In Italia l'Arca di Noè delle piante più affollata del mondo
ROMA - Anche in Italia esiste la banca dei semi, una struttura creata appositamente per la conservazione delle specie vegetali. Si chiama la Banca del Germoplasma e non ha nulla da invidiare alla Banca mondiale dei semi (Global Seed Vault), per la conservazione della biodiversità delle colture alimentari, inaugurata nei giorni scorsi tra i ghiacci della Norvegia, nell’arcipelago delle Svalbard.
Il “santuario” della biodiversità italiano, nato una quindicina di anni fa in Basilicata, è in qualche modo più completo e ricco perchè conserva già 5 miliardi di semi, pollini, spore e tessuti (laddove quello norvegese ne conterrà 2 miliardi). E non solo, a differenza del forziere norvegese preposto alla conservazione delle piante a uso alimentare, il nostro raccoglie materiali per ricostruire gli ambienti (agricoli e naturali), quindi è più completo. Al momento una collaborazione tra le due strutture, quella italiana e l’altra mondiale, non è prevista ma con il tempo si possono ipotizzare degli scambi.
«Se immaginassimo uno scenario apocalittico, la distruzione totale del verde sulla Terra, bisognerebbe ripartire da una situazione primordiale, non già dalle specie alimentari ma da quelle naturali», spiega Sergio Maria De Simone, amministratore delegato del Centro per lo studio e la conservazione della Biodiversità forestale. Ma senza arrivare a disastri futuribili irreparabili vale la pena soffermarsi su un dato: in Italia sono oltre 300 le specie erbacee, arbustive e arboree a rischio di estinzione. Un patrimonio di cui si parla poco ma che andrebbe salvaguardato tanto quanto le specie protette del regno animale. Dalla rosa canina al ciliegio, dal pero selvatico al faggio, al cerro e tantissime altre piante che crescono spontaneamente. Una situazione allarmante, se si considera che nel mondo si estingue una specie vivente ogni ora, 8760 in un anno, e la cifra è destinata a salire.
La nostra Arca di Noè delle piante si trova nel Parco nazionale della Val D’Agri, a Pignolo in provincia di Potenza all’interno del Centro operativo per la difesa e il recupero dell’ambiente (Codra). L’enorme patrimonio vegetale che custodisce, il germoplasma delle piante, è il materiale ereditario contenuto in parti vive di 4.000 ecotipi diversi, autoctoni e non riconducibili a tre tipologie: erbacee, arbustive e arboree.
I semi sono custoditi gelosamente in uno stato di vita sospesa in camere refrigerate, in contenitori di alluminio o di plastica, a temperature bassissime da un minimo di -4 gradi a un massimo di -196 nell’azoto liquido, con la tecnica della crioconservazione, il congelamento controllato, per tempi pressoché indefiniti per la salvaguardia “ex situ”.
L’altra tecnica di conservazione è quella attraverso la quale si conservano gli endemismi in situ, ovvero “nel sito naturale” di appartenenza. «Possiamo immaginare la Banca del Germoplasma come una sorta di Arca di Noè - spiega ancora De Simone, amministratore delegato del Centro per lo studio e la conservazione della Biodiversità forestale - in grado anche in caso di disastro, di far ripartire l’umanità grazie ai miliardi di semi che gelosamente conserva». Nonostante l’Italia mostri una ricchezza faunistica e floristica straordinariamente elevata è tra i paesi a più alto numero di specie a rischio di estinzione anche rispetto ad altre nazioni europee. Secondo l’esperto a causare molti disastri «ha contribuito, negli anni passati, l’intensificarsi di colture agrarie, grazie ai premi di produzione su spinta europea che sono state preferite rispetto agli alberi».
A riparare ai danni fatti in anni e anni viene chiamata la Banca del Germoplasma su richiesta di regioni, enti locali, comunità montane, che raccoglie, conserva e riproduce materiale vegetale per il reintegro in determinate zone. Dal 2003 è stato avviato un rapporto di collaborazione con parchi, riserve e aree protette mediante accordo quadro con Federparchi.
D’altra parte il Codra, il pronto soccorso dell’ambiente, è stato riconosciuto, di recente, come Centro nazionale per lo studio e la conservazione della biodiversità forestale con decreto del ministero dell’Ambiente di concerto con quello delle Politiche agricole e forestali.
Il Centro si occupa di progettazioni ambientali finalizzate alla ricostruzione di cordoni dunali e retrodunali nella lotta alla desertificazione, oppure di consolidamento del suolo e dei dissesti con sistemi di ingegneria naturalistica, di sistemi avanzati di depurazione delle acque mediante l’impiego esclusivo delle piante, o ancora di interventi di forestazione e riforestazione di medie e grandi superfici per la lotta all’incremento dell’effetto serra.
Ma vediamo come è organizzata la struttura. Tre sono le aree in cui è articolata: l’area lavorazione, laboratori e l’area conservazione. Nella prima vengono seguite le fasi principali del processo di conservazione del materiale vegetale: stoccaggio temporaneo, lavorazione e confezionamento. All’interno dei laboratori invece, vengono esaminati i semi al fine di definirne la qualità, vengono effettuate tutte le analisi previste dalle normative, per conoscere le attitudini dei semi alla conservazione di medio e lungo periodo. Infine l’area conservazione: il “caveau” dispone di un sistema di refrigerazione multicelle (7 celle a controllo di temperatura e umidità).
Inoltre, il Centro contempla un grande vivaio che ha orientato la sua produzione verso materiale altamente specializzato di provenienza locale e garantita dal sistema di qualità aziendale per avere la produzione di ecotipi con caratteristiche ecologiche idonee al sito di futura destinazione. Annesse al vivaio ci sono le serre costituite da ampie strutture climatizzate.
Interessanti sono anche le opere di ingegneria naturalistica realizzate in scala 1:1 che mostrano le innovative tecniche costruttive messe a punto dal Codra per recuperare, riqualificare e restaurare aree a rischio di erosione, frane, desertificazione e dissesto idrogeologico.
Articoli correlati
- Solidarietà di PeaceLink al giornalista di Radio Radicale
Maurizio Bolognetti minacciato
Impegnato in una inchiesta sull’inquinamento a Ferrandina, un territorio della Basilicata in cui viene effettuato un monitoraggio ambientale, è stato fatto oggetto di minacce10 novembre 2018 - Associazione PeaceLink - Basilicata
Noi analizziamo l'inquinamento e tu puoi aiutarci
Il tuo 5x1000 per Cova Contro27 aprile 2018 - Cova Contro - In allegato la lettera
Bioaccumulo anomalo in alcuni alimenti della Basilicata e criticità nel lago Pertusillo
PeaceLink e Cova Contro mandano a Bruxelles i dati attualmente disponibili. Sono tratti da tre relazioni non ancora pubblicate, alle quali abbiamo però avuto accesso in modo ufficioso.10 maggio 2016 - Antonia Battaglia e Giorgio Santoriello - ENI, da Roma disco verde al progetto contestato da un ampio fronte di cittadini
Progetto Tempa Rossa, parere positivo della conferenza dei servizi
Angelo Bonelli, consigliere comunale di Taranto e presidente nazionale dei Verdi, dichiara: "Ritengo vergognoso che il sindaco non abbia informato la città". E accusa: "La giunta comunale non ha prodotto alcuna delibera di variante che recepisca la direttiva Seveso".19 agosto 2014 - Alessandro Marescotti
Sociale.network