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Congresso Medicina Democratica: l'intervento di PeaceLink

"E' venuto il momento di esercitare tutto il nostro potere di cittadini, di dare forza e visibilità al nostro senso etico oltre che ai nostri diritti. E' il momento di esercitare la nostra responsabilità verso gli altri, verso i bambini in particolare e verso chi dovrà ancora nascere. E' in gioco il diritto alla salute, all'ambiente e alla vita stessa". PeaceLink ricorda Gabriele Bortolozzo, operaio di fabbrica e attivista di Medicina Democratica
18 ottobre 2008

Attivisti di PeaceLink in marcia alla Perugia-Assisi

Peacelink è intervenuta al VI congresso nazionale di Medicina Democratica con un intervento del suo presidente, Alessandro Marescotti. L'intervento è stato letto da Pietro Mottolese della stessa associazione. Piero è un ex-operaio che ha lavorato proprio nell'impianto di agglomerazione dell'Ilva.

E' l'impianto che sforna quell'enorme quantità di diossina di cui si parla in questi giorni. Piero ha calpestato le polveri di diossina che hanno avvolto in questi anni, come nubi di borotalco finissimo, gli operai. Piero è stato in questi mesi il nostro operaio-guida ed è stato lui a trovare il formaggio contaminato da diossina.

Da lì è nato il "caso diossina". Così come gli operai Bortolozzo, Lovecchio e Caretto sono stati per Medicina Democratica una guida, allo stesso modo Piero lo è stato per PeaceLink: un riferimento all'interno del mondo operaio.

In ricordo di Gabriele Bortolozzo, attivista di Medicina Democratica
Se l'obiezione di coscienza si estende alla fabbrica che uccide

"Gabriele viene attaccato pubblicamente dai sindacalisti. E lo stesso accade anche durante le pause del lavoro. Lo accusano di essere nemico degli operai, perché con le sue denunce e le sue 'storie' vuol far chiudere i reparti del CVM-PVC" (Felice Casson) .

CVM e PVC
Il CVM è il cloruro di vinile monomero, il PVC è il cloruro di polivinile. Il libro da cui stralciamo il brano è scritto dal magistrato Felice Casson. Gabriele è un operaio: il suo cognome è Bortolozzo. Nell'agosto 1994 Bortolozzo va da Casson per parlare di quelle sostanze cancerogene utilizzate nel Petrolchimico di Venezia e così si avvia un processo contro i padroni della chimica. Vengono accertati 157 morti e 103 malati tra gli operai. E' un disastro ambientale in cui emerge che i vertici aziendali hanno tenuto segreti i dati della pericolosità di quelle sostanze, i loro possibili effetti cancerogeni. Tutto è raccontato da Casson, come in un thriller, nel suo libro "La fabbrica dei veleni" (Sperling & Kupfer).

Obiezione di coscienza alle produzioni cancerogene
Nel libro ad un certo punto emerge la figura di Gabriele Bortolozzo come obiettore di coscienza alle produzioni cancerogene. Procurare la morte con la produzione industriale non è da meno che procurare la morte con le armi. Inquinare un'intera città, minare la salute dei suoi bambini, privarli del futuro non è da meno che fabbricare mine antiuomo. E' un problema di coscienza. E Gabriele Bortolozzo lo affronta come quegli operai che si sono definiti nel corso della storia "obiettori al lavoro bellico" e che hanno lavorato per la riconversione delle loro industrie.
Casson lo descrive così: "Porta i sandali, Gabriele. E mi fa subito l'impressione di un missionario laico. La sua aria a metà strada fra la timidezza e la diffidenza (sono pur sempre un procuratore della Repubblica) e la sua convinzione profonda mi colpiscono". Le accuse si erano infittite nel corso del 1983. Racconta Casson: "Gabriele si dichiara 'obiettore di coscienza' nei confronti della 'chimica della morte'. L'atmosfera attorno a Gabriele si fa sempre più pesante. Viene lasciato solo con le sue ricerche e i suoi dossier"

Un operaio modello, un ricercatore
Bortolozzo è un operaio particolare: "Quando in fabbrica si vocifera dell'acquisto degli impianti del CVM-PVC Gabriele mostra di conoscere bene la scheda di sicurezza". E sopra c'è scritto: "Tossica, cancerogena, mutagena". E Bortolozzo ha collegamenti esterni alla fabbrica, collabora con associazioni come Medicina Democratica. Partecipa ad azioni ecologiste dimostrative contro le navi della Montedison che al largo di Venezia scaricano tonnellate di residui di lavorazione industriale.
Viene trasferito in un reparto punitivo. Eppure è un operaio modello e nella sua scheda era annotato: "Rende in misura notevolmente superiore alla media. Dà completo affidamento nel saper ben eseguire qualsiasi lavoro. Esegue con cura le disposizioni ricevute. Lavora in perfetta sintonia con i colleghi. Rispetta le norme di sicurezza. Elemento serio, preciso, ottimo collaboratore".

L'inerzia sindacale
Bortolozzo "aveva cominciato a protestare, duramente, anche più della Commissione ambiente del petrolchimico e dei sindacati, li aveva scavalcati e accusati di inerzia", racconta Casson. Denuncia il caporeparto alla magistratura per scarico illegale di quantità rilevanti di CVM in aria.
Il 6 maggio 1985 Gabriele Bortolozzo deposita assieme a Medicina Democratica una denuncia in cui si accusa il "Petrolchimico Montedison" di continuare a "inquinare l'ambiente e rovinare la salute dei lavoratori". Dal solo reparti CV 6 erano uscite circa venti tonnellate cloruro di polivinile, finite in aria e nelle acque della laguna veneziana. Vengono segnalati i casi di lavoratori colpiti da tumore. Bortolozzo si scontra con i suoi "capi", ma diviene inviso anche a buona parte dei sindacalisti "i quali gli avevano fatto terra bruciata attorno", annota Casson. La Montedison aveva già deciso di scegliere (in una riunione al vertice del 21 gennaio 1975) gli "organi su cui agire" per "orientare realisticamente e ragionevolmente la futura normativa", e Casson li cita nel libro a pagina 215: "Ispettorato medico centrale del lavoro, ministero del Lavoro, organizzazioni sindacali, opinione pubblica".

Danno genotossico e obiezione di coscienza
Ho raccontato questa storia non a caso. A Taranto il primario di ematologia Patrizio Mazza – riferendosi alla diossina e agli altri inquinanti mutageni - ha parlato di danno genotossico per l'intera comunità. "Un tossico come la diossina - spiega il primario - ha un impatto cancerogeno soprattutto sul sistema immunologico e può determinare una disfunzione da cui derivano un mancato controllo sui sistemi di difesa e al tempo stesso sui sistemi riparatori del Dna". Se si arriva al Dna, può scattare l´ereditarietà. Il danno al Dna ha portata ancora maggiore se si verifica sulle cellule germinali dei giovani o bambini. "Questo danno - continua Mazza - si trasmetterà anche alle generazioni successive e ciò significa la morte di una comunità o città". Negli ultimi trent'anni a Taranto i morti per tumore sono aumentati in modo impressionante. A Taranto, a differenza di ciò che Casson racconta per Venezia, il mondo sindacale presenta al suo interno anche aree più sensibili. E' possibile avviare un'azione anche a Taranto di "obiezione di coscienza" come quella di Gabriele Bortolozzo? E' moralmente giustificabile il danneggiamento del Dna dei propri figli e nipoti per la "difesa del posto di lavoro"? Si pone lo stesso problema del nucleare: possiamo decidere della nostra salute, non di quella delle generazioni future. Il diritto al futuro è intoccabile.

Alessandro Marescotti
presidente di PeaceLink
www.peacelink.it
Lo stesso Mottolese ha denunciato al congresso di essere stato destinato negli ultimi anni del suo lavoro a mansioni incompatibili con le proprie condizioni di salute. "Questo è un momento decisivo per la salute pubblica - ha scritto Marescotti.

La lotta che conduciamo a Taranto è una lotta non locale ma è una lotta generale.
L'ARPA ha accertato livelli di inquinamento di IPA e benzoapirene, specie al quartiere Tamburi, che non hanno raffronti in Europa.

I picchi di emissione avvengono di notte, mentre i cittadini dormono e non vedono.
A Taranto viene riversata inoltre una quantità di diossina, proveniente dall'ILVA, pari al 92% del totale nazionale certificato dal registro ufficiale INES che censisce le emissioni industriali. Questo dato del 92% è tratto dalle recenti stime INES da poco pubblicate sul sito del Minisetro dell'ambiente. Quindi siamo passati dal 90,3% al 92%.

Inoltre l'Ilva stessa dichiara di aver riversato nell'ambiente oltre 2 tonnellate di mercurio (nel solo 2005) che è neurotossico. La produzione "a caldo" più inquinante rifiutata a Genova è stata trasferita a Taranto in questi anni provocando un incremento delle emissioni inquinanti certificate dal registro INES. Ad esempio l'arsenico scaricato nell'ambiente è aumentato di quasi 9 volte dal 2002 al 2005.

Ma anche le altre aziende dell'area industriale presentano criticità di rilievo. Ad esempio i serbatoi dell'Agip emanano esalazioni (chiunque percepisce "a naso" la puzza di greggio anche solo passando di sfuggita nella zona) per via della cattiva tenuta dei serbatoi stessi. E la Cementir ha chiesto nella nuova autorizzazione a produrre di poter bruciare rifiuti nel processo produttivo, divenendo un grande cementificio-inceneritore.

I tumori in città e provincia sono in costante aumento, come pure i casi legati all'autismo. I medici constatano un aumento di patologie a carico della tiroide. E anche le banali allergie, esplose specie fra i bambini di Taranto, hanno una correlazione con le polveri sottili abbondantemente presenti nell'aria, in quanto predispongono l'organismo alle infiammazioni magari provocate da agenti anche naturali (polline, ecc.).

La combinazione fra emissioni industriali e normali patologie fa sì che l'inquinamento sia un moltiplicatore delle malattie. Anche di quelle che non nascono direttamente dall'inquinamento. E anche gli stili di vita errati (come il fumo da sigaretta) provocano danni ancora maggiori se si combinano con - tanto per fare un esempio - l'inalazione di fibre d'amianto: dieci sigarette fumate a Taranto fanno più danno che dieci sigarette fumate a Bolzano.

L'impatto del cocktail micidiale di sostanze cancerogene, mutagene e teratogene a spasso per l'ambiente non ci può lasciare indifferenti. Il dott. Patrizio Mazza, ematologo di Taranto, parla esplicitamente di un possibile effetto genotossico sulle future generazioni nel caso in cui vengano intaccate le cellule germinali dei giovani.

Noi non sappiamo fino a che livello l'inquinamento della grande industria è penetrato nella falda acquifera e quanto di quei veleni sia entrato nei prodotti agricoli.
E' importante allearsi e fare fronte comune.

Da qui a poco verranno rilasciate le nuove autorizzazioni industriali. I cittadini e le associazioni hanno potere di intervento proponendo al Ministero dell'Ambiente delle "osservazioni". Le aziende sono obbligate dalla normativa europea (la normativa IPPC recepita dalla normativa AIA) ad adottare le migliori tecnologie disponibili per ridurre al massimo le emissioni.

E' venuto il momento di esercitare tutto il nostro potere di cittadini, di dare forza e visibilità al nostro senso etico oltre che ai nostri diritti. E' il momento di esercitare la nostra responsabilità verso gli altri, verso i bambini in particolare e verso chi dovrà ancora nascere. E' in gioco il diritto alla salute, all'ambiente e alla vita stessa. Nei momenti più difficili Medicina Democratica si è sempre distinta. Ecco perché questo PeaceLink vuole accompagnare Medicina Democratica nella sua lotta".

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