Caffaro e pcb: raccolta firme per evitare l'insabbiamento
Attualmente sono pendenti due procedimenti: uno in sede penale e uno in sede civile. Il procedimento penale nell’ottobre del 2007 ha rischiato l’archiviazione perché secondo il pm non vi erano elementi sufficienti per l’accusa di disastro colposo. La richiesta è stata però respinta dal gip perchè erano necessari ulteriori accertamenti in merito al nesso di causalità tra la produzione della Caffaro e i livelli elevati di diossina nelle zone circostanti l’industria chimica.
Due sono le richieste del gruppo «Amici di Beppe Grillo»: la costituzione di parte civile del Comune di Brescia e il risarcimento del danno da parte della Caffaro. «È assurdo che il Comune di Brescia non sia entrato nei procedimenti giudiziari - afferma Ruzzenenti -. Il Comune ha il dovere di tutelare se stesso e i cittadini. Noi siamo convinti che l’azione congiunta insieme alla autorità comunale darebbe una spinta efficace alla macchina giudiziaria, in caso contrario si rischia l’insabbiamento».
Le dimensioni del disastro ambientale sono confermate anche da una serie di provvedimenti eccezionali presi dal Ministero dell’Ambiente. La zona di Brescia danneggiata dalla Caffaro è stata inserita nei siti inquinati di rilevanza nazionale, ottenendo fondi per la bonifica: «Ad oggi sono stati stanziati circa 7 milioni di euro - ricorda Ruzzenenti -, tuttavia si stima che l’intervento di bonifica totale si aggiri intorno ai 100 milioni».
Impensabile, secondo Ruzzenenti, oberare solo lo Stato dei costi di ripristino della salute ambientale. Necessario allora un intervento congiunto della Regione, ma soprattutto del privato ossia di chi ha inquinato. «Bisogna sensibilizzare l’opinione pubblica - conclude Ruzzenenti - e a questo proposito organizzeremo una raccolta firme».
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