ipotesi più «plausibile» né un intervento caratterizzato da «rapidità» e da «sostenibilità» come si afferma nel comunicato dell’Amministrazione provinciale. Infatti sarebbe molto più rapida l’attivazione dei cinque impianti per il riutilizzo dei rifiuti che giacciono da anni pronti e fermi a Brindisi. Si tratta precisamente del Centro materiali raccolta differenziata, dell'Impianto di produzione CDR (che comporta enormi costi correnti di manutenzione), dell' Impianto di compostaggio, dell'Impianto di selezione e biostabilizzazione e dell'Impianto di frantumazione inerti. Strutture queste costruite e custodite con denaro pubblico che, oltre ad offrire decine di posti di lavoro, potrebbero ridurre notevolmente, e questa volta sì, rapidamente i rifiuti per i quali le discariche in uso risulteranno presto insufficienti.
La scelta di costruire un termovalorizzatore è poi contraddittoria rispetto alla intenzione, espressa nella riunione, di dare l’avvio all’«esercizio degli impianti esistenti a Brindisi che riguardano la selezione e la stabilizzazione del cdr unitamente alla messa in esercizio dell’impianto di compostaggio». Come si alimenterebbe il termovalorizzatore se i citati impianti, insieme alla raccolta differenziata, riducono al minimo la materia (CDR) da incenerire? L’invocata “sostenibilità” della realizzazione del termovalorizzatore verrebbe così vanificata dalla mancanza di materia prima. Senza dimenticare che il residuo dell’incenerimento, circa il 30% della massa bruciata, deve essere raccolto in discariche per rifiuti speciali, a meno che non si vogliano bruciare rifiuti “tal quali” con gravi danni alla salute e all’ambiente.
Non vorremmo che l’inerzia con cui si è finora affrontata l’attivazione degli impianti già esistenti per il riutilizzo dei rifiuti venga nascosta, magari con l’ausilio della suggestione mediatica provocata dalle immagini di montagne di rifiuti nelle strade campane, con un attivismo favorevole all’incenerimento dei rifiuti che non è soluzione «rapida», né ecocompatibile e neppure economicamente vantaggiosa. Ed a riguardo si deve ricordare che a Brindisi insiste già un inceneritore di rifiuti speciali per il cui funzionamento giungono nel capoluogo rifiuti del genere da tutta Italia sicché è davvero improponibile aggravare ulteriormente la situazione della nostra area con l’ipotizzato impianto. C’è insomma per il termovalorizzatore una incompatibilità ambientale che non può assolutamente sfuggire e che certe frettolose inversioni di marcia, più istintive che ragionate e più umorali che progettuali, non possono in alcuno modo nascondere.
Sorprende allora la sfiducia che Provincia e Comuni esprimono, con la scelta inefficace e non risolutiva di costruire un termovalorizzatore, nei riguardi della raccolta differenziata che pure nel capoluogo sta dando risultati di tutto rispetto e che potrebbe essere estesa rapidamente ed utilmente a tutti gli altri centri della provincia. Una scelta antieconomica e non in linea con una cultura capace di apprezzare il valore del rifiuto considerandolo materiale pregiato per il suo contenuto energetico riutilizzabile.
Brindisi, 14 gennaio 2008
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