«British Gas non pagò tangenti»
BRINDISI — Giovanni Antonino si trasforma in difensore di ufficio di British Gas, e dichiara al corrispondente da Roma del Financial Times che la società inglese non ha mai corrotto nessuno. La nuova versione della gas-story brindisina secondo Antonino è stata raccolta da Guy Dinmore, del quale ieri il prestigioso quotidiano inglese ha pubblicato un equilibrato servizio sul rigassificatore di Brindisi, dal titolo «Il progetto Lng si tramuta in un incubo sull'Adriatico», e frutto di una serie di interviste e sopralluoghi effettuati alcuni giorni fa.
Antonino aveva detto l'esatto contrario agli investigatori ed ai pm che stavano indagando sull'iter autorizzazione del terminal di gas naturale a Capo Bianco, ed aveva ottenuto così l'assegnazione agli arresti domiciliari. Ma non solo. Dopo l'arresto per corruzione del 12 febbraio 2007, l'ex sindaco di Brindisi era stato nuovamente arrestato assieme a Franco Fassio, presidente di BG Italia, il 21 febbraio per concorso in falso ideologico, in relazione agli interventi attuati per evitare la Valutazione di impatto ambientale al progetto.
In quella seconda circostanza, proprio per le ammissioni rese in precedenza, Antonino aveva ottenuto direttamente i domiciliari, a differenza di Fassio. Cosa ha dichiarato Antonino al giornalista del Financial Times? «Mister Antonino - scrive Dinmore - ha detto al Financial Times che per tornare presto libero aveva dichiarato falsamente di aver ricevuto denaro da BG a pagamento di consulenze ottenute attraverso la sua ex moglie e la suocera di un operatore portuale. "BG non ha corrotto nessuno per questo contratto", insiste Antonino parlando con il corrispondente del Financial Times. "Il mio unico atto illegittimo fu il finanziamento illegale di 20mila euro alla mia campagna elettorale del 2002", aggiunge. Comunque, BG ebbe solo tre contatti con lui.
BG nega ogni accusa di comportamenti illegali. Sostiene di aver pagato per consulenze effettivamente rese». Il servizio - che contiene interviste al sindaco Domenico Mennitti, al presidente della Provincia, Michele Errico, e all'amministratore delegato di Brindisi Lng, Giorgio Battistini - esce mentre la società inglese deposita il suo Studio di impatto ambientale, questa volta per ottenere la Via (ma ha impugnato anche il decreto ministeriale che le ha imposto questa strada, sospendendo l'autorizzazione del 21 gennaio 2003).
Dal Sia, un metro di altezza di fascicoli dove c'è tutto, anche le reazioni dei pesci di Capo Bianco di fronte alla colmata, manca però clamorosamente lo studio del rischio industriale: il Rapporto preliminare di sicurezza del terminale - si giustifica Br Lng - «è già stato approvato con prescrizioni dall'Ispettorato regionale Puglia dei Vigili del fuoco in data 18 ottobre 2002». Ma la gente chiamata a visionare ed emendare gli atti, dove lo va a pescare questo documento fondamentale?
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