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Arpav: dati preoccupanti Partono nuove verifiche

Delta avvelenato dal piombo

«Le analisi sui campioni d'acqua prelevati nelle zone di caccia del delta del Po hanno evidenziato valori altissimi. Siamo preoccupati e la settimana prossima rifaremo cn i ns tecnici altri campionamenti nelle stesse zone»
17 gennaio 2008
Fonte: Corriere del Veneto

Marghera ROVIGO — Andrea Drago, presidente dell'Arpav, ha commentato così la situazione sul nodo dell'avvelenamento da piombo del Delta. Situazione affrontata ieri in un vertice, a Padova, tra Arpav e Forestale, di fronte ai primi dati dei campioni raccolti a partire dal 21 novembre, dopo la morìa di fenicotteri dovuta all'ingestione dei pallini da caccia finiti sui fondali. Ma ora il timore è che l'avvelenamento finisca per toccare anche selvaggina e pesci, mettendo più direttamente a rischio la catena alimentare che arriva all'uomo.

Così, a distanza di due mesi dai primi rilievi, il vertice di ieri ha avviato un nuovo piano di lavoro, che inizierà la prossima settimana, mirato a monitorare le stesse zone nelle quali sono stati fatti i primi interventi. «Se le concentrazioni di piombo nelle zone di caccia dovessero confermare i valori di piombo riscontrati – ha sottolineato Alberto Colleselli, comandante regionale del Corpo forestale dello Stato — chiederemo subito alla procura il sequestro delle aree inquinate e la successiva bonifica ».

Bocche cucite sui reali valori riscontrati. Ma i campionamenti avrebbero fatto emergere alte concentrazioni di piombo (i valori registrati avrebbero raggiunto anche picchi di 28 microgrammi per litro, assestandosi in altri tra i 5 e i 7). Valori di tossicità che in alcune valli di caccia avrebbero superato i valori massimi. «Un decreto legislativo del 2006 – spiega Enzo Funari, direttore del reparto qualità ambienti acquatici dell'Istituto superiore di sanità, che ritiene però ancora quantitativamente insufficienti i campioni raccolti – relativo alle norme in materia ambientale stabilisce per il piombo uno standard di qualità per le acque superficiali sia interne che costiere di 10 microgrammi per litro. Il valore massimo riportato supera il valore definito come standard legato alla protezione della vita acquatica.

Se tali dati si riferiscono a periodi prolungati (come nel caso delle valli campionate) si prefigura una situazione di rischio inaccettabile per la vita acquatica».

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