Pecoraro: 38 centrali non sono a norma
ROMA - Trentotto centrali elettriche rischiano di diventare improvvisamente fuorilegge. «Parlare di chiusura è esagerato, ma il problema della loro certificazione sta diventando evidente » confermano al Ministero dell'Ambiente sull'onda di un fitto carteggio in corso con il dicastero dello Sviluppo economico.
Il problema, sollevato dallo staff di Alfonso Pecoraro Scanio – e rilanciato ieri da «LiberoMercato» – e ora sotto istruttoria dello Sviluppo, riguarda ancora una volta l'armonizzazione delle norme italiane con quelle comunitarie.
Dalla contestatissima centrale Enel di Civitavecchia, che si sta trasformando a carbone "pulito", a un buon gruppo di impianti Eni (Mantova e Ravenna ad esempio), Edison (Torviscosa, Candela e altri). Ben affiancati dalle turbine di altri operatori come Acea (Leini) e Tirreno Power (Napoli e Vado Ligure).
In discussione – spiegano al ministero dell'Ambiente – è soprattutto la validità dell'Autorizzazione integrata ambientale ( Aia), che le norme europee portano da sette a cinque anni imponendo nuovi obblighi come quello della consultazione formale con le comunità locali.
Molte delle centrali sotto tiro erano già in ritardo con i "vecchi" rinnovi, altre risulterebbero già ampiamente scadute con la nuova normativa Ue. E mentre il ministero dello Sviluppo sta pensando di accompagnare il recepimento (anche qui in ritardo, ancora una volta) delle norme Ue con una disciplina semplificata, l'Ambiente lancia un altolà con una lettera del direttore generale, Bruno Agricola, ai colleghi dello Sviluppo: troppe "semplificazioni", in attesa dell' «emanando decreto» sull'armonizzazione Ue, espongono le centrali a ricorsi da parte delle sempre battagliere comunità locali, come è già accaduto nei giorni scorsi per la centrale pugliese di Modugno, della società "Energia".
Un blitz di Pecoraro Scanio prima della smobilitazione del Governo? «Con una lettera è difficile fare colpi di mano di quella portata » si limita a dire, un po' caustico, il ministro dello Sviluppo Pier Luigi Bersani. «Non siamo particolarmente preoccupati. Si tratta di verifiche di routine» sdrammatizza l'ad dell'Enel Fulvio Conti. «Nessun blocco. Le nostre sono doverose segnalazioni. E la competenza – precisano all'Ambiente – è comunque del ministero dello Sviluppo». E anche se «tale ministero si pronunciasse per un riesame, non vi sarebbe alcuna sospensione o revoca del titolo autorizzativo, bensì un semplice adeguamento agli obblighi comunitari».
Qualche fastidio in più, in ogni caso,per la problematica riconversione a carbone dell'impianto Enel di Civitavecchia, teatro dell'ennesimo scontro proprio sull'opportunità (lo Sviluppo ci sta pensando) di una nuova verifica autorizzativa, a prescindere dalle norme Ue. Un braccio di ferro infinito. Con due opposte manifestazioni, ieri, dinanzi al ministero di Bersani. Gli operai del cantiere, sorretti dai sindacati, osservano che la conversione è stata autorizzata quattro anni fa e che l'opera ha subito tutte le verifiche possibili. Ma i militanti del movimento "No coke Alto Lazio" non demordono.
Piccola consolazione per le nostre tormentate infrastrutture energetiche: la commissione Via del Ministero dell'Ambiente ha formalizzato il via libera al progetto per il rigassificatore di Gioia Tauro proposto da Sorgenia e Iride.
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