Brescia e i Pcb: a primavera partiranno le bonifiche
MILANO - A primavera, forse, partiranno le bonifiche in grande stile. È dal 2001 che i bresciani che abitano vicino all'industria chimica Caffaro, circa 20mila persone, aspettano questo momento. Dalle analisi del sangue effettuate negli anni scorsi sono state riscontrate concentrazioni di Pbc pari a 300 nanogrammi per litro, quando il limite massimo, stabilito dall'Asl locale, sarebbe di 15 nanogrammi per litro.
Nel terreno, inoltre, sono stati trovati Pbc e diossina con concentrazioni più alte di quelle della tragedia di Seveso. Dal 2002 l'area è stata inserita nell'elenco dei "siti inquinati di interesse nazionale". E il Sindaco, Paolo Corsini, il 27 dicembre 2007 ha rinnovato l'ordinanza che vieta l'uso dei terreni della zona. Nonostante tutto questo, la giustizia non ha ancora accertato chi ha causato un disastro ambientale di tale portata e chi dovrà pagare le spese della bonifica.
La Caffaro dai primi anni '70 fino al 1984 ha prodotto, unica in Italia, l'apirolio (che contiene Pbc), un liquido isolante e non infiammabile destinato ai trasformatori del centro siderurgico di Taranto (vedi lancio precedente; ndr). È per questo che quando, nel 2001, si è scoperto quanto era inquinata la zona, si è pensato subito alla Caffaro.
Nelle settimane scorse il "Comitato popolare contro l'inquinamento zona Caffaro", il gruppo "Meetup amici di Beppe Grillo di Brescia" e l'associazione "Ricomincio da Grillo", hanno avviato una raccolta di firme per chiedere al Comune di costituirsi parte offesa nell'inchiesta, ancora in corso presso la Procura di Brescia, sulle responsabilità dell'industria chimica.
Il 15 ottobre il Giudice per le indagini preliminari ha rigettato la richiesta del Pubblico ministero di archiviare l'inchiesta: ha ordinato altri sei mesi di indagine e i promotori della raccolta firme vorrebbero che il Comune fosse più attivo nell'impedire che la partita giudiziaria si concluda con un nulla di fatto.
Contro la Caffaro è inoltre pendente una causa civile, avviata da 12 cittadini che chiedono un risarcimento complessivo di 8 milioni di euro. "Il problema è che invece il Comune non si è ancora mosso per ottenere un risarcimento dei danni dalla Caffaro -spiega Marino Ruzzenenti, presidente del comitato popolare contro l'inquinamento zona Caffaro-. Riconosco che si è dato da fare per informare i cittadini e per trovare una soluzione a questo problema, ma occorre anche che pretenda chi ha inquinato paghi, in particolare i costi di bonifica". (dp)
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