Intervista sull'inquinamento a Taranto
1) Taranto, e di conseguenza tutta la sua provincia, sta occupando le pagine dei giornali nazionali e di quelli locali sulla diffusione della diossina oltre i cosiddetti "limiti di guardia": perché si è arrivati a questo punto, secondo lei?
La politica "ufficiale" si occupa pochissimo dei veri problemi. E' distante dalla scienza. Si occupa solo di sfuggita di ciò che mangiamo o respiriamo. Credo che molti che ci hanno governato non sapessero neppure cosa fossero sigle come PCDD/PCDF, che sta per policlorodibenzodiossine e policlorodibenzofurani. PCDD/PCDF sono le sigle con cui diossine e furani sono elencate nei registri EPER e INES che rendono noti i quantitativi annuali di emissioni delle sostanze inquinanti.
Tanti che ci governano non sanno neppure cosa sia un nanogrammo o un picogrammo. E delegano a tecnici di discutibile moralità la compilazione delle tabelle tecniche delle emissioni con limiti altissimi che fanno a pugni con il diritto alla salute. Solo quando il problema diventa un'emergenza ecco che scatta la risposta della politica "ufficiale". Ovviamente una politica sana, di base, dei cittadini dovrebbe invece mettere al primo posto i veri problemi del vivere quotidiano. Fare prevenzione, puntare alla qualità della vita e alla sicurezza alimentare sono la base della vera politica. Ecco, la mia spiegazione in sintesi è questa: si è arrivati all'orlo del baratro perché chi oggi dice di occuparsi di politica in molti casi ha pensato a fare carriera anziché occuparsi del bene comune. E' triste dirlo, non vale per tutti ma per molti sì.
2) Taranto da sola ha il triste primato di produrre il 90% della diossina industriale nella nostra nazionale, quindi una città italiana che mette in scacco tutto il territorio nazionale: la magistratura davanti a simile catastrofe che investe tutta l'Italia come si sta comportando?
La Procura di Taranto sta cominciando a muovere i suoi primi passi. Il problema è che quelle emissioni sono "a norma" per le ragioni sopra citate ma alcuni alimenti contaminati no. Credo che l'esposto di PeaceLink sul formaggio abbia posto la magistratura nelle condizioni di agire a partire dalla sicurezza alimentare per poi risalire alle fonti di emissione.
3) Eppure con dati così catastrofici l'Europa come ci guarda?
Malissimo. Nazioni come la Gran Bretagna, dove gli impianti siderurgici sono costretti a rispettare limiti molto severi, non vedono certo di buon occhio la concorrenza dell'Ilva che può liberare in atmosfera tutta questa diossina senza investire sugli impianti con l'acquisizione delle migliori tecnologie disponibili. Siamo di fronte ad una concorrenza europea a mio parere non corretta.
4) Davanti a dati così allarmanti a tutti viene lecita la domanda: "C'erano degli organi di controllo che dovevano vigilare sulla salute dei cittadini e di conseguenza denunciare questo stato di cose"?
Prima che l'Arpa Puglia, con il prof. Giorgio Assennato, avviasse i monitoraggi della diossina non c'era praticamente nulla di efficace a Taranto. La stessa parola "diossina" non era neppure pronunciata dagli organi di controllo. I tecnici bravi venivano emarginati.
5) Agenzie pubbliche: l'Arpa di Taranto pare che lavori tra enormi difficoltà e con carenza di personale e di strutture. Perché non si è voluto, secondo lei, potenziare questo importantissimo strumento di analisi ambientale?
Perché non c'era la volontà di fare i controlli seriamente. C'è una lunga serie di omissioni. Nel 2000 arrivò a Taranto il procuratore della Repubblica Aldo Petrucci. Mise tutti in guardia affermando che le omissioni avrebbero avuto un rilievo penale. Fino a quel momento per chi dirigeva i controlli tutto era "a norma".
6) Sicuramente la parte chiamata in causa per questo dramma "nazionale" è il centro siderurgico tarantino: fumi che avvolgono l'intera città e basta stare a San Giorgio Jonico e panoramicamente si vede una Taranto imprigionata da una cappa di fumo… E' così difficile coniugare e far coesistere sviluppo industriale e salute degli abitanti del suo territorio?
Tecnicamente non è impossibile. Occorre però investire in tecnologie che abbattano gli inquinanti. E occorre rispettare alcune regole nel produrre. Ad esempio accorciare i tempi di produzione del carbon coke significa aumentare i fumi. Ma se si allungano i tempi di cottura del carbon coke, alla fine questa "marcia rallentata" costa di più all'azienda: quindi produrre in fretta significa aumentare i profitti e al tempo stesso le emissioni. E' un tipico esempio di come il profitto e la salute entrino in contrasto. E' evidente che nel caso dell'Ilva l'incremento dell'inquinamento è direttamente proporzionale alla crescita dei profitti. Questo vale anche per altre industrie che sembrano appartenere a un vetero-capitalismo ancora vivo e vegeto. Solo un controllo serrato e un monitoraggio in continuo delle emissioni può "far coesistere" sviluppo e salute. Rendendo però prevalenti le ragioni del bene primario: la salute.
7) Responsabilità politica: sicuramente la politica, e di conseguenza gli amministratori jonici, avevano il compito primario di salvaguardare la salute degli abitanti del suo territorio. Come mai questo non è avvenuto? Per negligenza…o per volontà?
Per rendere ecocompatibile l'area industriale le aziende dovrebbero investire tantissimo. Solo la copertura dei parchi minerali dell'Ilva costa quanto una portaerei. A questo punto è auspicabile per la grande industria avere a che fare con un ceto politico addomesticabile. E un ceto politico così arrendevole sui temi della salute sa bene cosa chiedere in cambio...
8) Davanti a questo lassismo politico-amministrativo la società civile tarantina come si sta comportando?
La società civile sta crescendo a Taranto. E' l'unica speranza che ci rimane. Perché solo una società civile autonoma dai partiti può svolgere quella azione di controllo intransigente che è più che mai necessaria.
9) Lei è fiducioso verso un futuro salubre del nostro territorio?
Sono fiducioso. Essere fiduciosi è un dovere. Ci vogliono vedere pessimisti per farci gettare la spugna e per continuare a fare i comodacci loro. No, ogni concessione al pessimismo è una dichiarazione di resa. Tutti dovremmo vedere una scena del film "La storia infinita". Nel film il giovane Atreyu incontra il mostro Gmork.
Gmork gli dice: "La gente ha rinunciato a sperare. E dimentica i propri sogni. Così il Nulla dilaga". E Atreyu chiede: "Che cos'è questo Nulla?" Il mostro Gmork risponde: "È il vuoto che ci circonda. È la disperazione che distrugge il mondo. E io ho fatto in modo di aiutarlo". Il giovane Atreyu chiede: "Ma... perché!?" E la risposta di Gmork è: "Perché è più facile dominare chi non crede in niente. E questo è il modo più sicuro di conquistare il Potere".
Ecco, sta qui il segreto con in quale un potere bieco e corrotto ci ha dominato per anni. E ci ha fatto dimenticare i nostri sogni.
Sotto la testata riporta questa frase:
"Io ho un concetto etico di giornalismo. Un giornalismo fatto di verità, impedisce molte corruzioni, frena la violenza della criminalità, accelera le opere pubbliche indispensabili, pretende il funzionamento dei servizi sociali, sollecita la costante attuazione della giustizia, impone ai politici il buon governo. Se un giornale non è capace di questo si fa carico di vite umane. Un giornalista incapace, per vigliaccheria o per calcolo, della verità si porta sulla coscienza tutti i dolori che avrebbe potuto evitare, le sofferenze, le sopraffazioni, le corruzioni, le violenze, che non è stato capace di combattere.
(Giuseppe Fava, Editoriale del Giornale del Sud, 1981)
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