Il nucleare è antieconomico puntiamo sulle fonti rinnovabili
«Gli incidenti di queste settimane in Francia non fanno che confermare ciò che io ripeto da anni: e cioè che le centrali nucleari non sono convenienti prima di tutto dal punto di vista economico». Mercedes Bresso, presidente della Regione Piemonte non è mai stata una entusiasta dell´atomo come fonte energetica. Anche perché dell´argomento si era occupata negli anni Ottanta come docente di Economia ambientale al Politecnico. «Già allora - continua - sostenevo che il vero problema per il nucleare era il costo, che in Europa nessuno calcolava, della "decommission" cioè della distruzioni delle centrali quando fossero diventate obsolete.
Un costo che è più o meno equivalente a quello di costruzione quindi molto alto. E che rende antieconomico produrre quel tipo di energia». La Francia si trova oggi proprio a dover affrontare quel tipo di problema: «Sì, perché gran parte delle centrali d´Oltralpe sono state costruite negli anni Ottanta e stanno diventando obsolete: qualsiasi tecnologia, anche gli aerei e le auto, invecchiando diventa più pericolosa perché aumentano i rischi di rottura e di incidente e quindi anche le necessità di manutenzione». Per Bresso, l´emergenza il pericolo che arriva dalla Francia per la nostra regione è appunto legata a questo problema: «Impianti come quello di Tricastin che hanno più di 25-30 anni andrebbero demoliti. Ma il costo è molto elevato e quindi anche la Francia tentenna. E poi problemi analoghi ci sono in quasi tutti i paesi d´Europa che hanno centrali nucleari».
Così accadono gli incidenti non gravi per fortuna: «Non bisogna dimenticare però - aggiunge la presidente della Regione - che la Francia si è finalmente dotata di una autorità di controllo sul nucleare che prima non aveva: e guarda caso non appena ha iniziato a funzionare sono venuti fuori gli incidenti. Non è strano?».
L´inquinamento della falda a Tricastin («e 74 chili di uranio fuoriusciti non sono poi così pochi») conferma poi il no di Bresso a nuove centrali nucleari in Piemonte e comunque in tutto il Nord Italia: «Perché non ci si può permettere il rischio, sia pure ridotto, ma che nessuno può negare, di un incidente che inquini appunto la falda acquifera: che, nella valle del Po, è tutta interconnessa e ha tempi di ricambio dell´acqua che sono di 500 o 600 anni. Un incidente renderebbe la Pianura padana tutta inutilizzabile. E ve la immaginate l´Italia senza la Pianura padana».
Quindi non alle centrali nucleari di terza generazione, ma senza chiudere le porte alla ricerca: «Su quel punto bisogna andare avanti: non a caso noi come Regione Piemonte abbiamo chiesto al premio Nobel per la fisica Rubbia di aiutarci a formare i ricercatori del futuro nel settore dell´energia nucleare: lavorando però sul nucleare pulito (o meno sporco) quello a fusione, o la fissione di altri materiali che non siano l´uranio. Però ci vorranno anni». E il tempo non c´è: di energia a buon prezzo il Piemonte come tutto l´Occidente ha fame adesso: «Bisogna investire sulle fonti rinnovabili il solare, le biomasse e così via. E sul risparmio energetico, come noi stiamo facendo. Si può arrivare così in tempi non lunghi a coprire quasi il 50 per cento del fabbisogno».
L´ecologismo snob che non vuole l´eolico
I parchi eolici non s´han da fare. Questo il proposito di Sgarbi come poco immaginabile sindaco di Salemi. Con i problemi che ha la cittadina, per fortuna ancora a forte economia rurale ma in perenne lotta con la perniciosa finanziarizzazione dell´agricoltura, vuole impedire gli "orrendi" mulini a vento produttori di elettricità a zero emissioni. Per il suo stato di esperto d´arte gli chiederemo: reputa orridi anche gli antichi mulini delle saline trapanesi? O quelli delle pianure costiere olandesi? E gli spagnoli immortalati da Cervantes nel Don Quijote? Ci viene da pensare che se uno Sgarbi fosse stato sindaco o podestà in quelle epoche e in quei luoghi, addio al fascino unico dei tramonti con Mozia e le pale dei mulini in controluce, le Egadi all´orizzonte. Mai scritti i duelli di Don Chisciotte contro i marchingegni a vento. Sparita sotto il mare parte dell´Olanda con la sua accattivante caratterizzazione. Come la mettiamo, sindaco? I mulini a vento sono belli solo se antichi o se piacciono a lei?
Questo ambientalismo aprioristico e frufrù permea trasversalmente gli schieramenti politici e culturali. Dallo Sgarbi di destra al Ripa di Meana di centrosinistra, nonché corposi settori di associazioni ambientaliste. È ovvio, non si possano realizzare parchi eolici ovunque e comunque. Ci vogliono regole uniformi valide per tutto il territorio. Una pianificazione eco-paesaggistica che rispetti i siti naturalistici, monumentali e archeologici, e salvaguardi i ben conosciuti corridoi aerei dei migratori. Ma non ci si venga a dire che le colline salemitane e di altri comuni del Belice, coltivate a sterminati vigneti, seminativi e uliveti, abbiano sofferto per parchi eolici con pale e torri bianche come le ciache belicine.
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