Cronaca di un fatto scomparso: Total
Prendiamo il fatto accaduto, il 16 dicembre scorso degli arresti, in seguito alle indagini del pm Woodcock di 4 amministratori Total, di cui l’ex ad Lionel Levha di Total Italia, il contumace Jean Paul Juguet, il deputato PD (di cui Margotta) e l’imprenditore Ferrara, oltre al sindaco di Corleto Perticara. Le ipotesi di reato spiccate dal pubblico ministero non sono da poco conto: associazione a delinquere con finalità di turbativa d’asta – scambio di buste per appalti – corruzione e concussione, creazione di una società per pilotare gli appalti di costruzione, stipula di un contratto anticoncorrenziale per 15 milioni di euro e garanzia di rifornimento presso la Total per cinque anni, clausole capestro per l’acquisizione di terreni agricoli a un prezzo fuori mercato, 6 euro al metro cubo pena il pignoramento a 2 euro, con la collaborazione di un funzionario comunale.
Esse ruotano attorno al progetto “Tempa Rossa” (vicino alla Val d’Agri in Basilicata) che “prevede lo sviluppo di un giacimento petrolifero all’interno della Concessione Gorgoglione, situato nella Regione Basilicata, nel Sud d’Italia, principalmente nel territorio del Comune di Corleto Perticara (PZ)” dove TOTAL ITALIA SpA, ha la quota del 50% (ESSO Italiana e Shell Italia E&P il 25% ognuna), e comporta la costruzione di un centro di Trattamento Oli, la costruzione e messa in funzione di sei pozzi; la realizzazione di una rete di condotte; la realizzazione di un impianto nell’area industriale di Guardia Perticara, per lo stoccaggio del GPL prodotto; la realizzazione delle condotte di collegamento all’oleodotto "Val d’Agri-Taranto", per il greggio, alla Rete Gas nazionale per il metano e al centro di stoccaggio per il GPL.
La notizia riportata dal Corriere, il 16 dicembre, è la seguente: "Tangenti sul petrolio in Basilicata, finisce in carcere l’ad di Total Italia." Coinvolto anche il deputato Pd Margiotta, che si autosospende dall’incarico: «Sono innocente».
Dove si riferisce con tanto di dettagli sulle ipotesi di reato. Incarcerati gli amministratori di Total, latitante Jean Paul Juguet, agli arresti domiciliari il deputato PD Margotta.
La Repubblica mostra subito il suo taglio “giornalistico” del fatto, facendo anche un copia e incolla del comunicato della Total: Basilicata: Total, fiducia in dirigenti e magistrati.
Il 17 dicembre scoppia la “questione morale”: quasi due settimane ininterrotte di sparizione dei fatti economici con tanto di riflettori unicamente sui politici, e deviazione dell’attenzione anche sul “terremoto” di Napoli con l’affaire degli appalti truccati dell’imprenditore napoletano Romeo, sacrificato a dovere sull’altare degli interessi di altri imprenditori più potenti e finito in prigione. Fu una settimana particolarmente ricca in arresti e retate mafiose da Potenza a Firenze, da Napoli a Pescara. E di Juguet neanche più un indizio. Da latitante a fisicamente e virtualmente scomparso del tutto dai dispacci stampa, dal sito della Total e dalle notizie.
E poi il 31 dicembre, dopo due settimane di brainwashing sulla questione morale, il Corriere titola: Inchiesta Total, scarcerati gli indagati«Ma restano le accuse di corruzione». La decisione del Tribunale del Riesame di Potenza. Cancellata l’ipotesi di associazione a delinquere. Dove si riferisce della sospensione degli arresti domiciliari del deputato, della scarcerazione di Lionel Levha, Roberto Arancini e Roberto Pasi, l’imprenditore Francesco Rocco Ferrara, il sindaco di Gorgoglione (Matera) Ignazio Tornetta – che rimangono agli arresti domiciliari - la cancellazione del reato di associazione a delinquere, il dissequestro dei beni immobili (50 milioni di beni mobili e immobili in una lista di 29 pagine dell’ordine di custodia cautelare).
Continuo a chiedermi dove è finito Juguet. Gli hanno annullato l’arresto? Poi l’epilogo, per il quale spiana bene la strada il quotidiano La Repubblica il 2 di gennaio 2009 con conclusioni quanto meno affrettate: Potenza, il Riesame boccia Woodcock «Nessun comitato d’ affari sul petrolio». Niente arresto per il pd Margiotta: così mi restituiscono l’ onore. Le analogie con il caso Pescara. Dove si rassicura la popolazione sull’inesistenza di un comitato d’affari, cupola, associazione a delinquere che dir si voglia.
Sempre letteralmente figurativamente e materialmente scomparso Jean Paul Juguet, di cui non ci sarà mai più l’ombra di un accenno dal 16 dicembre 2008. Sparito completamente dal mondo virtuale.
Nel frattempo il Corriere resiste debolmente, il 3 gennaio, con la versione del bicchiere mezzo pieno, o più accuratamente con la versione del pm: Woodcock difeso dal capo: l’ indagine non è demolita. Il procuratore: la lista dei prosciolti? Non mi occupo del passato. Dopo l’annullamento dell’ ordinanza contro il parlamentare diessino Margiotta. «Non c’ è alcun comitato d’ affari». Il procuratore: Il Riesame dice che la nostra inchiesta è in gran parte confermata.
Per il Riesame rimane intatto l’impianto accusatorio, confermati “i «gravi indizi» per tutti i reati-fine, quelli cioè per i quali si ipotizzava fosse stata messa in piedi l’ associazione a delinquere e tutte le ipotesi di corruzione, concussione e turbativa d’asta per i protagonisti dell’ inchiesta (ora tutti ai domiciliari)” per: l’ amministratore di Total Italia, Lionel Levha, e i dirigenti della compagnia Roberto Francini e Roberto Pasi, l’ imprenditore Francesco Rocco Ferrara e Ignazio Tornetta, sindaco di Gorgoglione (Matera).” Ma Juguet, non era anche lui indagato?
Vi si parla anche della tappa del 7 gennaio dove bisognava discutere della proposta del pm di sospendere per due mesi OGNI ATTIVITA’ DELLA TOTAL ITALIA. Si apprende anche che all’imprenditore Ferrara era contestato il reato, annullato dal Riesame, di associazione a delinquere per detenzione e spaccio di stupefacenti. (Dal petrolio alla droga…un passo non così singolare basti pensare alle colture di papavero in Afghanistan moltiplicate da quando l’esercito “di liberazione occidentale” ha introdotto la guerra per ottenere il diritto di passaggio delle pipelines Chevron Texaco dal Kazakistan al Pakistan… )
E vi si riferisce anche che nell’ordinanza del pm era scritto che “il petrolio doveva essere una «grande occasione di sviluppo per tutta la regione” e che invece è diventato «una occasione di arricchimento di una schiera di soggetti» che ha «svenduto» la Basilicata «a discapito del pubblico interesse»” (3 gennaio 2009) - Corriere della Sera
E poi la stoccata finale, il sospetto di “gravi anomalie” sull’inchiesta di Woodcock sparato dal ministro Mancino : Potenza: la Procura nega «gravi anomalie»
Nessuna notizia sull’ udienza del 7 gennaio e sulla proposta del pm Woodcock di sospendere le attività di Total. Sparita la notizia. Scomparso il fatto.
Cronaca di una scomparsa annunciata, ne parla correttamente il giornalista di Peacelink, Pietro Dommarco, nell’articolo del 20 dicembre: Inchiesta petrolio: "Fumo negli occhi", dove alla probabilità di fare macchia d’olio per “l’inchiesta più pesante ed incisiva degli ultimi anni” si contrappone la possibilità che “l’attenzione dell’opinione pubblica potrebbe essere “dirottata” lontano dai problemi reali. I sentori di “specchietti per le allodole” ci sono. Fumo negli occhi, insomma.”
Dove è finito Juguet? E se è sparito mentre era latitante come mai neanche più una parola e non se ne trova traccia neanche in tutti i siti della Total? Come è finita la richiesta del pm di sospensione delle attività della Total che doveva essere discussa il 7 gennaio? E la ventilata possibilità di ricorrere in Cassazione contro il dissequestro dei beni? Tutto scomparso, una scomparsa fin troppo prevedibile a giudicare dalle gesticolazioni dei media e il gran numero di retate di mafia e corruzione iniziate il 17 di dicembre. Solo una coincidenza?
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