La Sinistra, l’Arcobaleno e il caso Pecoraro Scanio
Le cronache elettorali della regione Campania riportano con insistenza la scelta, da parte della Sinistra Arcobaleno, di candidati in grado di tamponare l’emorragia di voti che avrebbe causato l'inserimento nelle liste dell’impresentabile Pecoraro Scanio.
Quali le colpe di Pecoraro? Essere uno degli artefici del disastro ambientale campano, avendo impedito, insieme al suo partito, il rapido completamento dell’inceneritore di Acerra: ci riferiamo al noto ecomostro che, grazie all’opera dei vari commissariamenti ai rifiuti campani, fu stabilito venisse costruito, senza alcuna VIA, nel bel mezzo del Triangolo della Morte, luogo delle note devastazioni ambientali operate dalle ecomafie locali impegnate nel traffico illegale di rifiuti tossici.
Una tesi giornalistica interessante, degna di essere sviscerata, perché un’attenta analisi degli avvenimenti politici degli ultimi due anni dovrebbe probabilmente aiutare a comprendere il vero difetto della sinistra italiana: l’incapacità, se non in certi casi la paura biecamente elettorale di sostenere i propri ideali di riferimento.
L’accusa rivolta al leader dei Verdi da associazioni, comitati di base e movimenti ambientalisti campani è certamente non quella di aver ostacolato il termodistruttore di Acerra, ma quella di non aver avuto il coraggio di sostenere fino in fondo le tesi ambientaliste, preferendo fare l’equilibrista tra le istanze stesse dell'ambientalismo e le ragioni del potere. Giusta o errata che sia questa posizione critica, un breve resoconto delle azioni parlamentari e governative promosse dal ministro Pecoraro e dal suo partito dovrebbe aiutarci a meglio comprendere i fatti.
I Rigassificatori
“I rigassificatori andranno realizzati tenuto conto dei contenuti del piano energetico nazionale che dovrà stabilire quanti ne occorrono: il piano energetico dovrà chiarire se i rigassificatori che si vanno a realizzare debbano servire per noi o per l'Europa'' - ''per la realizzazione di qualunque opera sarà rispettato il confronto con le comunità locali”. Siamo nel luglio del 2006 e le prime esternazioni del Ministro dell’Ambiente in merito ad un tema che ha sollevato proteste dei cittadini dal nord al sud Italia sembrerebbero lasciar ben sperare.
CIP 6
Grazie all’impegno dei verdi nella legislatura Prodi viene finalmente posto rimedio ad una indecente distorsione che aveva dirottato il 70% di ben 40 miliardi dei Fondi dei CIP6 alle fonti definite assimilate: in sostanza fino ad allora ed a partire dal 1992, il 6% delle bollette degli italiani aveva contribuito non al rilancio e al sostegno delle energie rinnovabili (solare ed eolico), ma al finanziamento degli inceneritori. Giusto per fare un esempio, secondo alcune macro-stime se a Brescia questi fondi fossero stati utilizzati per le fonti rinnovabili invece che per il sostentamento economico dell’inceneritore cittadino, oggi 1/3 degli abitanti avrebbe a disposizione un impianto a pannelli fotovoltaici. Caduto il governo, fatti di queste settimane, con un inaudito colpo di mano, Prodi firma un decreto che reintroduce l’illecito finanziamento agli inceneritori per i soli tre costruendi impianti campani: è un disperato tentativo di sbloccare l'ingarbugliata vicenda acerrana.
Crimini ambientali ed ecomafie
Nel settembre del 2006 viene istituito dal Ministero dell’Ambiente l’Osservatorio sui Crimini Ambientali coinvolgendo due magistrati di grande esperienza nella lotta alla ecomafie campane, Donato Ceglie e Maurizio Santoloci. Il 24 aprile 2007, in continuità con quelle scelte, viene finalmente approvato dal Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente, un DDL sui reati ambientali che inserisce nel codice penale una serie di delitti dolosi al fine di un più incisivo contrasto degli attentati al bene ambientale: per la lotta alle ecomafie vengono introdotti i reati di associazione a delinquere finalizzata al crimine ambientale, con particolare attenzione per il traffico illecito di rifiuti e quello di materiale radioattivo o nucleare. Tra tali delitti si menzionano il traffico illecito di rifiuti e il disastro ambientale; multe fino a 250 mila euro e carcere fino a massimo di dieci anni, più le aggravanti. Dopo la caduta del governo il disegno non può essere convertito in legge.
TAV
«Ferma restando la priorità di spostare il traffico dalla gomma alla rotaia, si apra ora un confronto sereno su quale soluzione per la tratta Torino Lione sia più utile e sostenibile, dal punto di vista sociale, economico e ambientale». Così il ministro dell’Ambiente commenta la convocazione del tavolo politico sulla TAV del 29 giugno 2006. «Da tempo - aggiunge - sosteniamo la necessità di un percorso partecipato e democratico con le comunità locali. Allo stesso modo va sottolineata l’esigenza, ora condivisa, di realizzare opere rispettando procedure ordinarie e una seria e rigorosa valutazione d’impatto ambientale su tutta l’opera». Al seminario di Caserta di gennaio 2007 il ministro delle Infrastrutture ed il ministro dell’Ambiente hanno uno scambio di opinioni molto animato sull’opportunità o meno di decidere la realizzazione della TAV a maggioranza. Di Pietro propende per questa tesi, Pecoraro Scanio oppone resistenza.
Inceneritori ed emissioni di particolato ultrafine
Il Ministero dell'Ambiente chiede, dopo aver partecipato ad una infuocata trasmissione di AnnoZero, I'istituzione di un'apposita Commissione che possa rispondere in modo chiaro al tema delle nanoparticelle prodotte dai termodistruttori, al fine di mettere il Governo e le Istituzioni nelle condizioni di poter conoscere la reale dimensione del fenomeno delle nanopolveri, I'incidenza di queste su ambiente e salute umana, nonché I'adeguatezza dei sistemi di contenimento delle stesse. Nella relazione conclusiva la commissione prende atto dell'esistenza di pubblicazioni nella letteratura scientifica internazionale che ne indicano un possibile effetto dannoso sulla salute umana e che, inoltre, per le classi d'inquinanti persistenti, con velocità di degradazione inferiore a quella d’immissione in ambiente, il rispetto dei limiti di emissione potrebbe non essere adeguato ad evitare nel tempo l'accumulo ambientale.
La base di Vicenza
A febbraio del 2007, facendo seguito ad un’interrogazione parlamentare di Bonelli ed altri deputati che chiedeva «l'annullamento degli atti di approvazione del progetto dell'insediamento 'Dal Molin' di Vicenza per mancata osservanza della normativa comunitaria e nazionale in materia di VIA e la contestuale attivazione della procedura di verifica della compatibilità ambientale del progetto». Il ministero dell'Ambiente afferma che vigilerà perché rispetto al progetto della base USA a Vicenza vengano fatte la Valutazione d'impatto ambientale e la Valutazione d'incidenza, in quanto in assenza delle stesse quasi certamente ci sarebbe un contenzioso comunitario.
Lo scontro con Bertolaso
L’ennesimo commissario straordinario campano, Bertolaso definisce un piano per uscire dall'emergenza rifiuti che trova, siamo a Luglio del 2007, l'opposizione del ministro dell'Ambiente. Motivo del contendere è la discussa apertura di una mega-discarica a Valle della Masseria, nei pressi dell’oasi del WWF di Serre. In una dettagliata missiva spedita a Prodi, Pecoraro ribadisce senza mezzi termini la propria contrarietà all’individuazione del sito, che definisce «non idoneo» proprio per la vicinanza con l’oasi. Viene alla fine scelto, avviando una trattativa con la cittadinanza locale, il sito alternativo di Macchia Soprana, decisione che si dimostrerà in ogni caso nefasta dal punto di vista dell’impatto ambientale.
Il tradimento ambientalista
A fine luglio 2007 Pecoraro dà parere positivo sull'avvio della costruzione del secondo inceneritore in Campania a Santa Maria la Fossa. Il Ministro si difende affermando che non avrebbe potuto far altro che ratificare quella decisione regionale, e che le 40 prescrizioni introdotte dal suo ministero dovrebbero garantire la massima sicurezza dell’impianto: «Credo che l'impiantistica possa essere la più avanzata, d'altra parte qui non ci troviamo di fronte ad un impianto già costruito: siamo ancora in una fase di discussione. Quanto poi alla localizzazione, mi sembra che ci siano dei problemi e, siccome quella di Santa Maria La Fossa era la scelta di una società, penso che quella scelta possa essere riveduta». La decisione di Pecoraro segna un punto di rottura col suo elettorato in quanto mette in luce tutte le contraddizioni di una politica che da un lato intende sostenere le ragioni ambientaliste e dall’altro tenta di perseguire con un certo cinismo quelle del realismo politico.
La mozione di sfiducia
A gennaio del 2008 viene presentata una mozione di sfiducia del ministro dell’ambiente: il "Comitato per Taranto" scrive a Pecoraro una lettera aperta nella quale si denuncia «che è in atto un'offensiva delle lobby industriali contro il Ministro Pecoraro Scanio non per discariche o inceneritori ma per continuare a boicottare l'applicazione in Italia della Direttiva Europea "IPPC" 61/96/CE” » che regola le osservazioni del pubblico sull’Autorizzazione Integrata Ambientale: ci si riferisce ovviamente al caso ILVA. Il ministro aveva affermato che «anche ammesso per assurdo che neanche uno dei firmatari (delle osservazioni) sia una persona fisica o giuridica qualificabile quale soggetto interessato, rimarrebbe la facoltà per il Ministero di considerare quali valide nel merito le osservazioni fatte e tenerne conseguentemente conto».
Il breve report di questi due anni di operato del Ministero dell'Ambiente evidenzia luci ed ombre. Le preoccupazioni e le prudenze della sinistra Arcobaleno appaiono però, in un simile contesto, tutto sommato inspiegabili se non alla luce di ragionamenti di bieco opportunismo politico. Quello che sembra infatti evidente, sia nell’operato di Pecoraro, sia più in generale nelle azioni della “sinistra radicale” è l’offuscamento dell’azione politica, dettato dalla necessità di apparire a tutti i costi come una “rassicurante” sinistra di governo.
Ad esempio la politica militarista del governo Prodi finisce nei suoi due anni di esistenza per garantire una perfetta e vergognosa continuità con quella del precedente governo. Una politica che trascina con sé l'intera "sinistra radicale", incapace, dietro il ricatto della caduta del governo e del ritorno della destra al potere, di far rispettare i propri credo, fino al punto di creare una rottura difficilmente sanabile tra i movimenti pacifisti e i politici che si illudono di rappresentarli. L’espulsione del senatore Turigliatto da Rifondazione, reo di aver contrastato le politiche guerrafondaie del governo Prodi, sono l’esemplificazione di questa rovinosa caduta di credibilità.
Una credibilità che non verrà recuperata fino a quando i partiti dell’Arcobaleno non avranno il coraggio di riappropriarsi e sostenere fino in fondo le vere ragioni della propria esistenza, quelle di una sinistra pacifista, nonviolenta e ambientalista, vicina alle classi deboli, che sia tale non solo nelle fumose chiacchiere della propaganda elettorale.
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