Centro oli: i medici chiedono un incontro
ORTONA. L’insediamento di primo trattamento degli idrocarburi dovrebbe sorgere in contrada Feudo per lo sfruttamento dei pozzi delle contrade Savini e Lazzaretto. Il documento è stato redatto dopo che i dirigenti medici hanno svolto una dettagliata ricerca bibliografica italiana e internazionale, consultato attentamente la letteratura scientifica del settore e interpellato diversi esperti.
«Ho inviato al sindaco un documento sottoscritto e firmato da 88 medici dell’azienda in cui si esprimono, dopo un’attenta valutazione, le nostre preoccupazioni circa i possibili rischi per la salute causati dal progetto di insediamento di un centro di estrazione e trattamento di idrocarburi», dice il dottor Di Stefano, «il sindaco rappresenta la prima autorità sanitaria del territorio per cui non può restare indifferente a tale documento che è stato mandato anche all’Associazione medici per l’ambiente-Isde, all’Ordine del medici della Provincia, al direttore generale della Asl, a tutti i vertici della giunta regionale e provinciale».
Nel documento i medici sottolineano che nella stesura del nuovo codice di deontologia medica approvato recentemente per la prima volta è stato inserito un apposito articolo, il 5, che prevede che «il medico è tenuto a considerare l’ambiente nel quale l’uomo vive e lavora quale fondamentale determinante della salute dei cittadini».
Proprio a questo scopo i dirigenti medici hanno raccolto notizie e informazioni sui documenti ufficiali resi pubblici sul progetto del Centro oli. I punti trattati nel documento, a cui è allegata una sostanziosa bibliografia, riguardano studi sull’idrogeno solforato, sostanza che viene prodotta durante il processo di idro-desulfurizzazione, sull’inquinamento delle falde acquifere e sull’impatto delle attività petrolifere sul suolo. Secondo i medici sarebbe auspicabile che venisse realizzato uno studio idrogeologico dettagliato.
«Come prima autorità sanitaria del territorio il sindaco non può ignorare il documento», afferma Di Stefano, «Fratino ha il dovere di prenderlo in considerazione, il che non significa accettarlo a priori, ma aprire un confronto con le parti chiedendo eventuali approfondimenti anche ad altri organismi tecnici. Faccio presente al sindaco che, come ho già scritto nella perizia giurata che sarà presentata alla conferenza dei servizi che si terrà in Regione, gli studi di impatto ambientale dell’Eni parlano solo di contenimento delle emissioni nei limiti di soglia, ma non escludono possibili danni alla salute causati dalla esposizione cronica a questi inquinanti anche a basse dosi. E’ valido, inoltre, il principio di precauzione».
Lettera e documento specificano, comunque, che la tossicologia è una materia in continua evoluzione e che l’epidemiologia dà risposte a specifici quesiti sempre lontane nel tempo e mai nell’immediato. Questo spiega perché i valori limite stabiliti per le emissioni di alcune sostanze, con il tempo, tendono ad essere sempre più bassi. «Crediamo che l’unica prevenzione di possibili danni alla salute potenzialmente arrecabili dall’esposizione cronica a sostanze tossiche è evitare che ci sia l’esposizione, per questo chiediamo al sindaco di ricevere una delegazione dei dirigenti medici firmatari del documento», conclude Di Stefano. Mentre i medici chiedono un confronto al primo cittadino, il Comitato Natura verde, in occasione dell’apertura della campagna elettorale del Partito democratico, ha consegnato al leader, Walter Veltroni, una lettera in cui chiedono al candidato un impegno pubblico immediato e risolutivo al fine di impedire la realizzazione del Centro oli.
«Veltroni sa che la scelta spetta alla politica», sottolinea il Comitato, «dare spiegazioni e condividere con gli abruzzesi decisioni che riguardano il destino della nostra Regione».
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