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L'energia nucleare, problema di scorie

Dialogo di una scrittrice preoccupata con un amico esperto di Monaco di Baviera. Gli esperti: alle prossime generazioni lasciamo bombe nel sottosuolo. «Perché secondo te la Cina si incaponisce su un piccolo Paese povero arrampicato sulle montagne? «Il Tibet possiede miniere di uranio».
8 aprile 2008
Dacia Maraini
Fonte: Corriere della Sera

Centrali Nucleari «Perché secondo te la Cina si incaponisce su un piccolo Paese povero arrampicato sulle montagne? ».

«Il Tibet possiede miniere di uranio».

«La Cina sta costruendo centrali nucleari?».

«Assieme alla Corea, all'India e alla Finlandia: sono i soli Paesi al mondo a puntare ancora sul nucleare».

«E gli altri Paesi?».

«Per darti un'idea: in America, 103 reattori nucleari producono solo un quinto dell'elettricità necessaria. L'America ha 300 milioni di abitanti e l'Italia 60. Questo significa che l'Italia, per produrre un quinto dell'energia, dovrebbe costruire 20 reattori nucleari. I calcoli li ha fatti la rivista americana Science ».

«Qual è il problema del nucleare?».

«Le scorie. C'è già un tipo di reattore che ricicla gli attinidi contenuti nel combustibile, ma rende assai poco e nessuno lo vuole. I reattori di quarta generazione sono esenti da incidenti, ma non risolvono la questione dei residui».

«Perché non si riesce a sapere dove vengono stoccate le scorie?».

«I luoghi di seppellimento sono tenuti segreti per paura che qualcuno rubi il plutonio per fare bombe».

«Quanto tempo serve per costruire una centrale?».

«Più o meno 7 anni, ma spesso diventano 10 perché la scelta dei luoghi, i permessi richiesti portano via tempo».

«Sapendo che in Italia ogni opera pubblica richiede il doppio del tempo, quanto ci vorrà per costruire una centrale da noi?».

«A giudicare dall' incapacità italiana di eliminare i rifiuti comuni è difficile rispondere, ma per ottimismo ipotizziamo una quindicina di anni».

«In questi anni non si sarà trovato un sistema migliore? ».

«Già esistono i termogeneratori di Rubbia che però in Italia sono poco considerati. Si stanno costruendo in Spagna e in Germania e in America».

«In cosa consistono?».

«Si lavora su specchi concavi che portano un liquido di soluzione salina a 380 gradi. Questa soluzione alimenta uno scambiatore di calore che produce vapore. Il vapore viene convogliato in un generatore che produce energia elettrica. Il progetto elimina i costi dello stoccaggio delle scorie, ma chiaramente non fa guadagnare soldi ai grandi monopoli mondiali del carbone, dell'acciaio e del petrolchimico».

«Ma è vero che l'uranio finirà entro il secolo, come il petrolio?».

«Con esattezza non si sa. Ma tieni presente un' altra cosa: oggi l'uranio costa 100 dollari a libbra. Un aumento delle centrali cinesi e indiane farà salire il costo dell'uranio e anche del petrolio e quindi il prezzo dell'elettricità. Per non parlare del costo sociale: nessuna industria privata è in grado di sostenere le spese di costruzione e mantenimento di una centrale.

È lo Stato che deve caricarsi di tutto, ovvero i cittadini che vedrebbero aumentare le tasse. Carl F. Von Weizsaecker, direttore dell'Istituto Max Plance, ha detto che la questione delle scorie è irrisolvibile. Sono bombe che noi lasciamo alle prossime generazioni. Solo il plutonio ha una emivita di 250.000 anni. E noi stiamo infarcendo il sottosuolo di scorie che potrebbero, anche per un semplice terremoto, distruggere interi Paesi e ogni forma di vita per migliaia di anni..».

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