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Esempio di Vedelago, nel Trevisano

Niente scarti per un milione di cittadini

15 maggio 2008
Michele Fabbri
Fonte: nòva 24

E' una mattina come tante quella in cui Bob arriva in bicicletta sul piazzale del Centro di riodo di Vedelago, uo paesino in provincia di Treviso. C'è tanto spazio e un verde ben curato, l'ideale per scorrazzare un po’ e giocare con Lillo, il cagnolino del Centro. Bob non sa che per lui sta per iniziare un viaggio singolare. Un viaggio che lo porterà passo passo a scoprire che cosa succede dei rifiuti che ogni giorno produce. Bob sa solo che in casa sua gli scarti umidi vanno tenuti rigorosamente divisi da tutto il resto, perché a far sparire questo ci penserà poi qualcuno. Nei suoi giri in bicicletta, Bob non ha ma visto cumulo di spazzatura per la strada, né falò maleodoranti e nemmeno la ciminiera di un inceneritore e non ha mai sentito nessuno arrabbiarsi perché lo chiamano termovalorizzatore.
Quello che vede arrivare sul piazzale è un camion che scarica una valanga di rifiuti: oggetti di plastica, vetro,legno e metallo. Tanti colori e forme accartocciate: Lillo ci si diverte un mondo a zampettarci dentro mentre rotolano giù. Ma il bel gioco dura poco, perché subito quella montagna rutilante viene caricata su un nastro trasportatore. E tutto quel gran mucchio indistinto comincia a prendere ordine e forma. Da una parte le cose grandi. che si capisce ancora bene cos'erano quando stavano nelle nostre case: tavoli, sedie, cassette. Per loro il viaggio è già finito: verranno triturati, macinati e ridotti in granulato plastico per tornare a essere tavoli sedie e cassette. Ci so no voluti occhi attenti e mari esperte per questa prima parte: quelli degli addetti alla selezione manuale, i quali, un po' più avanti lungo il nastro, aprono i sacchetti domestici e operano una prima selezione.
Ma poco dopo Bob, seguendo il nastro, si lascia all spalle quegli uomini al lavoro e arriva in un luogo in cui, seguendo le leggi della fisica, sono le macchine a fare tutto da sole. Il vetro cade da una parte, per la strada che la legge di gravità gù impone, i materiali ferrosi sono estratti da un'elettrocalamita, l'alluminio viene "sparato" via da un campo magnetico e le plastiche iniziano a ballare violentemente su un nastro speciale che scarta i frammenti più piccoli. Saranno poi ancora gli uomini, in una seconda fase di selezione, a separare i diversi tipi di plastica. Ognuno di questi passaggi, spiega la guida a Bob, produce materiali per le fabbriche che li utilizzeranno come materia prima. E da quelle bottiglie di plastica che proviene il maglione di pile che indossi, gli dice la guida.
E gli scarti? Chiede Bob. Tutte quelle cose scartate durante le varie fasi? E' vero che sono piccole, ma sono tante. Qui, forse, c'è quello che Bob forse proprio non si aspettava. Un'altra macchina accoglie questi scarti e, con un processo di estrusione nel quale i pezzettini vengono mescolati, portati ad alta temperatura e miscelati, butta fuori una sabbia sintetica grigia come la grafite.
Se ne faranno tavoli, bitumi e mattoni pregiati per le loro caratteristiche fisiche e meccaniche.
Bob ha finito il suo viaggio. Guarda gli impianti soddisfatto e divertito. Lillo lo riaccompagna sul piazzale scodinzolando. Fra un po' arriva un altro camion.
Il bello di questa stona è che, tranne il nome del ragazzino, tutto è vero. E per vederla basta andare su You Tube. Al Centro di riciclo di Vedelago i ragazzi in visita ci vanno veramente. Per lorol'azienda ha realizzato un articolato progetto di educazione ambientale, modulato per età. Draghetto è il personaggio che guida i bambini della scuola dell’infanzia, mentre per la primaria ci sono i fumetti «Rici & Fly». E' buona educazione, ma anche il primo anello della filiera industriale virtuosa. I giovani sono i migliori opinion leader nelle famiglie, come sa chi si occupa di marketing. E senza la raccolta differenziata – che sta a monte del riciclo -tutta la catena non starebbe in piedi. Ci guadagna l’azienda, che riceve solo materiali che può lavorare e rivendere. Ci guadagnano le famiglie che spendono meno di tariffa dei rifiuti.
Cosi niente discarica, niente inceneritore, nemmeno a ribattezzarlo termovalorizzatore con la benedizione, per chi gestisce questo tipo di impianti, del contributo statale Cip6. Rende di più portare al Centro di riciclo, che guadagna bene perché vende alle aste on-line "materia pnma" di buona qualità, grazie alla raccolta differenziata, e che fa spendere meno alle famiglie e ai comuni.
Rifiuti zero. dunque, a Vedelago. Ma non solo qui. Perchè questa non è affatto la storia di un piccolo "comune ricidone", in cui tutti si conoscono, dal sindaco al maestro e tutti guardano cosa metti nel sacchetto del pattume fuori casa. L'impianto di Vedelago serve un bacino di un milione di abitanti della provincia di Treviso e dei comuni di Belluno, Vicenza e del Bassanese. E il modello è replicabile su scala più ampia. Al punto che l'azienda, di cui è proprietaria Carla Poli, ha vinto una gara a livello internazionale per dodici comuni della Sardegna e, tramite la International University di Venezia, già due volte sona venuti a vederla perfino dalla Cina.

Note: Per info: http://www.centroriciclo.com/
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