Il sindaco: proporrò la chiusura della ferriera al nuovo governo
«Al nuovo governo che si insedierà, indipendentemente se di destra o di sinistra, io proporrò un patto. E al primo punto di questo patto postulerò la chiusura della Ferriera di Servola, che non può assolutamente continuare a esistere in un centro abitato come il nostro. L’occupazione? Nella città che mi trovo ad amministrare, l’industria rappresenta il 12% della ricchezza complessiva: è questo dato che mi rende ottimista e sicuro del fatto che tra porto, innovazione e sviluppo del Porto vecchio i lavoratori di Servola troveranno un altro impiego».
Non ha dubbi il sindaco Roberto Dipiazza, ospite ieri sera all’incontro organizzato alla Stazione marittima da Sinistra Arcobaleno, che la Ferriera sia ormai arrivata al capolinea. Difatti, guardando in faccia il suo uditorio, sbotta: «Sono convinto, ve lo giuro, che chi abita attorno a quello stabilimento rischia la salute».
Ne è talmente persuaso che punta l’indice contro chi - in maniera altrettanto diretta - non dice lo stesso: «Se sentite le dichiarazioni di qualcuno - afferma - sembra che attraverso l’Aia, l’Autorizzazione di impatto ambientale, si possa porre sotto controllo la proprietà dello stabilimento e impedire che continui ad accadere ciò che da anni accade. Ma per piacere: a chi lo vogliamo raccontare? L’azienda non ha intenzione di mollare la presa per due motivi: il boom del mercato ghisa-acciaio e il desiderio di non accollarsi la bonifica del sito».
Ma i sindacati, a queste affermazioni scalpitano: «La Ferriera - dice Franco Belci, segretario Cgil - verrà chiusa un minuto dopo che l’ultimo lavoratore avrà trovato un altro impiego. Invece di dire genericamente che il reinserimento di mille lavoratori si farà, in un modo o nell’altro, i politici dovrebbero esprimere un piano preciso, dettagliato e a parità di reddito, di riconversione dei lavoratori.
La politica ha le sue responsabilità, perché è la politica che dà gli indirizzi. I sindacati non sono a priori per la permanenza dell’attività, ma stanno sicuramente dalla parte dei lavoratori».
Fabio Gemiti (Wwf), presente all’incontro moderato da Lino Santoro (Legambiente) assieme a Luca Visentini (Uil) e al parlamentare Roberto Musacchio (Prc), ha chiesto, davanti «a un tale disastro ambientale, fin dagli anni ’80-’90 denunciato dal Wwf», come si possa rilasciare l’Aia, affermando la «necessità di chiudere lo stabilimento, nella salvaguardia, per quanto possibile, dei posti di lavoro». Il parlamentare europeo Musacchio ha invece affermato la necessità di «interrompere lo stanziamento dei Cip 6 e di destinare quei soldi alle bonifiche e alle riconversioni dei siti industriali».
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