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Appello contro il nucleare dal mondo accademico

Un gruppo di illustri docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca italiani ha lanciato un appello alla classe politica che governerà il Paese: l'atomo non é la soluzione al problema energetico.
2 aprile 2008
NO SCORIE TRISAIA

- Un gruppo di illustri docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca italiani ha lanciato un appello alla classe politica che governerà il Paese: nel campo della politica energetica, si accantoni l'opzione nucleare a favore di un graduale e progressivo ricorso alle fonti rinnovabili di energia. Il testo integrale dell'appello è visibile all'indirizzo

http://www.energiaperilfuturo.it/appelloEnergia.pdf

Le ragioni per cui si è giunti a questo appello sono molteplici. Eccone una rapida disamina, partendo dal dato acquisito dei cambiamenti climatici in atto che rischiano di innescare gravi crisi sociali ed umanitarie, secondo le previsioni di molti altri esperti di geopolitica. Effetto serra, intensificazione dei fenomeni atmosferici, desertificazione di alcune aree e glaciazioni di altre potrebbero portare intere popolazioni ad esodi biblici e provocare guerre.

Se questo è il fosco quadro di ciò che potrebbe accadere in un futuro non troppo lontano, pare allora quantomeno rischioso puntare su di una risorsa energetica, quale il nucleare, considerando gli usi militari a cui si presta. Professori e ricercatori sottolineano "l'insicurezza intrinseca della filiera tecnologica" legata al nucleare, ribadendo, se non bastasse, l'irrisolta e annosa questione della mancanza, ad oggi, di depositi sicuri per le scorie radioattive.

A tal proposito ricordiamo che, nel non lontano novembre 2003, i lucani respinsero con vigore il decreto per la realizzazione di un deposito geologico nazionale di scorie radioattive a Scanzano jonico, in provincia di Matera. Persino in America l'idea di un deposito geologico nel deserto non pare più convincere gli esperti, tanto da averla accantonata.

Oggi ci si sta aprendo sempre più a nuovi concetti e nuove strategie, quali quella del decentramento energetico e della differenziazione delle fonti energetiche, tra cui dovrebbero prevalere le più "democratiche" rinnovabili. Il ricorso alla tradizionale grande centrale, che sia a carbone, a gas o nucleare, ha generato da sempre "un aumento delle disuguaglianze tra paesi tecnologicamente avanzati e paesi poveri", dovuto alla disponibilità o meno dei combustibili da parte dei singoli paesi.

Il mondo accademico italiano, dunque, si sente di sollecitare "chi guiderà il prossimo Governo a sviluppare l'uso delle fonti di energia rinnovabile: eolica, geotermica, idroelettrica e, in particolare, solare nelle varie
forme in cui può essere convertita: energia termica ed elettrica, combustibili artificiali, biomasse.".

Viene inoltre rimarcata, nell'appello in questione, l'importanza della divulgazione nelle scuole del concetto di risparmio energetico e di un uso più efficiente dell’energia. Gli scienziati ritengono fondamentale lo sviluppo della ricerca scientifica che troppo spesso ha dovuto, nel nostro paese, fare i conti con la deplorevole scarsità dei finanziamenti pubblici ad essa riservata.

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