Servola a rischio evacuazione
«Il rione di Servola andrebbe evacuato. Per le condizioni disperate in cui la gente è costretta a vivere, strangolata dai fumi della Ferriera, sarebbe un’opzione da prendere in considerazione. E giuro che non sto scherzando».
Il sindaco Roberto Dipiazza, ieri in Municipio, davanti ai giornalisti convocati per un incontro «urgente» sull’inquinamento prodotto dallo stabilimento siderurgico, lo ha ripetuto più volte: quella dell’evacuazione «non è una boutade.
Sarebbe la giusta risposta a questi», ha spiegato un concitato Dipiazza, brandendo un fascicolo contenente nuovi dati sulla concentrazione di pm10 nell’aria, che il 17 marzo, in base a rilevamenti dell’Arpa, hanno superato, per dieci secondi, di 35 volte i limiti di legge. Un intervento cui il direttore dello stabilimento di Servola Francesco Rosato risponde che «la rilevazione deve essere confrontata con i valori registrati nel corso di tutta la giornata, che il 17 marzo non hanno superato il limite di legge».
Dipiazza ha parlato di «evacuazione». Per il momento, se l’opzione che i servolani facciano armi e bagagli sembra abbastanza lontana, il primo cittadino non ha nascosto che il nodo Ferriera è, nella sua agenda, al primo posto tra le beghe da risolvere. E non ha nemmeno nascosto il fatto che, con un presidente del Consiglio e uno della Regione con la sua stessa casacca, la marcia verso la chiusura e la riconversione dello stabilimento potrebbe avere le porte spalancate. «Attenderò che Renzo Tondo metta in piedi la sua giunta - ha affermato il sindaco - e poi affronteremo le questioni elencate nel Patto per Trieste: chiusura e riconversione della Ferriera, piattaforma logistica e Porto Vecchio».
La crociata «antipolveri sottili» del primo cittadino sembra essere più lanciata che mai. Superato lo «scoglio Illy», Dipiazza e Tondo, vicini in politica e ora pure di palazzo, potranno darsi man forte a vicenda. Il sindaco ieri è partito in quarta con la diffusione di dati relativi allo scorso 17 marzo.
Un documento in cui si spiega che due tecnici dell’Arpa, in quella data, sono stati chiamati dalla Polizia municipale per effettuare un controllo a Servola, dove erano stati segnalati «fumi densi ed esalazioni maleodoranti».
Durante le verifiche sulla concentrazione atmosferica di pm10, effettuate con un analizzatore portatile in via S. Lorenzo in Selva, «è stata osservata - si legge - una copiosa fumosità proveniente dall’impianto di cokeria e dall’altoforno in esercizio nello stabilimento della Lucchini spa. Alle 12.19 - si legge ancora nel testo - è stato registrato, per una durata di 10 secondi, un innalzamento della concentrazione di pm10, con un valore massimo pari a 1740 microgrammi per metro cubo, 35 volte superiore al limite di 50 consentito dalla legge.
Un significativo aumento di pm10 è stato registrato anche dal mezzo mobile posizionato in via San Lorenzo in Selva, secondo il quale il valore medio di concentrazione, tra le ore 12 e le 15, è stato di 83,5 microgrammi al metro cubo. Abbiamo contattato il responsabile ambientale dello stabilimento, che ha assicurato un’immediata azione di controllo».
«Gli stessi tecnici che hanno effettuato i rilievi - ha spiegato Dipiazza - hanno lamentato una forte irritazione alle vie respiratorie. È stata esposta una denuncia alla Procura della Repubblica e ora voglio vedere quale sarà la risposta. La città deve rendersi conto che la Ferriera deve essere chiusa».
Netta la replica della Lucchini: «La normativa prevede che le registrazioni dei valori di pm10 avvengano sempre nel corso di 24 ore e dalle centraline ufficiali e fisse dell’Arpa, non da quelle portatili - spiega Francesco Rosato -. L’azienda non è stata neppure contattata dai responsabili dell'Arpa». Ieri pomeriggio Rsu e sigle sindacali si sono riunite per affrontare la questione, chiedendo anche l’estensione dei test dell’Azienda sanitaria a tutti gli operai dello stabilimento.
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