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Rifiuti illeciti, Veneto come la Campania

Mentre Galan aspetta dal governo «un piano serio» per poter eventualmente accogliere parte della spazzatura della Campania, si scopre che proprio il Veneto segue la regione di Bassolino nella classifica per il traffico illegale di rifiuti. La sorpresa emerge dal «Rapporto Ecomafia 2008» di Legambiente, che colloca appunto il Veneto al secondo posto.
5 giugno 2008
Nicolussi Moro
Fonte: Corriere del Veneto

- VENEZIA — Mentre il governatore Giancarlo Galan aspetta dal governo «un piano serio» per poter eventualmente accogliere parte della spazzatura della Campania, salta fuori che proprio il Veneto segue la regione guidata da Antonio Bassolino nella classifica per il traffico illegale di rifiuti. La sorpresa emerge dal «Rapporto Ecomafia 2008» di Legambiente, che colloca appunto il Veneto al secondo posto per «illegalità nel ciclo dei rifiuti», con 462 infrazioni accertate (il 9,6% del totale nazionale), 630 denunce, 10 arresti e 201 sequestri effettuati nel 2007. Un preoccupante salto in alto, rispetto alla sesta posizione occupata lo scorso anno.

I dati

VERONA — Mentre il governatore Giancarlo Galan aspetta dal governo «un piano serio» per poter eventualmente accogliere parte della spazzatura della Campania, salta fuori che proprio il Veneto segue la regione guidata da Antonio Bassolino nella classifica per il traffico illegale di rifiuti. La sorpresa emerge dal «Rapporto Ecomafia 2008» di Legambiente, che colloca appunto il Veneto al secondo posto per «illegalità nel ciclo dei rifiuti», con 462 infrazioni accertate (il 9,6% del totale nazionale), 630 denunce, 10 arresti e 201 sequestri effettuati nel 2007. Un preoccupante salto in alto, rispetto alla sesta posizione occupata lo scorso anno.

I dati La nostra regione è in «ascesa» anche per l'illegalità ambientale in generale, che la vede approdare al decimo posto, con 1.046 infrazioni accertate (il 3,5% del totale italiano), 1.236 persone denunciate, 10 arrestate e 480 sequestri. E' invece stabile al 14esimo posto sul versante dell'illegalità nel ciclo del cemento, che registra 209 infrazioni accertate (il 2,6% del totale) 285 soggetti denunciati e 77 sequestri.
Ma la vera nota dolente restano i rifiuti. «Il balzo in avanti compiuto dal Veneto — spiega Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente — conferma lo spostamento verso Nord del baricentro di questi traffici. Non solo come zona di procacciamento degli scarti industriali smaltiti illegalmente al centro e al Sud, ma anche come sito finale».

Il quadro è chiaro: per risparmiare sui costi di smaltimento, certe aziende venete produttrici di rifiuti si affidano a ditte — locali e del resto del Nord — pronte ad associarsi per disfarsene illegalmente. Cioè seppellendoli in discariche abusive o cambiando i codici relativi agli scarti, che così da nocivi diventano non pericolosi e invece di essere distrutti vengono usati per realizzare sottofondi stradali. Prova ne siano il sequestro, in questi ultimi anni, di un tratto della statale del Santo, di 5 chilometri della linea Alta Velocità tra Padova e Venezia e di un ponte sulla Transpolesana (Verona- Rovigo). E l'illecito non è facile da scoprire perchè la spazzatura non necessariamente si ferma in Veneto ma viene portata «a spasso per l'Italia», come confermano le forze dell'ordine.

«Il tutto favorito dall'assenza degli organi di controllo, cioè Regione, Province e Comuni — accusa Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto — a loro si sono dovute sostituire le Procure. Se fino a pochi anni fa il traffico di rifiuti si snodava dal Nord al Sud, ora si ferma anche in Veneto, dove l'immondizia sepolta illecitamente inquina terreni e falde acquifere».
«Il tutto favorito dall'assenza degli organi di controllo, cioè Regione, Province e Comuni — accusa Michele Bertucco, presidente di Legambiente Veneto — a loro si sono dovute sostituire le Procure. Se fino a pochi anni fa il traffico di rifiuti si snodava dal Nord al Sud, ora si ferma anche in Veneto, dove l'immondizia sepolta illecitamente inquina terreni e falde acquifere».

I procuratori

E poi ci sono altre due aggravanti. Primo: la criminalità organizzata. «Mafia e 'ndrangheta arrivano dove c'è gente che vuole arricchirsi cercando scorciatoie — dice Guido Papalia, procuratore di Verona —. Nel Veneto la mafia utilizza chi vuole sfruttare lo smaltimento dei rifiuti in modo più celere, meno costoso e illegale. Appoggia le aziende locali fornendo manodopera in nero, favorendo subappalti agevolati, assicurando mezzi per il trasporto dei rifiuti. La mafia dispone di contanti e accontenta subito chi vuole fare soldi facili. I nostri imprenditori non dovrebbero cadere in tentazione». Secondo: criminalità organizzata. «Mafia e 'ndrangheta arrivano dove c'è gente che vuole arricchirsi cercando scorciatoie — dice Guido Papalia, procuratore di Verona —. Nel Veneto la mafia utilizza chi vuole sfruttare lo smaltimento dei rifiuti in modo più celere, meno costoso e illegale. Appoggia le aziende locali fornendo manodopera in nero, favorendo subappalti agevolati, assicurando mezzi per il trasporto dei rifiuti. La mafia dispone di contanti e accontenta subito chi vuole fare soldi facili.

I nostri imprenditori non dovrebbero cadere in tentazione». Secondo: la scarsità di risorse per il contrasto del crimine. «Disponiamo di un quinto degli uomini della Forestale necessari e di nessun mezzo — denuncia Antonio Fojadelli, procuratore di Treviso —. Per esempio bisognerebbe sorvegliare dall'alto il letto del Piave, arteria molto sensibile di cui tanti abusano, perchè purtroppo c'è una diffusa insensibilità ambientale. Ma quando lo dico, giustamente la Forestale mi risponde: con quale elicottero, con quali piloti e con quale benzina? Le segnalazioni ci sono ma appena cerchi di condurre un'inchiesta più vasta ti accorgi che ti mancano uomini e strumenti». E magistrati: ogni Procura ne ha alcuni che si dedicano anche ma non solo ai reati ambientali.

Va comunque precisato che non tutte le 630 denunce riguardano il traffico illecito di rifiuti, ma anche violazioni amministrative e gestionali, punite con un'ammenda.

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