Bonifica alla Piombifera Bresciana
MACLODIO - Nelle scorse settimane nel comune di Maclodio si è tenuta la Conferenza dei servizi con all’ordine del giorno la patata bollente della bonifica dei terreni limitrofi alla Piombifera Bresciana.
Il piombo e il Pcb rilevati in uno spazio che va dagli 800 ai 1.200 metri adiacenti all’azienda, sono al di sopra della norma, come emerso da un’indagine svolta dall’Amministrazione comunale di Maclodio e confermata da ulteriori indagini operate dalla procura della Repubblica.
«La tutela dell’ambiente - spiega il sindaco di Maclodio Marcello Orizio - ci sta particolarmente a cuore. Siamo consapevoli delle realtà industriali presenti sul nostro territorio, ma ci preme garantire in primis i nostri cittadini rispetto a possibili casi di inquinamento. Ecco perché abbiamo avviato un indagine che ha portato a scoprire una realtà poco piacevole, peraltro supportata da inchieste parallele dell’Arpa e dell’Asl, realtà confermata anche dalla Procura».
Le azioni intraprese dalla Procura hanno consentito di porre rimedio alla questione dal punto di vista della messa a norma dell’azienda che ha speso 3 milioni di euro per migliorare l’efficienza ambientale e installare meccanismi per l’abbattimento degli inquinanti. «In questo momento l’azienda in questione - prosegue il primo cittadino - opera nel pieno rispetto delle norme previste dalla legge e questo è il primo passo verso la normalizzazione della situazione che vedrà il suo completamento con la bonifica dell’area circostante».
Il Comune ha chiesto che la Piombifera di Maclodio si faccia carico delle spese della bonifica dei campi e delle rogge contaminate attraverso un piano di caratterizzazione delle aree, approvato dagli enti preposti e vagliato in modo preciso e accurato. «Il percorso intrapreso - dice ancora Orizio - non è certamente concluso, è importante comunque che la macchina si sia messa in moto ed entro uno, massimo due anni, potremo mettere la parola fine a questa faccenda lunga vent’anni».
Il programma stilato per portare a termine la bonifica prevede ora una serie di campionamenti che l’azienda condurrà sul terreno e nelle rogge per passare poi all’operazione sicuramente più difficile, che è quella della bonifica vera e propria, viste le altre operazioni simili.
«La sensibilità dell’Amministrazione verso la tutela dell’ambiente - conclude il sindaco - non si esaurisce certo con questa operazione, tanto è vero che siamo riusciti a far sì che un’altra azienda che opera nel Comune di Maclodio, apporti una serie di nuove tecnologie che permetteranno di migliorarne il processo produttivo senza più il rischio di inquinare».
Articoli correlati
- Venerdì 23 giugno sarà presentata la ricerca dell'Università di Brescia
Metalli pesanti e problemi per lo sviluppo dei bambini di Taranto
Il monitoraggio è stato condotto in dodici scuole della città, su un campione di giovani tra i 6 e gli 15 anni, dai quali sono stati prelevati campioni biologici (sangue, urina e capelli, denti e unghie). Sono stati condotti test neuropsicologici e questionari anche con gli insegnanti e i genitori.17 giugno 2023 - Fulvia Gravame - Un nuovo libro di Marino Ruzzenenti
I veleni negati: il caso Caffaro di Brescia
Lo scandalo dell'inquinamento da PCB e diossine a Brescia dovuto all'industria chimica è l'emblema dell'incuria generale rispetto ai siti di interesse nazionale. Si constata inoltre la pressoché assenza del tema delle bonifiche nel Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza del Governo Draghi17 novembre 2021 - Redazione PeaceLink - Aumenta anche il rischio di malformazioni congenite
Gli interferenti tiroidei e la compromissione nello sviluppo intellettuale e fisico del feto
Nel gruppo degli interferenti tiroidei rientrano pesticidi organofosforici, bisfenolo A, ftalati, PCB e diossine; questi ultimi possono oltrepassare la barriera placentare. Alcune sostanze possono avere potenziali effetti teratogeni sulla progenie e alterare lo sviluppo neurocomportamentale.Istituto Superiore della Sanità - Come mai attorno all'ILVA si trovano anche i PCB oltre alla diossina?
Quell'esplosione notturna nell'ILVA di Taranto con la nebulizzazione del fluido cancerogeno
Il 16 agosto 1997, dentro lo stabilimento siderurgico di Taranto, esplodeva un trasformatore elettrico contenente olio a base di PCB (policlorobifenili), denominato “apirolio”. Gli operai l'inalarono i vapori cancerogeni. Questo è il racconto dettagliato che ne fanno i magistrati.16 luglio 2021 - Redazione PeaceLink
Sociale.network