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Ferriera: non servono parole ma concretezza

Cautela dal mondo del lavoro per le dichiarazioni del neopresidente della Regione. L’azienda: per valutare i messaggi lanciati abbiamo bisogno di un tavolo. I Sindacati si rivolgono al nuovo Presidente della Regione Friuli.
25 aprile 2008
Tiziana Carpinelli
Fonte: Il Piccolo di Trieste

Ferriera Lucchini Chiarezza e proposte concrete, certamente non boutade. Questo è ciò che chiedono, anzi pretendono, i lavoratori della Ferriera di Servola. Non ci credono più alle soluzioni che escono dal cilindro. Esigono «rispetto» e si dicono «pronti ad ascoltare i rappresentanti del mondo politico solo quando verrà effettivamente presentato un piano dettagliato di riconversione delle maestraenze e di intervento di bonifica ambientale». Fino ad allora, «tutte le varie esternazioni non verranno minimamente prese in considerazione».

Ha creato nuovamente malumori, secondo quanto riferito ieri dalle Rsu per voce di Umberto Salvaneschi (Fim-Cisl) e di Franco Palman (Uilm), l’intervento sullo stabilimento siderurgico del neopresidente della Regione Renzo Tondo. Che al teatro Verdi, l’altra sera, aveva dichiarato: «La fabbrica va chiusa». Aggiungendo: «Nessun lavoratore resterà a casa, ho già un’idea precisa su come sistemarli. Ho una soluzione pronta». Ebbene, su questa «soluzione pronta», gli operai di Servola non contano. E nemmeno i sindacati. «Prendiamo atto delle intenzioni e delle preoccupazioni del presidente della Regione - ha affermato Franco Belci, segretario provinciale della Cgil - Del resto, che la Ferriera abbia un termine noi sindacati lo sappiamo da un pezzo: la stessa azienda rivela che l’impianto risulta redditizio, secondo le proiezioni, fino al 2015. Perciò, fin da oggi, questa scadenza comporta la definizione di un piano di riconversione del personale e di bonifica.

Comprendo che Tondo non abbia potuto sbilanciarsi nelle dichiarazioni, non essendosi ancora insediato l’esecutivo, tuttavia, da un ruolo di vertice qual è quello che ha assunto ci saremmo aspettati una maggiore concretezza. Anche Dipiazza, come pure Dressi, diceva di avere delle alternative: poi si è visto come è andata a finire... Il sindacato è disposto ad ascoltare ogni proposta, ma questa deve essere reale: bisogna dire come e dove, quando e a che condizioni i lavoratori vengono riposizionati. In ambito industriale, s’intende, perché a Trieste è l’unica realtà che può produrre ricchezza». «La Uil è disponibile a ragionare sulla chiusura del 2015 - ha sostenuto il segretario generale della Uil Luca Visentini - Chiede però che le istituzioni abbandonino la politica degli annunci e delle ”meline”, avviando un serio confronto sulla ricollocazione dei lavoratori e sulla riconversione industriale dell’area». «Se Tondo aveva una soluzione, perché non l’ha presentata prima?», ha aggiunto il sindacalista Palman. «Non vogliamo più boutade ma sentire proposte serie», ha concluso il collega delle Rsu Salvaneschi.

E i lavoratori? «Siamo stufi di tutte queste chiacchiare - ha spiegato un operaio, Francesco Antonello, 54 anni, da 17 in Ferriera come addetto all’agglomerato - perché alla fine non cambia niente mentre i problemi sono noti da tempo. Se adesso, come dice Tondo, la Ferriera chiude, dove posso trovare un altro lavoro che offra da vivere a me e alla mia famiglia a parità di salario? Non certo in questa Provincia. E nella mia stessa barca ci sono tanti altri lavoratori». Dal canto suo il gruppo Lucchini ha così commentato: «Quando avremo occasione di incontrare il presidente faremo le nostre considerazioni. Sono stati lanciati dei messaggi, ma il contenuto ci è ignoto e per valutarlo abbiamo bisogno di un tavolo».

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