Così si va in cerca dei segni della diossina «abusiva»
Scopo della ricerca, svolta dall'Osservatorio epidemiologico regionale della Campania, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche e autorità sanitarie locali, è di misurare i livelli di diossina, metalli e altri inquinanti probabilmente correlati all'esposizione della popolazione alle discariche abusive che infestano le province di Napoli e Caserta.
Segnali di preoccupazione erano emersi da una recente ricerca epidemiologica che aveva trovato un eccesso di mortalità per tumori e di malformazioni congenite nei comuni più inquinati da rifiuti. Ma saranno davvero le discariche gestite dalla camorra le responsabili di questa situazione sanitaria? Per esserne certi servono nuovi studi, e in particolare misure dirette dei contaminanti nei tessuti della popolazione locale.
«Il biomonitoraggio che stiamo avviando vuole approfondire il lavoro di ricerca — spiega il responsabile della ricerca Renato Pizzuti —. Per questo prevediamo il prelievo di campioni di sangue di 780 persone e del latte materno di 50 donne. La lista delle persone coinvolte sarà scelta casualmente in modo proporzionale alla composizione della popolazione, in una fascia di età che va dai 20 ai 64 anni, in comuni selezionati per diverso livello di rischio ambientale».
«Si capirà così se la contaminazione del terreno, delle acque e degli alimenti abbiano lasciato una traccia nell'organismo delle persone residenti — afferma Fabrizio Bianchi, epidemiologo del Cnr che fa parte della direzione del progetto — in modo da quantificare meglio i rischi. E per passare rapidamente, si spera, ad una bonifica ambientale che si rimanda da decenni».
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